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FILM / RECENSIONI

A est di Bucarest

di 

- Attraverso il ritratto di una piccola città della Romania e dei suoi abitanti, Corneliu Porumboiu realizza una commedia gustosa, stramba e tenera, profonda e filosofica

La proiezione di A est di Bucarest [+leggi anche:
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alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes era stata accompagnata da grasse risate. E a fine festival ha vinto la Caméra d’Or, assegnata da una giuria presieduta dai fratelli Dardenne, e il Europa Cinemas label. Da allora, il film ha girato diversi festival (Karlovy Vary, Toronto, Pusan, Copenhagen - leggi la news), ha cominciato il suo tour in Europa (è già uscito in Italia, Ungheria, Austria e Norvegia, e sarà presto sugli schermi svedesi e olandesi) ed è stato selezionato agli European Films Awards. Il suo successo dà una bella lezione: con modesti mezzi finanziari e tecnici, il giovane regista romeno Corneliu Porumboiu firma un’opera prima divertente e intelligente, su un progetto per cui era stato selezionato alla Cinéfondation l’anno precedente.

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"La rivoluzione è come il riverbero, parte dal centro per poi propagarsi attorno" spiega filosoficamente Pépé Pisconi. Sul set televisivo, i suoi due accoliti increduli, il professor Manescu e Jdrescu, il presentatore di una trasmissione (spesso fuori quadro per colpa di un cameraman poco pratico), sono perplessi. E il grande interrogativo che i tre uomini dibattono nella giornata di Natale è: la rivoluzione del 22 dicembre 1989, giorno della fuga di Ceausescu e della caduta della dittatura in Romania, ha avuto luogo oppure no in questa piccola città di provincia? Tutto dipende dal professor Manescu, nella piazza del Comune prima delle 12:09, momento in cui viene ritrasmessa in tv la fuga del dittatore in elicottero: ora ufficiale, dunque, della caduta del regime. Ha preso le sue armi prima dell’annuncio ufficiale della caduta del comunismo? C’è stata, sì o no, una rivoluzione in questa piccola città di provincia?

Con A est di Bucarest, siamo nel campo del puro intrattenimento comico. Con Manescu, pieno di debiti e di vodka nelle vene, Pépé Pisconi, vestito da Babbo Natale, e Jdrescu, giornalista sui generis, tre personaggi che ruotano attorno a un interrogativo allo stesso tempo assurdo e profondo, Porumboiu realizza a forza di inquadrature fisse e piccoli sketch, il ritratto della Romania di oggi, piena di piccole miserie finanziarie e umane, di reumatismi storici, di ricordi deformati. La memoria di ciascuno vacilla, in buona e cattiva fede, e anche la storia è fatta di mille punti di vista. Le ultime immagini, con dei miseri lampadari che si illuminano gradualmente, metteranno una pietra sopra a questo interrogativo della giornata.

Diplomato all’Università nazionale di arte drammatica e di cinema di Bucarest (UNATC), Poriumbu ha realizzato e prodotto tutti i suoi cortometraggi, tra cui Un viaggio in città, già premiato a Cannes nel 2004, e Liviu’s Dream [+leggi anche:
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, presentato al Forum della Berlinale. Rivenduto dalla società francese The Coproduction Office, A est di Bucarest è stato prodotto da 42Km Film, la società del regista, per un budget quasi ridicolo, ed è stato girato in un mese col supporto di alcuni sponsor. Del cinema artigianale, ma magistralmente riuscito.

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(Tradotto dal francese)

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