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FILM / RECENSIONI

Whisky with Vodka

di 

- Le défaillance di un attore sulla via del tramonto durante le riprese di una commedia ambientata negli anni '20, per un film tedesco vincitore del premio della regia a Karlovy Vary

Gli altri film del regista tedesco Andreas Dresen già presentavano elementi di quotidianità e un'assenza totale di teatralità, ma il suo ultimo titolo, Whisky with Vodka [+leggi anche:
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intervista: Andreas Dresen
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(e la scelta della preposizione "with" la dice lunga), si propone di combinare entrambi. L'ambientazione, quella di un film contemporaneo che si svolge negli "anni folli", rende possibile tutto questo in maniera molto naturale, e alcuni dei temi preferiti del regista riemergono da sotto i bizzarri costumi d'epoca e dalla combinazione degli stili di recitazione degli attori, ora storica, ora più naturalista.

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Il lungometraggio è scritto dallo sceneggiatore Wolfgang Kohlhaase, già autore del film di Dresen Summer in Berlin [+leggi anche:
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(2005). Come in quest'ultimo titolo, vi si ritrova una certa malinconia dietro le apparenze. Molti dei temi che Dresen e Kohlhaase esplorano in Whisky with Vodka, come quello dell'invecchiamento e l'importanza di cogliere l'attimo perché potrebbe non tornare più, sono un prolungamento del film di Dresen Cloud 9 [+leggi anche:
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(al quale Kohlhaase non ha lavorato), osannato alla sua presentazione a Cannes nella sezione Un certain regard. Grazie alla scenografia parzialmente d'epoca e ai grossi ego descritti, l'atmosfera è tuttavia più frivola rispetto agli ultimi film di Dresen, generalmente molto sobri.

Il protagonista (e consumatore della bevanda in questione) di Whisky with Vodka, Otto (Henry Hübchen di Zucker! [+leggi anche:
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), è un attore di teatro scontroso ma indiscutibilmente dotato e amato dal pubblico. E' stato scelto per recitare in un melodramma ambientato negli anni '20 diretto dal giovane e dinamico Martin Telleck (Sylvester Groth), il quale non crede che l'attore sia adatto per quel ruolo, perché è troppo vecchio, un po' troppo panciuto, un po' troppo difficile sul piano lavorativo. Ma il regista deve piegarsi alle richieste del suo produttore, che non intende correre rischi per questo costoso film d'epoca.

E' proprio questo atteggiamento il motore principale del racconto: più tardi, quando Otto avrà complicato le cose, il produttore deciderà di doppiare tutte le sue scene utilizzando un altro attore, più giovane. Anche quest'ultimo, di nome Arno (Markus Herring), ha una formazione teatrale e nutre una grande ammirazione per Otto. Al prestigioso attore ovviamente non piace il corso che prendono le cose e si consola tra le braccia dell'attrice Bettina (Corinna Harfouch), sua ex amante e ora sua partner nel film di Martin, con cui Bettina ha una relazione.

A partire da questa trama complicata, Dresen tesse un racconto dai piacevoli accenti tragicomici che si svolge serenamente, mentre gli ego si sgonfiano e una riflessione più seria sulla vita di queste persone apparentemente frivole si sviluppa lentamente ma con fermezza. In scene come quella in cui Bettina e Otto si ritrovano in un motel dove si sono amati quattrodici anni prima, i personaggi prendono davvero vita.

Questa commedia riposa non soltanto su dialoghi gradevoli e spiritosi ma anche su alcune gag visive (una, impagabile, è centrata su una bottiglia di vino che rifiuta di rompersi) e sul fatto che Dresen si è palesemente divertito a fare questo film che gli permette di giocare con la grammatica classica del cinema e di disporre di mezzi più importanti (effetti di pioggia, riprese dall'alto, costumi e acconciature d'epoca) rispetto alla maggior parte dei suoi film semi-documentari.

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(Tradotto dall'inglese)

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