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Tomm Moore • Regista

“L’arte e la cultura ci proteggono nei momenti difficili”

di 

- Incontro a Parigi con il regista irlandese di The Secret of Kells, che ha avviato la produzione del progetto attraverso Cartoon Saloon, società che co-dirige

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Tomm Moore: L'idea risale al 1999, ai tempi dell'università. Con un amico volevamo fare un adattamento animato dell'arte celtica e medievale irlandese. Ci siamo orientati immediatamente verso il Libro di Kells. Volevamo vedere fino a che punto potevamo farne qualcosa di unico, in uno stile totalmente diverso dagli altri film d'animazione internazionali. Nel 2001, abbiamo presentato un promo ai Cartoon Movies che è piaciuto a Didier Brunner della società francese Les Armateurs. Abbiamo lavorato alla sceneggiatura fino al 2003 per rendere la storia più universale e rivolgerci maggiormente al pubblico giovane. Il personaggio di Brendan è stato messo in maggior rilievo e abbiamo introdotto più elementi magici tratti dalle leggende irlandesi, come quella della fata Aisling e di Crom Cruach. Ma abbiamo sempre voluto mantenere un certo equilibrio - il che non era facile - con le tematiche più adulte.

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La sopravvivenza dell'arte contro la barbarie è il fulcro del racconto.
È triste, ma la gente non protegge i tesori della propria cultura che sono a rischio. L'idea che l'arte e la cultura ci proteggano nei momenti difficili è molto importante per me. La storia racconta di atti creativi in circostanze difficili, un po' come è stato per la realizzazione di questo film. Le storie dei personaggi e l'entusiasmo derivante dal fatto di lanciarsi in qualche cosa di nuovo a partire dall'arte medievale, mi hanno consentito di rimanere concentrato in tutti questi anni in cui ho cercato di far entrare il progetto in produzione.

Quali sono state le sue linee guida sul piano della grafica?
Una volta fissata la sceneggiatura, abbiamo fatto uno story-board che è successivamente cambiato molto. La nostra idea di base era di utilizzare tutte le possibilità dell'arte medievale con una sorta di prospettiva che potrebbe essere definita di 2D e mezzo. Abbiamo anche cercato di restituire il più fedelmente possibile i colori del Libro di Kells. Fondamentalmente si svolge tutto in una tinta ed è solo nelle situazioni di pericolo che compaiono il rosso, il nero e il bianco, in uno stile molto espressionista, con grandi ombre. Questo crea un forte contrasto con l'arte medievale e rafforza l'idea di situazioni talmente pericolose che nessuno riesce più a vedere i colori.

Lei ha cambiato la grafica in corso d'opera per allontanarla il più possibile dallo stile Disney.
È vero. All'inizio il nostro interesse era concentrato sullo sfondo e vi abbiamo lavorato ispirandoci alla pittura. I disegnatori ed io avevamo cominciato invece a trattare i personaggi in maniera più tradizionale. Ma i produttori ci hanno invitato ad andare il più lontano possibile anche con i personaggi. Ed è quello che abbiamo fatto, completamente in 2D e approfondendo al massimo l'aspetto medievale. Era una vera sfida rappresentare i personaggi in modo così stilizzato, perché nell'animazione non si recita e si punta sulle emozioni.

Qual è la sua opinione in merito al dibattito 2D o 3D?
Quando ero solo un disegnatore, avevo l'impressione che il 2D stesse per scomparire. Ma come regista e produttore, mi sono reso conto che il 2D si addiceva perfettamente a questo progetto. L'animazione 2D non è morta, si avvicina alla stop motion (animazione frame by frame) e alla craft animation, e si possono fare molti film interessanti in 2D. Bisogna fare una scelta. Comunque l'animazione 2D offre più possibilità rispetto a prima.

Quali sono le influenze che ha ricevuto nell'ambito dell'animazione europea?
Ci siamo ispirati a film come Appuntamento a Belleville [+leggi anche:
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e Kirikù, che sono stati realizzati in Europa e hanno dimostrato che era possibile fare cose diverse rispetto ai grandi Studios. Michel Ocelot ci ha dato qualche consiglio, poiché dovevamo dare il massimo con un budget piuttosto ridotto. Alla fine abbiamo fatto un ottimo lavoro.

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