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Andrea Arnold • Regista

Un progetto quasi maledetto

di 

- La regista britannica Andrea Arnold parla delle ragioni che l’hanno spinta ad adattare Cime Tempestose di Emily Brontë

Dopo la vittoria del Premio della Giuria a Cannes per i suoi due film precedenti – Red Road [+leggi anche:
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nel 2006 e Fish Tank [+leggi anche:
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nel 2009 – la regista britannica Andrea Arnold è stata selezionata in Concorso alla Mostra di Venezia con il suo adattamento da Cime Tempestose, Wuthering Heights [+leggi anche:
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. La regista ci racconta le ragioni della scelta di un progetto che il pubblico non si aspettava da lei.

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Perché ha scelto di adattare un grande classico della letteratura gotica? Voleva dare una sua interpretazione del romanzo?
Andrea Arnold: Quando ho cominciato a lavorarci non avevo obiettivi specifici. Un film per me è un viaggio, ho la curiosità all’inizio ed il desiderio di esplorare. E siccome un viaggio è lungo, imparo molte cose che si ritrovano poi nel film.
Mi lascio guidare da quello che accade. Volevo naturalmente rispettare l’essenza del libro, ma questa è la mia interpretazione della storia e di quello che significa per i personaggi. Un romanzo è una cosa privata: Emily Brontë scriveva per se stessa e non per i lettori. Non volevo violare la sua intimità, ma crearne una nuova.

Il film ha un particolare approccio alla natura. L’ambiente è per lei un personaggio del film?
La natura è parte del film perché vivere in luoghi così selvaggi ha una ricaduta sui personaggi, sulle loro vite. Non puoi ignorarla e per questo le ho dedicato gran parte del film.

Perché ha scelto di tornare indietro nel tempo dopo un film moderno come Fish Tank?
Il libro aveva avuto un profondo effetto su di me quando avevo 20 anni. L’idea è nata spontaneamente, per istinto. Il progetto era però più difficile di quanto pensassi, quasi maledetto. Non ho mollato nonostante gli ostacoli proprio per esaudire questo desiderio istintivo. Non ho scelto di fare un film in costume, anzi, questa era una delle complicazioni.

Perché ha tagliato tutta la seconda parte del romanzo?
Il film sarebbe durato sette ore per la semplice ragione che mi piacciono di dettagli. Ho pensato che senza la seconda parte, che ruota intorno ai bambini, il film avrebbe comunque raccontato tutta la storia, quella di Heathcliff.

Perché ha lasciato solo minimi dialoghi?
Il silenzio permette di amplificare i sentimenti. Era prezioso per gli attore, che potevano così concentrarsi sulla loro perfomance in maniera quasi animalesca. Il linguaggio del corpo è più importante delle parole e penso che questo aspetto sia chiaro nel film.

Ha scelto Kaya Scodelario per la sua prova nella serie Skins?
No. Non ho mai visto la serie, ma mi sono fidata del mio istinto quando l’ho incontrata la prima volta. Non abbiamo fatto un’audizione. L’ho scelta sulla base della mia prima impressione: sapevo che sarebbe stata perfetta per la parte.

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