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CANNES 2017 Un Certain Regard

Dopo la guerra: intellettuale o criminale?

di 

- CANNES 2017: Annarita Zambrano, regista italiana residente a Parigi, racconta la storia di un ex-militante di sinistra condannato per omicidio in Italia e rifugiato in Francia da vent'anni

Dopo la guerra: intellettuale o criminale?
Giuseppe Battiston in Dopo la guerra

La "dottrina Mitterrand" negli anni Ottanta sistematizza la tradizione francese di offrire rifugio a chi è costretto a espatriare per motivi politici: nessuna estradizione, l’occasione di uscire dalla clandestinità, libertà di parola.  Una scelta politica che  riguardava generazioni di militanti, estremisti contigui col terrorismo politico - italiani, ma anche irlandesi e baschi -  che si erano rifugiati Oltralpe. L'ambiguità della "dottrina" risiedeva nel fatto che non vi fu alcuna selezione in base ai crimini e ai reati commessi, perché le richieste di estradizione esaminate dal gruppo di lavoro erano espressione di un'emergenza. Il presidente socialista François Mitterrand si opponeva a certi aspetti della legislazione anti-terrorismo italiana, che prevedeva anche la condanna in contumacia senza possibilità di riaprire il processo. La "dottrina" insomma aveva messo in relazione e contrapposto due paesi cugini, con due culture giuridiche ispirate da filosofie opposte, uno dei quali con le ferite ancora aperte che rifiutava le vie politiche alla soluzione dei conflitti armati. Abrogata di fatto dalla destra tornata al potere nel 2002, anche sulla spinta dell'omicidio in Italia del giuslavorista collaboratore del governo Marco Biagi, la dottrina viene abbandonata definitivamente nel 2008. 

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intervista: Annarita Zambrano
scheda film
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di Annarita Zambrano, regista italiana residente a Parigi, proiettato nella selezione ufficiale di Un Certain Regard al 70° Festival di Cannes. Dopo la guerra immagina la storia di Marco (Giuseppe Battiston) ex-militante di sinistra condannato per omicidio in Italia e rifugiato in Francia da vent'anni. Zambrano ha 45 anni, dunque ha degli "anni di piombo" un ricordo adolescenziale ma i suoi incontri con persone nelle condizioni del suo personaggio l'hanno portata ad una scrittura sufficientemente lucida sugli avvenimenti storici, assieme alla giovane co-sceneggiatrice francese Delphine Agut.

Il film si apre con le proteste studentesche nella Bologna del 2002, data importante perché mentre si manifesta per la difesa dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (sul licenziamento) che il governo vuole riformare, le Brigate Rosse uccidono un professore universitario che appoggia quella riforma. Le autorità italiane chiedono l'estradizione di Marco, sospettato di essere il mandante. Marco, che in Francia si era ricostruito una vita da intellettuale, si ritrova a dover fuggire con la figlia adolescente Viola (Charlotte Cétaire). Da questo momento il film viaggia su due binari. Da una parte c'è la vicenda umana della fuga verso Lisbona, durante la quale si approfondisce il rapporto tra un padre ingombrante e una figlia divisa tra l'amore verso il genitore e l'esigenza di libertà. Dall'altra parte, vediamo le conseguenze dei gesti di Marco sulla sua famiglia in Italia.

I giornali francesi titolano "Intellettuale o criminale?" E Marco urla con rabbia "la Francia mi vende all'Italia come una fetta di carne!" alla giornalista arrivata nel suo rifugio segreto per un'intervista scoop." Si sente un capro espiatorio, vuole usare ogni mezzo a disposizione per riprendersi la sua vita. Ē tān ē epi tās: "Con lo scudo o sullo scudo". Ma è come se le sue idee fossero rimaste congelato negli anni Ottanta. Dell'omicidio in Italia dice "è normale ribellarsi alla corruzione" e quando la giornalista gli ricorda che lui ha sparato ad un giudice che era padre di un bambino, replica: "Mio fratello è stato ucciso dalla polizia davanti ai miei occhi. Non mi parli di pietà".

Intanto in Italia i familiari di Marco sono stretti in una morsa. La madre  (Elisabetta Piccolomini) riferisce al giudice di non avere contatti con Marco dal momento della fuga (scopriremo che il figlio le ha mandato una foto di Viola), mentre la sorella Anna (Barbora Bobulova), che insegna Dante in un liceo, prova solo rancore: "Ci ha abbandonati". Tanto più che il clamore della fuga sta danneggiando il marito magistrato in corsa per diventare procuratore.

Prima di Annarita Zambrano, solo Marco Turco aveva raccontato nel 1998 con Vite in sospeso gli ex terroristi rifugiati a Parigi che si sono ricostruiti una vita, dopo un documentario del 1996. "Chi è reduce dagli anni di piombo", aveva detto Turco, "e non ha pagato il suo debito con il carcere, ha come sospeso la sua vita". Come un fantasma che ritorna, Dopo la guerra riapre oggi la riflessione, proprio quando un nuovo terrorismo fondamentalista mette in discussione la bandiera dell'accoglienza nella terra d’asilo per eccellenza. In nome del principio di realtà.

Prodotto dai francesi di Cinéma Defacto e Sensito Films con l'italiana Movimento Film, il film sarà distribuito in Italia in autunno da I Wonder Pictures e arriverà nelle sale francesi a gennaio con Pyramide, chi la vende anche all’estero.

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