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Stefano Sollima • Regista

“Un oggetto strano, su cui è stato detto tutto e il contrario di tutto”

di 

- ACAB, primo lungometraggio per il cinema di Stefano Sollima, autore dell'acclamata serie tv Romanzo criminale, racconta il controverso reparto mobile della polizia.

Uscito in Italia lo scorso 27 gennaio, ACAB - All Cops Are Bastards [+leggi anche:
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, primo lungometraggio per il cinema di Stefano Sollima, autore dell'acclamata serie tv Romanzo criminale, approda nelle sale francesi. Un'occasione per tracciare un bilancio, insieme al suo regista, su un film che racconta il controverso reparto mobile della polizia e che ha scatenato reazioni contrastanti.

Cineuropa: Come è stato accolto ACAB?
Stefano Sollima: Considerato che è un film di genere, poco comune in Italia, e che non c'era un termine di paragone, sono molto soddisfatto (il film ha incassato quasi tre milioni di euro, ndr). C'è chi si è scandalizzato, chi ha interpretato questo racconto su un gruppo di celerini come un film di destra, chi lo ha preso per un film di sinistra e chi lo ha visto per quello che è: il ritratto di una società. In questi mesi ho sentito tutto e il contrario di tutto su ACAB: è un oggetto strano, con un approccio né totalmente di genere né totalmente autoriale, di un cinismo che il nostro cinema difficilmente esprime, in cui ognuno ci ha visto quello che voleva.

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E la sua intenzione, invece, qual era?
Ho vissuto ACAB come un viaggio, mi sono affacciato con stupore su un mondo contraddittorio. Non è un film schierato. I quattro poliziotti protagonisti sono così, né buoni né cattivi, e attraverso di loro raccontiamo un'Italia cattiva, intollerante, fascista. E' spiazzante perché solitamente il nostro cinema affronta il razzismo con buonismo. La realtà è che questa bontà non ci appartiene più. Mi sono posto alcune domande su questa società. Il pubblico e parte della critica voleva delle risposte: io non le ho date.

ACAB è stato spesso accostato a un altro film italiano uscito più o meno nello stesso periodo e che tratta, anche se con angolature diverse, lo stesso soggetto: Diaz [+leggi anche:
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di Daniele Vicari. Che cosa ne pensa?

In verità, i due film non parlano della stessa cosa, non li trovo neanche complementari. Hanno sì come protagonista lo stesso reparto, ma lì ci sono i buoni e i cattivi, in ACAB no. Diaz è il racconto di un fatto, il G8 di Genova, che noi accenniamo come una cosa successa dieci anni prima. ACAB non è il ritratto di un corpo, ma di una società di cui questo corpo è espressione.

Ci parli delle sue scelte stilistiche: la fotografia, il montaggio, l'utilizzo delle musiche.
L'idea era quella di un approccio quasi documentaristico. Per questo il film ha un aspetto un po' "sporco", e invece c'è un gran lavoro dietro. La fotografia è frutto di una grande ricerca, in particolare sulle location: volevamo raccontare una metropoli, Roma, ma non i tre quattro quartieri fighetti dove ambientano il 90% dei film, bensì una città complessa, con la sua cinta suburbana. L'idea di base era fare un film visivamente solido. Il montaggio è sincopato, con rallentamenti e accelerazioni improvvise. La musica è un altro strumento per declinare il racconto. In una scena i poliziotti pogano sulle note di "Police on my back" dei Clash. In fondo, è più che probabile che anche i celerini ascoltassero, negli anni '70, il punk.

Da un punto di vista tecnico, le è servita la sua esperienza nel documentario in zone di guerra (Sollima ha lavorato come cameraman per CNN, NBC, CBS in Libia, Algeria, ex Jugoslavia, ndr)?
Tecnicamente no, non giro in questo modo perché ho fatto documentari. L'insegnamento che ne ho tratto è che non esiste una sola verità, mai. Facendo informazione, ti rendi conto di quanto sia facile manipolarla. Ho imparato a non fidarmi delle verità rivelate, questo sì. Cerco più punti di vista possibili.

Che reazione si aspetta all'estero?
In Francia, sono più abituati a tematiche del genere: penso a L'odio, ai poliziotti corrotti di 36 Quai Des Orfèvres [+leggi anche:
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, lì le dinamiche della non integrazione sono state affrontate più volte. Il film è stato venduto anche nei paesi scandinavi, Inghilterra, Germania, dove uscirà il prossimo autunno. Ci hanno contattato anche dagli Stati Uniti. Mi immagino reazioni trasversali, come qui da noi.

La sua pluralità di punti di vista, su che cosa la sta rivolgendo al momento? Sta lavorando a un nuovo progetto?
Sì, sto scrivendo una storia, ma è in una fase troppo primordiale per parlarne. Posso solo dire che sarà un film per il cinema.

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