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VENEZIA 2014 Giornate degli Autori

The Goob, la rabbia giovane nella campagna inglese

di 

- VENEZIA 2014: L’opera prima del britannico Guy Myhill rivela un giovane attore magnetico in un racconto di formazione ambientato in una regione d’Inghilterra poco esplorata al cinema

The Goob, la rabbia giovane nella campagna inglese

Un teenager che sembra sbarcato da un altro pianeta e un uomo terribilmente sgradevole in ogni cosa che fa o dice sono i protagonisti di The Goob [+leggi anche:
trailer
intervista: Guy Myhill
scheda film
]
, opera prima del britannico Guy Myhill accolta tra gli applausi all’11ma edizione delle Giornate degli Autori di Venezia. Uno è Goob (l’esordiente Liam Walpole), sedicenne alto e magro, sguardo ipnotico (“un mix tra Spock di Star Trek e David Bowie”, lo definisce il regista) e voglia di vivere la sua età; l’altro è Gene (Sean Harris, visto in Prometheus e I Borgia, e vincitore quest’anno di un British Academy Television Award), uomo gretto, prepotente, erotomane, nuovo compagno di Janet, madre del ragazzo. 

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Siamo nel Norfolk, contea dell’est dell’Inghilterra tutta pianura e campi a perdita d’occhio, poco vista finora al cinema. Goob, come ogni estate, aiuta la madre (Sienna Guillory) a gestire una caffetteria e a raccogliere le zucche. “Buona vita, figliolo, se riesci ad uscire da questo buco di merda”, gli augura l’autista dell’autobus che lo scarica in mezzo al nulla al termine dell’anno scolastico. Goob scorrazza in motorino, si tuffa nel fiume, ride e scherza col fratello e gli amici, ma dietro l’angolo, ogni volta, trova lo sguardo severo di Gene. Costretti a vivere sotto lo stesso tetto per amore della madre – fragile, sottomessa e di una bellezza che sta svanendo malinconicamente – si scrutano, si provocano e si scontrano in continuazione. 

Il protagonista del film è Goob, ma è Gene che mette in moto ogni dinamica. Gene vuole comandare, ci prova con tutte e corre sulle stock-car. Non ride mai e non sopporta che gli altri si divertano. Quando Goob e suo fratello gli rubano la macchina per fare una bravata, arriva a inseguirli e a tamponarli fino a mandarli fuori strada (e a spedire il secondo in ospedale). Quando un nuovo bracciante allegro ed esuberante (Oliver Kennedy) inscena una danza vestito da donna per divertire Goob e i suoi amici, Gene lo prende e lo abbandona nudo, al buio, in mezzo ai campi. E quando la giovane e ruspante raccoglitrice di zucche Eva (Marama Corlett) fa la sua comparsa nella comunità, lui ovviamente non desidera altro che possederla. Eva però preferisce Goob, e Gene non la prende affatto bene.

Ritrarre una gioventù di provincia repressa e senza prospettive, e l’aperta ostilità tra un figlio e il nuovo compagno della madre, non è una novità al cinema. Il film di Guy Myhill, tuttavia, riesce a creare una tensione e una suspense sorprendenti: ti aspetti che da un momento all’altro capiti qualcosa di terribile, che quel sottile strato di cattiveria sfoci nell’irrimediabile. “Ma Gene non è cattivo, è solo il prodotto del luogo in cui vive e dell’educazione che ha ricevuto”, osserva il suo efficace interprete, Sean Harris, originario di quella stessa regione, “cerca di sopravvivere, di proteggere la sua proprietà”. E le parole di una madre impotente dinanzi al suo amato Goob appeno preso a calci (“le cose possono funzionare, se vogliamo”) sembrano confermare quell’aura di normalità e la gelida impressione che nulla sia destinato a cambiare.

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