email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SAN SEBASTIAN 2016 Concorso

Playground: e scandalo fu

di 

- SAN SEBASTIÁN 2016: Il film più controverso del 64º Festival di San Sebastián è diretto dal polacco Bartosz M. Kowalski e tratta il tema della violenza giovanile in modo tanto crudo da far male

Playground: e scandalo fu

Playground [+leggi anche:
trailer
intervista: Bartosz M. Kowalski
scheda film
]
, opera prima del polacco 32enne Bartosz M. Kowalski, scritta dallo stesso regista con Stanislaw Warwas, ha fatto molto parlare – e in modo accalorato – all’edizione numero 64 del Festival del Cinema di San Sebastián,dove compete per la Conchiglia d’Oro della sua ambita Selezione Ufficiale. Con protagonisti i govanissimi e credibili attori Michalina Swistun, Nicolas Przygoda e Przemek Balinski, è riuscito a dividere la critica e a diventare, per meriti propri, un film che si ama o si odia appassionatamente: alle sue proiezioni si registrano sia uscite dalla sala che applausi finali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Nel prologo, Kowalski (che non nasconde il suo amore per Haneke) ci presenta scenari di vita quotidiana dove regna la tranquillità tipica di qualsiasi città occidentale non troppo grande. Quegli stessi luoghi, alla fine del film, non avranno lo stesso significato: qualcosa succederà lì che stravolgerà la visione ordinaria che ne abbiamo. Il nostro sguardo non sarà lo stesso 80 minuti dopo, perché un fatto di difficile qualificazione, di cui saremo testimoni, ci rivolterà lo stomaco.

Poi, durante i primi minuti del film, il cineasta ci va presentando, uno a uno, il trio protagonista. Comincia con una povera ragazza ricca, che ha tutto e crede di poter comprare quasi tutto. Vive in una casa asettica e lussuosa, si relaziona in malo modo coi suoi genitori e comincia a giocare a fare la civetta per superare i suoi complessi fisici.

Successivamente conosceremo gli altri due ragazzi della partita: uno aiuta il padre costretto su una sedia a rotelle, mentre il terzo si rade la testa come ulteriore dimostrazione di ribellione adolescenziale. I tre convergono nel cortile della scuola: il montaggio li riunirà per condurci prima nell’aula che condividono e poi nel luogo fatiscente in cui si daranno appuntamento: è l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive e, ora o mai più, è il momento di esprimere ciò che sentono.  

Kowalski fa così un ritratto sottile, teso e senza risposte della gioventù di oggi, dei cuccioli che stiamo allevando. Una nidiata capricciosa, poco tollerante alla frustrazione e sorda ai valori che si tenta di inculcarle. Giovani che prendono la violenza come un gioco, uno svago e un passatempo. Futuri adulti insensibili, amorali e pericolosi, che non si scompongono dinanzi alle loro azioni. Il frutto, infine, di una società psicopatica, apatica e passiva che non ha principi e, cosa ancora più terribile, non ne sente la mancanza.   

Playground è per questo un piatto forte che può rimanere indigesto. Inoltre, l’ultima scena, fotografata da lontano, colpisce senza censura lo spettatore, che si contorcerà sulla poltrona intravedendo e sentendo qualcosa che, disgraziatamente, è successo non una, bensì varie volte nel nostro orgoglioso mondo civilizzato. E una cosa così brutale è difficile da mandar giù.  

Playground è una produzione Film IT, con sede a Varsavia. Gestisce le sue vendite internazionali la compagnia spagnola Latido Films.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy