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Produrre un film d'animazione – Studio: Niko, una renna per amico

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- Il produttore finlandese Patteri Pasanen ha spiegato la strategia per trovare validi soci di coproduzione. Ci sono voluti 3 anni e mezzo per fare e finanziare il film (che è costato più di 6 milioni di euro, il più caro film finlandese di sempre) e 16 mesi per produrlo. "In Finlandia solo pochi finanziatori hanno creduto in noi".

Petteri Pasanen lavora dal 2002 per Anima Vitae, studio di animazione che ha messo a punto una pipeline di produzione estremamente efficace. Attualmente ne è anche azionista e direttore generale, e ha prodotto Pizza Passionata, vincitore del Premio della Giuria 2001 a Cannes. Ma, soprattutto, Petteri è il produttore di Niko - una renna per amico, che quest’anno ha vinto l’Oscar finlandese per la migliore sceneggiatura e il miglior film.

Ora che avete prodotto Niko, il vostro primo lungometraggio, la società ha accresciuto la sua fama sul mercato?
Certo, e la riprova è stata la nomination per gli European Academic Awards.

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Anima è stata fondata nel 2000 ad Helsinki, e ora ci lavorano stabilmente quaranta persone. Nel 2001 abbiamo deciso di espandere la nostra rete in Europa e nel 2005 anche in Asia e negli Stati Uniti. Il nostro maggior vantaggio concorrenziale è la pipeline di produzione, che pensiamo sia la più veloce al mondo, anche se ne abbiamo tre in realtà: una per le serie settimanali, una per i lungometraggi e una per gli spot pubblicitari. In precedenza abbiamo svolto servizi vari e réclame, ma il primo film prodotto di nostra iniziativa è stato praticamente Niko.

Nel 2003, infatti, ci siamo fissati un obiettivo: avremmo realizzato un lungometraggio negli anni seguenti. Non sapevamo quanto ci avremmo messo, ma ce l’abbiamo fatta.

Quando hai iniziato a lavorare nell’animazione?
Ho iniziato alla European Animation Business School di Lubecca, che ha un ottimo piano di studi. Poi ho partecipato al Cartoon Forum, al Cartoon Movie e a tutti i Cartoon Masters nel 2003 e nel 2004. Là mi sono reso conto che queste non sono mostre, ma una vera e propria famiglia, ed è stato bello scoprirla, perché venivo dal live-action e questa comunità invece è completamente diversa.

Nel 2003 correva voce in Finlandia che qualcuno a Londra avesse realizzato uno spot grandioso per la Finnair. E ad Anima abbiamo pensato: “sì, fantastico, ma è stato fatto in Finlandia nel nostro studio”. In quel periodo difatti era molto difficile dire a tutti che potevamo ricreare lo stesso genere di animazione a casa nostra. Il primo ad riagganciarsi quindi allo spot con la renna è stato il nostro socio Hannu Tuomainen.

A quale genere appartiene Niko?
È un film per famiglie, perché era il genere con cui si trovavano più facilmente finanziamenti, e dove sembrava che ci fosse più spazio nel 2005.

Quando avete inziato a cercare soci e finanziatori per il vostro progetto?
Nel 2005 Hannu ha comprato delle corna di cervo in plastica per la Mostra di Berlino, e da lì abbiamo iniziato a metterle in ogni occasione in cui potevamo trovare finanziamenti, anche al Cartoon Movie del 2005. La danese A. Film, che stava già lavorando con l’irlandese Magma, è stata la prima a mettersi seriamente in contatto con noi, così abbiamo deciso di collaborare con loro. Magma a sua volta era in affari con la tedesca Ulysses Films, quindi anche Ulysses è salita a bordo.

Qual è stata la vostra strategia nel trovare coproduttori?
Ci vuole parecchio per un compito del genere, infatti abbiamo iniziato nel 2003. Cercavamo soci a lungo termine perché ci vuole molto prima di conoscersi, quindi abbiamo pensato che fosse una perdita di tempo avere partner solo per quel progetto.

A quanto ammontava il budget per il film?
Sei milioni di euro. In Finlandia il budget medio va da un milione e mezzo a due milioni, e prima di noi nessuno ha mai prodotto lungometraggi “made in Finland”. È stato difficile rendersi credibili, ecco perché non abbiamo comunicato subito la cifra esatta. Alla fine avevamo 22 finanziatori!

Quanto ci avete messo a sviluppare il film e a raccogliere i finanziamenti?
Circa tre anni e mezzo, forse quattro. Avevamo la sensazione di metterci un sacco di tempo, ma sapevo che in fondo non era così, perché avremmo potuto impiegare di più, anche cinque, sei, sette anni. Per produrlo invece ci sono voluti sedici mesi.

A Cannes 2005 poi lo abbiamo presentato per la prima volta agli agenti di vendita, ma nessuno era interessato.

Nel 2006 invece siamo andati a Cartoon Movie. Durante la proiezione del nostro film indossavamo le corna luminose, e così abbiamo attirato l’attenzione e siamo riusciti a trattare con ben cinque persone.

Alla fine, al Festival di Cannes del 2006 Telepool ci ha fatto un’ottima offerta. Ovviamente abbiamo avuto ragione a crederci fino in fondo, visto che hanno venduto il film in più di cento paesi!

Come vi siete mossi per quanto riguarda i finanziamenti? È andato tutto liscio?
No, in Finlandia c’erano solo pochi che credevano in noi. Ci vogliono anni.

Il film è stato finanziato prima dell’inizio della produzione?
Io vengo dal live-action, dove per i finanziamenti la regola numero 1 è: non cominciare mai a lavorare finché non sei totalmente coperto, altrimenti fai bancarotta.

Di quali materiali creativi avete avuto bisogno per convincere i soci?
Abbiamo iniziato con una sinossi e uno showreel dello studio. Volevamo mostrare che eravamo abbastanza bravi per produrre un lungometraggio all’interno di Anima.

Tutta la fase di sviluppo è stata realizzata in Finlandia, mentre la postproduzione in Irlanda e Germania.

Quante persone hanno lavorato alla sceneggiatura e quante bozze avete scritto?
La prima e la seconda sono state scritte da Hanno. Poi abbiamo pensato di trovare qualche sceneggiatore americano per stendere la terza, ma è stato un grave errore. Questa persona ci ha passato qualcosa, ma io non farò il suo nome perché lavora ad Hollywood, e il contratto vieta a noi di parlare di lui e a lui di parlare di noi. Alla fine siamo tornati a fare il nostro lavoro e Hanno ha scritto la quarta bozza. La sceneggiatura è cambiata durante la produzione: per esempio, all’inizio avevamo deciso di non fare scene con acqua, perché sarebbe diventato troppo difficile, ma nel film ci sono scene con acqua... in pratica non abbiamo mantenuto una delle decisioni prese.

In quel periodo non c’era una scuola di film in 3D in Finlandia, e il nostro direttore artistico voleva partire dalla creta. Lui stesso ha plasmato i personaggi, perciò è stato facile per i modellatori capire cosa stava cercando di fare.

Avete avuto difficoltà durante la fase di produzione?
Sì, è stato necessario nel trovare un linguaggio comune, per esempio per chiarire tra noi soci il significato di “scena” e “sequenza”.

Nel nostro studio poi non disegniamo storyboard, con grande stupore da parte del resto della squadra, ma lo facciamo direttamente in 3D, e si tratta di una fase molto importante per la rifinitura del

In questo modo si risparmia circa venti volte la quantità di hardware utilizzata dalle grandi produzioni internazionali.

La data di consegna ha messo pressione alla produzione?
La prima in Finlandia doveva essere nell’ottobre 2008, dato che nessuno vuole vedere un film di Natale a febbraio, ma comunque si è trattato di una “buona” pressione.

Avete iniziato la campagna marketing durante la produzione?
Sì, in Finlandia abbiamo pensato che fosse meglio così, visto che è un film per famiglie e i genitori vogliono sapere se la storia è adatta, quindi nelle sale abbiamo cominciato nel 2007.

Avete imparato qualcosa?
Secondo me bisognerebbe mettere in dubbio il vecchio sistema di finanziamento. Con la coproduzione si può perdere fino al 30% del budget solo perchè il lavoro viene diviso.

E poi ottenere le approvazioni da tutti i partner, sebbene abbia migliorato la nostra pellicola, porta via un sacco di tempo. Ci sono un sacco di videoconferenze su Skype con dieci o più persone, ognuno cerca di dire qualcosa su un dato argomento e si finisce a parlare per ore... Non sono un grande fan di questo vecchio sistema, sto davvero cercando un modo diverso di lavorare.

Un’altra lezione che ho imparato è che ci vogliono unità separate e un budget per la produzione e uno per il marketing. Ci è voluto un po’ prima che i nostri soci credessero davvero nel progetto, e questo ha voluto dire postporre le prime. Con un budget per il marketing invece si possono evitare questi problemi.

Infine, se hai fatto il tuo dovere, devi crederci. Non ascoltare troppo gli altri se sei convinto di quello che fai

Pensi che i film per famiglie abbiano raggiunto un punto di saturazione?
Ci sono di fatto dei segnali negativi: per esempio, la maggior parte dei film europei non viene distribuita. Nel nostro studio vogliamo esplorare il mercato dell’animazione per teenager e adulti. Non vogliamo dipendere troppo dal mercato per famiglie.

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