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David Serrano • Regista

“Un film all'americana, con un budget spagnolo”

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Cineuropa: L'estate è un buon periodo per distribuire commedie musicali come Una hora más en Canarias [+leggi anche:
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David Serrano: Lo spero... ma sì, è un buon momento per lanciare una commedia, un film leggero senza pretese.

Ha mai pensato di girare un dramma puro, o preferisce far ridere?
Amo fare le commedie. E' ciò che mi diverte di più e, per ora, penso di continuare su questo registro. Amo le commedie anche da spettatore, e questo è ciò che desidero fare per il momento. Non so, magari un giorno vorrò dirigere un dramma. Seguo il mio istinto, ma forse con il tempo cambierò.

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Le piace correre rischi?
Molto. Al di là del merito dei miei film, buoni o cattivi, ho sempre corso tanti rischi. El otro lado de la cama era la prima commedia musicale realizzata in Spagna da anni e la mia sceneggiatura ha fatto il giro dei produttori di tutto il paese prima che uno di loro la prendesse in considerazione. Abbiamo girato Días de fútbol quasi come un documentario antiestetico. Días de cine era un'esperienza insensata, un miscuglio di dramma e di scenette. Ora, provo ad andare ancora più in là con una parodia di commedia musicale, una commedia musicale in cui i personaggi non vogliono starci: le canzoni li disturbano, così come il fatto che la gente si metta a ballare quando loro fanno tutt'altro. Inoltre, i numeri musicali sono più belli e più ambiziosi di quelli, intimi, di El otro lado de la cama.

Questo film è una coproduzione tra Spagna e Colombia. Come è nata questa collaborazione?
E' nato tutto molto naturalmente: abbiamo montato il film in questo modo perché volevo lavorare con le attrici Angie Cepeda e Juana Acosta, entrambe colombiane, e quando loro hanno accettato, si è presentata la possibilità di questa coproduzione. La Colombia è aperta a questo genere di collaborazione: ha un ottimo sistema di agevolazioni fiscali nel campo del cinema. Inoltre, è necessario per il nostro mercato partecipare a questo genere di coproduzione e avere uno star system latino, con autori conosciuti da una parte e dall'altra dell'oceano, perché con tutte le difficoltà che abbiamo nel raccogliere i finanziamenti per i film, coprodurre è fondamentale.

Come è arrivato a dare al film questo aspetto un po' folle, con i personaggi che volano?
Volevamo metterci tanto colore, anche la notte, alla quale volevamo dare un tocco magico. Volevamo che tutto il film avesse un aspetto da fiaba. Ma non volevamo che fosse un titolo pop: il colore doveva entrarvi in modo sottile, come in Les demoiselles de Rochefort di Jacques Demy, con i suoi gialli e i suoi violetti.

Perché girare alle Canarie, cosa molto frequente attualmente nel cinema spagnolo?
La sceneggiatura esigeva un'isola o un luogo lontano. Le Canarie erano una buona opzione, contratti di coproduzione a parte, per i vantaggi che il luogo offre. Girare a Madrid è sempre più complicato, non solo per i permessi che bisogna ottenere e le spese che la capitale richiede, ma anche perché ti chiedono una fortuna per girare in una casa o in un bar. Nelle isole, avevamo un intero paese al nostro servizio, pronto ad aiutarci, mentre facendo gli esterni a Madrid, una volta ci hanno gettato l'acqua addosso e un signore ci ha insultati. Credo che sia sempre meglio evitare Madrid e se oltre a questo si ottengono aiuti finanziari, tutti finiscono per far così.

Come si sono preparati gli attori per cantare, ballare... e volare?
Ci sono solo due attori che cantano, il resto è in playback, quindi abbiamo dovuto trovare dei cantanti con voci simili, perché non si sentisse la differenza. Gli interpreti hanno provato anche molto i balli, e Juana Acosta ha trascorso un bel po' di tempo appesa a un'imbracatura. Abbiamo cercato di fare un film all'americana, ma con un budget spagnolo.

Questo è il suo terzo film. Che cosa ha imparato da questi tre "corsi intensivi"?
Curiosamente, credo che quello da cui ho imparato di più è questo qui. Per la prima volta, mi sono sentito un regista. Con Una hora más en Canarias ho imparato che cos'è il cinema e comincio a sapermi servire della cinepresa. Abbiamo fatto cose più interessanti a livello di montaggio, suono e immagine. Ho imparato molto grazie a questo film. E sbagliando si impara, a ogni livello.

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