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FILM / RECENSIONI

La disparition de Giulia

di 

- Iniziazione all'arte di invecchiare con umorismo dai 14 agli 80 anni, per una commedia salutare in cui tutti i sintomi del declino sono trattati con un'ironia che rinfranca lo spirito

Zurigo, un affollato autobus di fine giornata: tre donne che simbolizzano la primavera, l'autunno e l'inverno della vita stanno per passare una serata memorabile e inaspettata. Jessica (Elisa Schlott), 14 anni, sta per commettere un furto insieme all'amica Fatima e finirà in questura, dove i genitori separati la verranno a recuperare, lacerati. Il suo sogno? Avere 18 anni, poter fare tutto ciò che vuole e morire al più tardi a 24 anni, come James Dean. Lilli (Renate Becker) festeggia gli 80 anni della sua amica Leonie (Christine Schorn), rinchiusa in una casa di riposo da una figlia compassata che si è sempre vergognata di avere una madre che nel '68 faceva il bagno in topless, e che quella sera farà anche peggio.

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Senza grande entusiasmo, Giulia (una magnifica Corinna Harfouch) raggiunge alcuni amici in un ristorante per festeggiare i suoi 50 anni. “Noi vecchi, siamo invisibili”, dice Lilli sedendosi accanto a Giulia, la cui espressione si fa improvvisamente incerta, come stretta tra la faccia tosta della giovinezza e la rassegnazione della vecchiaia. Giulia non errerà a lungo nell'universo della vecchiaia invisibile. Dopo aver incontrato casualmente il bizzarro ed enigmatico John (Bruno Ganz), seguirà questo impareggiabile seduttore in un bar dove scaricherà il fardello della sua età.

In La disparition de Giulia [+leggi anche:
trailer
intervista: Christoph Schaub
scheda film
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(Giulias Verschwinden), commedia corale diretta da Christoph Schaub e magistralmente orchestrata dallo sceneggiatore Martin Suter, la qualità, la sottigliezza e la comicità dei dialoghi fanno subito la differenza. C'è da dire che il loro autore non è certamente un principiante. Martin Suter è apprezzato sia in Svizzera che in Francia, dove il suo romanzo Small World ha ottenuto il Premio dell'opera prima straniera nel 1998. “Martin Suter esplora la buona società svizzero-tedesca, ovattata, amara, ipocrita, avida di soldi, servendosi della metafora medica per penetrare questa civiltà del segreto, come un piede di porco aprirebbe una cassaforte zurichese”, aveva scritto all'epoca Manuel Carcassonne in Le Figaro Littéraire. Gli si deve anche Un amico perfetto (adattato sullo schermo da Francis Girod), Lila, Lila e L'ultimo Weynfeldt. Ha firmato inoltre la sceneggiatura di due film dello scomparso regista svizzero Daniel Schmid (Fuori stagione e Beresina).

A 61 anni, Suter ha il distacco sufficiente per trattare il tema dell'invecchiamento a tutte le età. Jessica, ad esempio, sfida la legge rubando un paio di scarpe da ginnastica dorate per un amico, ma è piena di regole per i suoi genitori, ai quali nega il diritto di parlare “giovane”. Dal canto loro, gli amici cinquantenni di Giulia, in attesa al ristorante, deridono i giovani di oggi – “case di riposo piene di vecchie tatuate con i piercing, che bellezza!” – ma dissimulano a fatica la loro paura della decadenza fisica, disquisendo di jogging, Tai-chi, dei loro nemici giurati (latticini, uova, carne, alcol, sigarette) e della loro ancora di salvezza (i semi di canapa fanno miracoli!). “A questa tavola, nessuno ha problemi con l'età, ma tutti parlano della loro salute”, si lascerà sfuggire l'inopportuna commensale Alessia (Sunnyi Melles), seguace del lifting. Come dei rompighiaccio, il duo Giulia-John e Leonie, la vecchia signora che dovrebbe “comportarsi secondo la sua età”, che detesta i cori misti e le prediche di sua figlia, aprono la strada verso acque più chete, per invecchiare senza dolore. Una commedia gioiosa e altamente salutare!

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