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BERLINALE 2018 Panorama

Recensione: Mes Provinciales

di 

- BERLINO 2018: Jean-Paul Civeyrac realizza una splendida opera romanzesca, piena di respiro, fascino e maestria, e con ottimi interpreti giovani

Recensione: Mes Provinciales
Andranic Manet e Sophie Verbeeck in Mes Provinciales

"Gli uomini percorrono sentieri diversi. Chi li segue e mette a confronto vedrà la nascita di strane figure". Proprio come questa citazione da Novalis che apre il suo nuovo film, Mes Provinciales [+leggi anche:
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intervista: Jean-Paul Civeyrac
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, presentato al Panorama della 68a Berlinale, il regista francese Jean-Paul Civeyrac disegna un percorso molto personale nel mondo della settima arte. Il suo talento non è passato inosservato dal suo debutto a Venezia nel 1996 (con Ni d’Eve ni d’Adam) e le sezioni parallele dei grandi festival internazionali hanno scandito la sua evoluzione (Forum berlinese nel 2002, Locarno nel 2003, Toronto nel 2005, Quinzaine des réalisateurs nel 2010 con Des filles en noir [+leggi anche:
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), ma la sua fama è rimasta in qualche modo confinata all'interno delle mura della cinefilia che ama gli autori di culto, ma li custodisce come segreti da scambiarsi tra pochi eletti. Mes Provinciales segna la fine di questo stato di cose: Civeyrac è un grande regista, bisogna dirlo, e il suo nuovo lungometraggio, di una maestria eccezionale e un respiro romanzesco facilmente e delicatamente confezionato, ne è una prova indiscutibile.

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Di un bianco e nero sontuoso, con un numero impressionante di piani che tessono una trama allo stesso tempo semplice e sofisticata, il film emana un fascino irresistibile senza tempo, realistico senza essere naturalistico, contemporaneo senza essere schiavo dell’epoca. Ma sarebbe solo un oggetto molto bello degno di ammirazione formale se non toccasse tre soggetti mescolati con un alto potenziale di identificazione: l'arrivo nella capitale di un giovane provinciale (con il suo bagaglio di solitudine e di scoperta della grande città), i sogni artistici di un piccolo gruppo e le svolte dell'educazione sentimentale. Intorno a Etienne (Andranic Manet) gravitano i suoi compagni della facoltà di cinema, in particolare l’intransigente e seducente Mathias (Corentin Fila) e l’amichevole Jean-Noel (Gonzague Van Bervesseles), ma anche una girandola di ragazze: il suo amore di provincia da cui si allontana progressivamente (Diane Rouxel), le sue varie coinquiline tra cui la studentessa all'Accademia di Belle Arti Valentina (Jenna Thiam) e l’attivista Annabelle (Sophie Verbeeck), e infine la più saggia Barbara (Valentine Catzeflis). Così tante personalità che, con l'ardore della gioventù, nutriranno l'educazione del giovane e lo confronteranno con la verità o la menzogna dei propri desideri e illusioni.

Composto da quattro parti ("Un piccolo castello bohémien", "Un illuminato", "Una ragazza di fuoco", "Il sole nero della malinconia") e un epilogo, Mes provinciales (la cui sceneggiatura è stata scritta dal regista dopo la scoperta di Ilyich's Gate, un film del 1962 del russo Marlen Khutsiev), restituisce alla perfezione i tentennamenti, gli sfoghi sfacciati, i rifiuti e le aspettative incerte di questi apprendisti artisti. Dai bar agli appartamenti, dall'università alle strade di Parigi (bellissime le sequenze di camminate nella capitale, di giorno e di notte), è l'intero spettro della creazione cinematografica che Civeyrac concentra in un piccolo territorio. E se lo spirito è sollecitato dai molteplici dialoghi di una narrazione abbondante, è la questione di cosa questi giovani (tutti molto ben interpretati) hanno davvero nel cuore a prevalere, un soggetto affrontato gradatamente con molta sottigliezza, senza forzature narrative, ma con la grazia di una messa in scena al confine ideale tra intensità e distacco.

Prodotto da Moby Dick Films e coprodotto da ARP Sélection (che distribuirà il film in Francia il 18 aprile), Mes Provinciales è venduto nel mondo da Les Films du Losange.

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(Tradotto dal francese)

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