email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Edouard Deluc • Regista

"Volevo parlare dell’avventura della fratellanza"

di 

- Cineuropa ha incontrato il regista di Welcome to Argentina in occasione della presentazione di questa sua opera prima al Festival del Cinema Europeo di Les Arcs

Welcome to Argentina [+leggi anche:
trailer
intervista: Edouard Deluc
scheda film
]
è il primo lungometraggio di Edouard Deluc. In occasione del suo passaggio al Festival del Cinema Europeo di Les Arcs, il regista francese ci ha parlato di questo road movie semplice e commovente, un invito al viaggio sulle strade dell’Argentina.

Cineuropa: Qual è stata la motivazione che l’ha spinta a fare questo film?
Edouard Deluc: Volevo parlare di avventura e di fratellanza, o meglio dell’avventura della fratellanza. Da lì è nato il cortometraggio, che era già stato concepito come lungometraggio prima delle riprese. ¿Dónde está Kim Basinger? era più facile da realizzare, ma sia io che il mio produttore avevamo in testa il lungometraggio fin dall’inizio. A partire da lì, la realizzazione di Welcome to Argentina è venuta in modo molto semplice.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Strategicamente, il suo cortometraggio ha facilitato e accelerato la produzione di Welcome to Argentina?
Non era una strategia, nel mio caso era necessario. Prima del corto, c’era qualcosa di piuttosto tenue nella mia scrittura che poteva suscitare il dubbio dei produttori. Volevo dimostrare di non aver bisogno di espedienti drammatici smisurati per raccontare questa storia in modo interessante. Il successo di ¿Dónde está Kim Basinger? ha cambiato la lettura del mio script, che deve essere visto come un inizio e un ventaglio di possibilità piuttosto che come una fine a sé, come se dopo la sceneggiatura non ci fosse più un film da fare.

Ha subito influenze durante la scrittura o le riprese?
C’è un legame tra Welcome to Argentina e Le Plein de Super di Alain Cavalier, un’influenza che ci ha uniti tutti anche nel metodo. Ci riunivamo con gli attori tutte le settimane per parlare della sceneggiatura e riscriverla. Abbiamo scritto insieme anche durante le riprese. Questo procedimento, che avevo trovato presso Cavalier, mi ha subito interessato. Poi, ci sono i riferimenti inconsapevoli. Amo molto il cinema di Alexander Payne e il suo modo di fare commedia immergendosi nella materia umana. Welcome to Argentina somiglia anche un po’ a Sideways, perché i personaggi attraversano dei vigneti. Sono immagini che restano...

Il film sembra scritto da Philippe Rebbot, un attore già presente nel cortometraggio...
Infatti. Ho un’ambizione nella vita, ed è quella di collaborare alla rivelazione di questo attore incredibile. La fantasia di Philippe Rebbot mi colpisce molto, per la sua poesia e il suo rapporto con il mondo. Ho scritto per lui, e il suo personaggio ha incontrato la figura di mio fratello maggiore. E’ intorno a questo rapporto con mio fratello che ho inventato questa storia. Philippe stimola il mio immaginario e sapevo che era perfetto per interpretare mio fratello. Quanto a Nicolas Duvauchelle, mi ha colpito in Les Corps Impatients, che fa parte della mia Top 20. Da quel film, ho seguito il suo percorso e l’ho visto bene insieme a Philippe, per dare vita al rapporto che volevo tra i miei due personaggi.

Perché complicarsi la vita girando la sua opera prima in Argentina?
Non si trattava di complicarsi la vita. Il film è nato lì. Sono attaccato a quel paese e avevo bisogno di quel miscuglio di lingue. C’era qualcosa che mi teneva in Argentina e che dovevo soddisfare con il film. Al di là dei vincoli — economici, sindacali — questo paese è stato un dono del cielo, il mio immaginario e la mia motivazione si sono decuplicati. Non mi ci vedevo proprio a realizzare un film a Parigi. Alla fine, che fortuna!

Come è andata la collaborazione con Herman Dune per la musica?
La loro musica era già lì, nella scrittura. Erano come fantasmi che aleggiavano sul lavoro. Avevo preso uno dei loro brani per il mio cortometraggio e so che ¿Dónde está Kim Basinger? gli era piaciuto molto. Due mesi prima delle riprese di Welcome to Argentina, ho inviato loro la sceneggiatura. Non avevano mai lavorato su un film, ma volevano farlo. In un mese, avevo una colonna sonora che corrispondeva quasi esattamente a quello che mi aspettavo. Il mio produttore non aveva mai avuto una prova del genere. Eravamo fatti per incontrarci. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy