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FILM / RECENSIONI

Circles

di 

- Il regista serbo Srdan Golubovic torna con una storia forte e complicata che esplora le conseguenze di un atto eroico realmente accaduto.

A sei anni dal successo The Trap, il regista serbo Srdan Golubovic torna alla Berlinale con Circles [+leggi anche:
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intervista: Srdan Golubovic
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, presentato in prima mondiale al Sundance, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria. Scritto da Srdjan e Melina Pota Koljević, il film è basato su eventi realmente accaduti, ma racconta una storia di finzione sulle conseguenze di un atto eroico.

Il film inizia a Trebinje in Bosnia-Herzegovina, nel corso della guerra in Bosnia, quando un soldato serbo, Srdjan Aleksic (Marko nel film, interpretato da Vuk Kostic) difende l’amico musulmano Haris (Leon Lucev) da un gruppo di soldati serbi. Non vediamo come si chiude l’incidente fino alla fine: il film fa un salto in avanti di 15 anni e narra tre storie parallele a Trebinje, Belgrado e in Germania.

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A Trebinje, il padre di Marko, Ranko (Aleksandar Bercek) sta costruendo una chiesa. Il giovane Bogdan (Nikola Rakocevic) ha bisogno di un lavoro e vuole lavorare alla chiesa, ma Ranko sembra avere delle ragioni per non prenderlo con sé. Per gran parte del film, per gli spettatori resterà un mistero, anche se i personaggi sembrano conoscerne il motivo.

Il migliore amico di Marko, Nebojša (Nebojsa Glogovac), si è trasferito a Belgrado, dov’è un chirurgo di fama. Il caso porta Todor (Boris Isakovic), uno dei soldati che Marko ha cercato di fermare dal picchiare Haris, sul tavolo operatorio. Per il giuramento di Ippocrate e tutto il resto, è costretto ad affrontare il dilemma morale, ancor più difficile da risolvere dato che è l’unico medico a poter compiere un simile intervento.

Haris vive ora in Germania, ad Halle, ed è costretto ad aiutare la ex-fidanzata di Marko, Nada (Hristina Popovic) che arriva col figlio in cerca di protezione da un marito violento.

Il film, molto complesso, si basa sui cerchi del titolo, ovvero i cerchi nell’acqua quando si lancia una pietra. I cerchi implicano le innumerevoli possibili conseguenze del gesto di Marko, e la loro influenza sulle vite di un numero esponenziale di persone negli anni a venire. Gli sceneggiatori hanno realizzato uno script complicato, probabilmente ingestibile nelle mani di un regista meno dotato. Golubovic riesce però a tenerlo insieme con controllo ammirevole, mantenendo la tensione per tutto il film fino alla scena finale, nella quale è chiaro che a chi conosce il caso di Aleksic l’epilogo sarà noto, e che sfuggirà agli altri.

Il film è popolato da personaggi convincenti e performance potenti: il cast è il meglio della scena balcanica, ma due attori si distinguono. Il serbo Bercek ha un ruolo che può facilmente debordare in campo emotivo, ma che controlla alla perfezione. Glogovac, ottimo in The Trap e nel recente candidato serbo all’Oscar When Day Breaks [+leggi anche:
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, ha il compito più difficile: dare vita al conflitto interiore di un personaggio che non è il protagonista, ma lo fa con aplomb, e i suoi cambi di espressione sono così variegati che lo spettatore non è certo di aver visto il suo viso muoversi, ma può sentire la reazione di Glogovac.

Il lato tecnico è perfetto, e se la brillante fotografia di Aleksandar Ilic garantisce l’efficacia visiva al film, è stato il montatore Marko Glusac a completare questo film tortuoso inserendo molte pause con intelligenza ed eleganza. Glusac è morto una settimana dopo il completamento del film, che a lui è dedicato.

Circles è co-prodotto dalla serba Bas Celik, la francese La Cinefacture, la tedesca Neue Mediopolis, la croata Propeler Film e la slovena Vertigo/Emotion film, con la partecipazione di Arte France Cinéma e ZDF Arte. Memento Films International cura le vendite internazionali.

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