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CANNES 2017 Concorso

A Gentle Creature: "L'unione di prigione e popolo"

di 

- CANNES 2017: Sergei Loznitsa torna con un’opera sul totalitarismo e l’anima russa che mischia abbondanza e austerità, e che avrebbe potuto essere eccezionale

A Gentle Creature: "L'unione di prigione e popolo"
Vasilina Makovtseva in A Gentle Creature

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di Sergei Loznitsa, presentato in competizione al 70° Festival di Cannes. Di fatto, il cineasta era sulla buona strada per firmare un’opera maggiore, ma la sua immensa ambizione l’ha probabilmente spinto a decidere di non chiudere il cerchio con semplicità e ha azzardato un cambiamento radicale di stile nell’ultima parte del suo film con una deriva onirica quasi jodorowskiana, che ha un suo perché rispetto al proposito dell’opera e alla dittatura assurda in cui si dibatte la sua protagonista, ma è troppo teatralizzata e sconnessa dal suo involucro realista precedente perché possa funzionare. Un colpo di coda formale che è come una ghigliottina per la percezione dell'eccezionale continuum che il film aveva forgiato con arte fino a quel momento e che poneva A Gentle Creature a un livello ben superiore tra i pretendenti alla Palma d’oro 2017. Ahimé, la grande opera, come l’acqua alla portata della bocca di Tantalo, rifluisce brutalmente. Tuttavia, questa crudele deviazione non deve in alcun caso far dimenticare la straordinaria impressione prodotta da tutto ciò che l’ha preceduta, essendo Sergei Loznitsa un artista di una potenza fuori dal comune, che appone un sigillo imperiale su ogni sequenza, ogni inquadratura, e sa creare pazientemente un universo di una ricchezza visiva, sonora e narrativa degna dei più grandi.

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(molto apprezzati in concorso a Cannes nel 2010 e 2012) che è anche un documentarista di primo piano, si apre con un’immagine magnifica, quella di una strada deserta di campagna dove compare un bus da cui scende una donna che poi sparisce fuori campo così come il suo mezzo di trasporto; quest'ultimo ha sollevato un polverone che vediamo dissiparsi fino alla fine, restituendo al paesaggio l’aspetto iniziale. In una sola scena viene detto tutto, perché questa donna (la perfetta e stoica Vasilina Makovtseva) che è la creatura gentile senza nome del titolo, lascerà la comunità e la strada dietro di sé. Dopo aver inspiegabilmente riavuto indietro un pacco che aveva mandato a suo marito in prigione per omicidio (sebbene sia innocente), questa personalità concentrata e introversa si lancia in un viaggio verso la città dove l’uomo è detenuto per chiarire questo mistero. Un’odissea che sarà costellata di continui ostacoli in un paese che in realtà non è altro che una vasta prigione dittatoriale popolata da pazzi, ubriachi e muri, e dove l’ingenuità e la volontà inflessibile della donna gentile di accedere alla zona vietata la immergerà progressivamente in una pericolosa e assurda situazione kafkiana che riflette tutte le facce della Russia (quella sovietica e quella attuale).

Filmato in modo magistrale, spesso con lunghe inquadrature ricche di dettagli suggestivi (con l’aiuto prezioso del geniale direttore della fotografia rumeno Oleg Mutu) e il sonoro che dilaga fuori campo, A Gentle Creature tesse attorno al suo personaggio principale un incredibile mosaico mutevole in cui i racconti, le canzoni, le poesie dell’umanità sfrenata, quasi ridotta allo stato animale, incrociata dalla protagonista, si sovrappongono alle peripezie della sua ricerca in un mondo governato da regole arbitrarie, la mania di spiare, lo schedamento, l’impunità della polizia e il controllo delle masse. Un territorio su cui Sergei Loznitsa pone un’impronta cinematografica di grande classe fino al suo colpo di coda stilistico suicida (che magari con il tempo diventerà un cult, chi lo sa...) e un ultimo ritorno alla realtà a conclusione di un’estrema violenza fisica e psicologica (appena attenuata dagli effetti visivi).

Produzione guidata dalla società parigina Slot Machine e che associa Francia, Russia (GP Cinema Company), Germania (Looks Films), Paesi Bassi (Graniet Film e Wild At Art), Lituania (Studio Uljana Kim) e Ucraina (Solar Media Entertainment), A Gentle Creature è venduto nel mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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