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CANNES 2017 Concorso

Il mio Godard: le bolle di sapone della Rivoluzione

di 

- Michel Hazanavicius firma un film stravagante e cesellato con grande inventiva su un Jean-Luc Godard in crisi visto con gli occhi della sua compagna

Il mio Godard: le bolle di sapone della Rivoluzione
Louis Garrel (a sinistra) in Il mio Godard

"Smettetela di dire che sono Jean-Luc Godard. Non sono Jean-Luc Godard. Faccio finta, sono un attore che interpreta Jean-Luc Godard". Quando ci si misura con il ritratto di un mito, e in particolare – da regista – con la figura complessa del paradossale portabandiera della Nouvelle Vague diventato poi maestro nel confondere le piste e delle connessioni subliminali, il distanziamento è nettamente preferibile all’approccio frontale. Michel Hazanavicius ha scelto così di affrontare questa figura di comandante (o di oracolo incompresibile, per i suoi detrattori) con leggerezza, in modo sorridente e giocoso, in Il mio Godard [+leggi anche:
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Q&A: Michel Hazanavicius
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(Le Redoutable), presentato in concorso al 70° Festival di Cannes.

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Ma quella che poteva diventare un’opera cinematografica insolita, divertente, super inventiva e tuttavia minore nel contesto di Cannes – tanto il regista premio Oscar di The Artist [+leggi anche:
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è abile nel ricostruire e giocare con le atmosfere – non lo è affatto grazie alla scelta iniziale di adattare il romanzo Un an après di Anne Wiazemsky, che fu al fianco di Jean-Luc Godard dal 1967 al 1970. E’ quindi lo sguardo al contempo innamorato e lucido che questa studentessa di filosofia porta sul suo illustre compagno a plasmare il punto di vista del film, il che gli permette di tracciare le tante facce del ritratto di un creatore stellare in crisi e di un semplice uomo in coppia. E ci riesce grazie allo stile "bolle di sapone" (nel senso gioioso del termine) della messa in scena, che alleggerisce la gravità che poteva nascere da un approccio più convenzionale. Ed è proprio così che Michel Hazanavicus vince la sua scommessa di dare una libertà godardiana all’insieme, che è il miglior modo di rendere un omaggio stravagante, tenero e caustico a un personaggio emblematico della storia del cinema.

"Tutti gli artisti dovrebbero morire a 33 anni prima di diventare dei cretini. E io stavo per averne 37". Quando il film comincia, Godard (Louis Garrel, perfetto nel ruolo) ha da poco girato La cinese e si è trasferito con Anne (l'eccellente Stacy Martin), che ha 19 anni e che intende sposare. Rivoluzionario per natura e calmo solo in apparenza, il celebre cineasta si interessa soltanto a "quello che gli altri non fanno" e forma una coppia molto contrastata con la sua compagna che preferisce la nudità e i piaceri della vita alle complicazioni ideologiche ed esistenzialiste che avvicineranno molto presto Godard agli eventi del maggio 1968. Una radicalizzazione a ogni livello (dalle manifestazioni al Festival di Cannes passando per le tumultuose assemblee generali alla Sorbonne e per un netto aumento di aggressività del carattere del cineasta, in contestazione perenne) che l’amore reciproco riuscirà a sopportare per qualche tempo...

Completamente sfrenato in termini di creatività e pieno di trovate evidenti, pur mantenendo fermamente la rotta, Il mio Godard ha non solo un grande fascino, ma dimostra anche agli scettici che Michel Hazanavicius non è soltanto l’artigiano iper dotato che rivisita i classici, come qualcuno si limita a considerarlo, ma è un artista con una finezza molto personale, esperto nel parlare due lingue.

Prodotto da La Classe Américaine e Les Compagnons du Cinéma, Il mio Godard sarà distribuito in Francia da StudioCanal. Le vendite internazionali sono guidate da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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