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CANNES 2017 Apertura / Fuori concorso

I fantasmi d'Ismael: ragione e follia

di 

- CANNES 2017: Arnaud Desplechin si destreggia con virtuosismo in un groviglio di racconti per un’immersione vertiginosa e romantica degna dell’espressionismo astratto

I fantasmi d'Ismael: ragione e follia
Charlotte Gainsbourg e Marion Cotillard in I fantasmi d'Ismael

Il tempo scorre come sabbia fra le dita di una donna seduta sulla spiaggia, e ricordi reali e immaginazione si intrecciano in mezzo alle cianfrusaglie di un sottotetto di famiglia che un uomo esplora illuminato da una lampada frontale. Queste due immagini, tra le tante altre incredibili che offre il nuovo film di Arnaud Desplechin, I fantasmi d'Ismael [+leggi anche:
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Q&A: Arnaud Desplechin
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, svelato in apertura fuori concorso del 70° Festival di Cannes, non sono che alcuni dei molteplici fili attorno ai quali il cineasta tesse un’opera eccezionale che è anche una sorta di summa frammentata e di rivisitazione dei suoi temi prediletti.

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Giocando con la temporalità e i generi al limite dello squilibrio, dove solo un maestro può avventurarsi senza rischiare di perdere lo spettatore, il regista francese si imbarca in un affascinante viaggio mascherato, una vera sfida da equilibrista della narrazione il cui incipit ne è già una perfetta illustrazione. "Dov’è Dédalus?", "questo tipo bizzarro", "sparire era la sua specialità". Tutto comincia nei corridoi del ministero degli Esteri, poi durante un pranzo tra diplomatici, in cui si evocano Vilnius, Londra, Trinidad, prima di ripartire 35 anni prima per assistere al reclutamento del giovane Dédalus (Louis Garrel), uno strano autodidatta che parla sei lingue. E tutto a un tratto, eccoci con Ismaël (Matthieu Amalric), chiamato in soccorso nella notte dal suo patrigno ("pensieri oscuri sono tornati ad assalirmi"), la cui moglie Carlotta, come veniamo a sapere, è scomparsa nella natura una ventina di anni prima. Un taxi e Ismaël raggiunge Silvia (Charlotte Gainsbourg), sua nuova compagna e hop, torniamo indietro di due anni per il racconto (divertente) del loro incontro prima di avanzare nuovamente e ritrovarli su una spiaggia dove scopriamo che Dédalus è di fatto un personaggio di un film che Ismaël sta preparando (ma anche suo fratello nella "vita vera") e dove Carlotta (Marion Cotillard) risorge in carne e ossa dal limbo del passato. State seguendo? Ritorno doloroso dell’amore-odio fantasmatico, regolamento di conti, "vita dei morti", incubo vigile, agonia della creazione: Desplechin esegue un virtuoso "dripping" alla Pollock delle sue ossessioni e dipendenze, seguendo il fil rouge di un film nel film in cui il diplomatico-spia Dédalus naviga da Berna a Praga, passando per Dushanbe. Un patchwork in cui gli esegeti del cineasta riconosceranno mille strizzate d’occhio ai suoi film precedenti, ma in cui il regista infonde uno spirito nuovo, più ludico, persino "comico" a tratti, una sorta di messa in prospettiva dello scontro tra l’oscurità dei campi di forza umani e i sentimenti che ha sempre saputo dipingere eccellentemente, attraverso sprazzi d’istinto che spezzano l’intellettualità del suo cinema. Il tutto filmato con la mano del sapiente maestro che ama plasmare la follia in un gioco di specchi dove gli interpreti principali trovano materia per esprimere il proprio talento (menzione speciale a Charlotte Gainsbourg nel ruolo più difficile della personalità più "normale").

Vasta tela criptica che ambisce a iscriversi, a suo modo, nella linea (e il regista non ne fa mistero) di opere come Otto e mezzo e Providence, I fantasmi d'Ismael non svela sicuramente tutti i suoi segreti alla prima visione, cosa che impedisce la totale riuscita di questo film funambolico che attraversa con uno stile temerario e molto personale le sfere dell’inconscio.

Prodotto da Why Not, I fantasmi d'Ismael è venduto nel mondo da Wild Bunch.

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(Tradotto dal francese)

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