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Vlado Škafar • Regista

“Nel silenzio, il linguaggio diventa un paradiso”

di 

- Oltre a fare film e scrivere libri, Vlado Škafar è tra i fondatori della Cineteca Slovena. Dad è stato il primo lungometraggio sloveno proiettato alla Settimana della Critica di Venezia

Il regista sloveno Vlado Škafar è un uomo pieno di talenti e di interessi. Oltre a fare film e scrivere libri, è tra i fondatori della Cineteca Slovena e del Cinema Island Film Festival di Izola. Il suo nuovo film, Dad, è stato il primo lungometraggio sloveno proiettato alla Settimana della Critica alla Mostra di Venezia.

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intervista: Vlado Škafar
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è ovviamente un film molto personale, su molti piani - letteratura, calcio, natura… La storia è legata in qualche modo alla sua vita privata?

Vlado Škafar: Le location sono luoghi della mia infanzia, e mi sono venuti in mente dopo molti anni, senza una ragione. Come il sapore delle madeleine per Marcel Proust, queste immagini mi hanno aperto il passato. La storia non viene dalla mia vita ma dal mio cuore.

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C'è una scena con l'alfabeto inventato dei bambini: ne avevo anch'io uno, da piccolo. Cosa significa per lei il linguaggio?
Beh, il linguaggio è un luogo nel quale passiamo la maggior parte del nostro tempo, e soprattutto nel silenzio, il linguaggio diventa un paradiso. Ma anche un luogo dove creare un nuovo mondo, una nuova vita.

Il dialogo tra padre e figlio si riferisce anch'esso a temi linguistici, come quando parlano del legno, ad esempio. Lei è uno scrittore, e ho l'impressione che si consideri tale più che un regista. Qual è la relazione tra cinema e letteratura per lei?
Il mio primo amore è stato la letteratura, poi il cinema ne ha preso il posto, ma ora i libri sono tornati ad essere il mio miglior compagno. È vero, mi piace scrivere ed il legame fra cinema e letteratura sarà ancora più profondo nel mio prossimo film, ma non mi piace scrivere sceneggiature e me ne dimentico quando inizio a girare. Una sceneggiatura scritta per un film è una cosa morta, e voglio film che siano vita. L'unione migliore fra cinema e letteratura è quando ciascuno ha una sua poetica e un suo linguaggio, non quando si riproducono l'un l'altro.

Quale lingua parlano i personaggi? È un dialetto di Prekmurje? Perché ha voluto ambientare la storia lì?
Beh più che un dialetto è una lingua, gli sloveni non la capiscono. È la lingua di mia madre e di mio padre.

Come mai ha inserito una parte documentaria? Funziona bene ma è strana in un film così poetico…
L'idea di due giornate contrastanti era partita dall'inizio: una domenica idilliaca, piena di pace, contemplativa, poi un lunedì che per quasi tutti vuol dire fatica, una sorta di guerra personale ed il ritorno alla banalità della vita. È difficile fare la cosa giusta, sentire e comprendere se la vita ti butti contro il lunedì.

Cosa sono quei piccoli insetti che nuotano nell'acqua? Perché aprono e chiudono il film, a parte il fatto che film stesso sembra una di queste creature, leggere e ariose?
Penso siano ragni acquatici. Quando ho visto queste scene, ci ho letto tutta la storia del padre. La storia di fondo. All'inizio un ragno gioca con gli altri, poi si incontrano, poi c'è una famiglia di ragni, il ragnetto li insegue, ma alla fine allontana la famiglia e resta solo. E c'è una parte nella prima sequenza del film che parla in silenzio, come un haiku.

Pensa che il suo film possa trovare un pubblico in Slovenia?
Chiunque, ovunque, può essere un pubblico per questo film. Che spero raggiunga tutti.

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