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Cross-media e le possibili applicazioni

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- Osservazioni sulle pratiche principali affrontate nel corso di Pixel, il primo forum del cinema internazionale cross-media, tenutasi a dicembre 2009 a Parigi.

Con l'esplosione del digitale e l'attuale riduzione delle sovvenzioni tradizionali, i professionisti dell'industria cinematografica cercano freneticamente nuove soluzioni. Il loro scopo? Individuare elementi catalizzatori di crescita e, soprattutto, farsi trovare pronti per la rivoluzione dei cross-media e per l'impatto che questa avrà su scrittura, risorse economiche, promozione e distribuzione. Uno degli esperimenti più innovativi già in corso di svolgimento è la costruzione di collegamenti diretti con i consumatori, i quali vengono invitati a contribuire finanziariamente e artisticamente al contenuto del progetto. Queste pratiche all'avanguardia sono state analizzate nel dettaglio nel corso del Pixel day, il primo forum internazionale dei cross-media cinematografici, organizzato lo scorso 3 dicembre a Parigi ad opera di Arte, Media Desk France e del Forum des Image, in associazione con il Gruppo Media Consulting e con la collaborazione del londinese Power to the Pixel.

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Un'epoca tanto mutevole - in cui un potente modello tradizionale, sebbene in lento declino, ancora domina la scena, mentre un futuro piuttosto vago compare all'orizzonte – offre sempre una straordinaria gamma di possibilità ai pionieri. Come ad esempio le sperimentazioni dei cross-media, che oggi lanciano iniziative originali da seguire con attenzione e analizzare con sguardo imparziale, col rispetto dovuto alle loro attuali modeste risorse economiche.

Il cambiamento che essi annunciano è radicale: la nascita di un modello che volta le spalle al tradizionale sistema basato su diritti esclusivi, territori e botteghini, in cui i “custodi” detengono il potere di fare e disfare un progetto, con scarsa trasparenza e, spesso, una brevissima rassegna. Questa revisione delle prospettive potrebbe essere descritta come totalmente utopica se la frontiera globale digitale non fosse il suo motore propulsore.

Favorendo la creazione di ibridi dal contenuto creativo e una distribuzione multimediale, questo spazio è comunque alle prime armi, con i professionisti dell'industria cinematografica, in particolare, che si mostrano piuttosto cauti a riguardo. ARG ( Alternate Reality Gaming), transmedia, VoD (vedi l'intervista a Alain Rocca) e altri elementi della neo-lingua dei cross-media sono, al contrario, una manna dal cielo per i pionieri del futuro digitale, i cui risultati concreti offriranno validi indizi per stabilire quale sia la giusta strada da seguire, evitando di perdersi nell'immensità digitale. Perché i periodi di trasformazione generano, sempre, autentici visionari e furbi opportunisti.

Il Pixel day di Parigi ha svelato alcuni notevoli esperimenti in corso d'opera, attirando folle di professionisti. Cineuropa ha scelto di concentrarsi, in particolare, sull'aspetto della Produzione, ma tutti i video degli incontri in programma sono reperibili sul sito Arte, cliccando qui.

Come si trasformano servizi gratuiti in fonti di guadagno? È il quesito posto da Brian Newman (Springboardmedia), nel corso del discorso introduttivo: un nodo cruciale per i creativi, dal momento che la tendenza ai servizi gratuiti potrebbe determinare la loro improvvisa scomparsa. Ricordando che fino ad oggi, il mondo del cinema ha operato basandosi su un modello di scarsità che gli conferiva maggior valore, mentre l'universo digitale è fatto di sovrabbondanza, l'ex presidente del Tribeca Film Institute ha identificato otto motivazioni che possono condurre ad un atto di acquisto all'interno di un contesto di gratuità. Immediatezza, personalizzazioni che fanno riferimento al profilo dell'utente (“assaggi” gratuiti resi disponibili da alcuni siti-archivio, per esempio, portano con buona probabilità a vendere), interpretazione, autenticità (essenziale, in un mare sconfinato di contenuti), incarnazione (la sensazione di poter entrare in contatto con gli artisti e le loro opere: ad esempio, la possibilità di scegliere la personalità che presenterà il film nelle sale), patrocinio (sottoscrizioni, sull'esempio dell'esperimento dei Radiohead), accessibilità (i consumatori sono in grado di accedere al proprio contenuto, ovunque si trovino) e la possibilità di trovare facilmente ciò che si cerca. Sottolineando, in particolar modo, come il modello Vodo funzioni molto bene (i registi consentono agli utenti di scaricare gratuitamente il film e con un solo click possono fare una donazione all'artista), Newman ha sostenuto che, ciò di cui ora abbiamo bisogno sono nuovi strumenti per mettere in comunicazione regista e pubblico.

Il crowdfunding è il mezzo utilizzato dal giovane regista-produttore spagnolo Nicolás Alcalá, co-fondatore del Riot Cinema Collective. La compagnia con sede a Madrid sta facendo appello agli utenti Internet affinché, con un investimento di almeno 2 €, diventino co-produttori del progetto di fantascienza The Cosmonaut, che sarà girato tra Spagna e Russia. “Prima, poche persone investivano un sacco di soldi – ha spiegato Alcalá – adesso, in Spagna, l'industria del cinema è povera e dipende dal supporto del pubblico. Ci sono pochi produttori e sono sempre gli stessi. Noi vogliamo creare un nuovo sistema”.

Il progetto è stato lanciato sul web attraverso un video di presentazione che ha suscitato un'immediata reazione da parte dei blogger raggiunti da Riot Cinema Collective e una vasta copertura presso i media tradizionali. In sei mesi di vita, il progetto ha attirato 1320 co-produttori che hanno investito cifre diverse. “Diamo sempre qualcosa in cambio, un gadget per esempio, e organizziamo eventi per coinvolgere la comunità. Questo perché il suo supporto ci permette di negoziare con l'industria”. Riot Cinema Collective, che sta programmando una distribuzione “transmediatica” (cinema, DVD, televisione, videogioco, tecnologie mobili, TV e internet) ha scelto, inoltre, di lavorare sotto licenza Creative Commons: “Tutti coloro che guarderanno il film saranno in grado di farci ciò che vogliono, rimettendolo in circolazione, facendo remix, copie, persino a scopo di lucro, con l'unica condizione di menzionare i creatori originali e di riutilizzare a loro volta una Creative Commons”. È interessante notare che questo tipo di licenza, molto rara in Francia, è attualmente in fase di integrazione nel sistema legislativo internazionale; inoltre, il crowdfunding copre già il 17% del budget previsto per The Cosmonaut.

Nel frattempo, Benjamin Seikel, a capo della casa di produzione con sede a Hamburg C-Film, ha scelto di scendere in campo nel mercato sperimentale dei cross-media. “Di solito, creiamo prodotti che non hanno relazioni col web, – ha specificato inizialmente – ma ora abbiamo in cantiere questa commedia romantica, Roula Rouge (un budget di 3,5 milioni di euro), e un piccolo distributore che ci fa sperare di raggiungere i 100.000 spettatori. Perché non lasciare che questa esperienza cinematografica trabocchi nella vita reale, prolungando la storia prima e dopo che l'uscita del film? Il nostro obbiettivo è attrarre e convincere i giovanissimi. E siccome il pubblico di Internet è difficilmente raggiungibile attraverso i classici canali di comunicazione, abbiamo dovuto trovare un concetto che avvicinasse le agenzie pubblicitarie.”
Seikel ha scelto di affidare le sue speranze al personaggio di Roula, che terrà un blog raccontando della sua città, Berlino, posterà i suoi video e la sua musica preferita da scaricare liberamente, sarà connessa a tutti i principali social network (Facebook, Twitter, ecc.), organizzerà eventi e feste e, ovviamente, pubblicizzerà l'uscita del film. “La difficoltà consiste nel creare traffico che raggiunga i ragazzi. Così abbiamo dato vita ad una collaborazione con il quotidiano Der Spiegel e la rivista Neon: anche i giornali sono interessanti a contenuti che catturino l'attenzione degli adolescenti.” Diversi grandi marchi (Nike, Diesel, ecc.) hanno colto al volo l'opportunità, partecipando attivamente al mondo virtuale di Roula, che vedrà la luce 25 settimane prima dell'uscita del film.

“Speriamo di riuscire a finanziare il 5-10% del progetto in questo modo. I produttori della vecchia scuola sono scettici nei confronti della nostra iniziativa, la prima nel suo genere in Germania, ma noi dobbiamo inventarci nuovi metodi di finanziamento, visto che nel sistema tradizionale, un singolo “no” può mettere fine a ogni cosa. E questo è un esperimento che non ha richiesto spese eccessive, appena il 2% del budget”.

Infine, sebbene rientri nella sfera televisiva e non sia strettamente legato al cinema, vale la pena menzionare il notevole progetto The Artists, diretto da Peter De Maegd della Caviar Films (My Queen Karo). Questa co-produzione tra Belgio, Olanda, Svezia Norvegia e un quinto paese, è una serie TV che si centra sulla sparizione dai musei situati in cinque paesi, di cinque dipinti, capolavori di altrettanti maestri d'arte.
Questo thriller è composto da cinque episodi alternativi che si fondono in un unico film. Ogni puntata sarà trasmessa simultaneamente in cinque nazioni, cambiando esclusivamente il protagonista. Alla fine di ogni episodio, gli spettatori verranno invitati a visitare il sito internet per aiutare a recuperare le opere trafugate. Sul web, gli utenti si trasformeranno in semplici giocatori occasionali o in partecipanti maggiormente coinvolti, fino ad arrivare all'attuazione di una narrativa interattiva in cui diverranno un vero e proprio personaggio-gruppo che genera contenuto (crowd-sourcing).
Con un budget di 5 milioni di euro, il progetto sarà sostenuto per l'85% da finanziamenti tradizionali, mentre, ammette De Maegd, risulta molto difficile coprire il restante 15% a causa dell'assenza di un modello economico adeguato. Ad ogni modo, il capo della Caviar Films sottolinea il valore di uno strumento potenzialmente molto efficacie, specialmente in termini di mercato virale e vendita di merchandising relativo (DVD, colonna sonora, ecc.), in quanto, una volta stabilito, il contatto con la comunità diviene fortissimo. Tutti i partecipanti del Pixel forum sono estremamente consapevoli di questa connessione. Se dovesse emergere e avere successo un forte modello alternativo, sulla base degli esperimenti attualmente in corso, riuscirebbero i pionieri a mantenere un atteggiamento positivo, anche di fronte ad un eventuale interesse della maggiori case di produzione per i nuovi percorsi dei cross-media? Restate in contatto per ulteriori sviluppi...

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