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Srdan Golubovic • Regista

Ha senso essere un eroe?

di 

- Il regista serbo Srdan Golubovic parla del suo ultimo film, Circles, basato sulla storia del suo personale eroe e sulle possibili conseguenze delle sue azioni.

Cineuropa: Cosa l’ha ispirata della storia di Srdjan Aleksic tanto da spingerla a girare Circles [+leggi anche:
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intervista: Srdan Golubovic
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Srdan Golubovic: Nel 2007, quando ho letto per la prima volta la storia di Srdjan Aleksic, soldato serbo che aveva salvato un suo vicino, un civile musulmano, che stava per essere picchiato da un gruppo di soldati serbi, ho capito che era una delle rare storie positive delle guerre sanguinose nella ex-Jugoslavia. Ho capito che il suo gesto era la summa di tutti i sentimenti che avevo rispetto a quel periodo negli anni ‘90. È diventato il mio eroe personale e il mio punto di vista sull’umanità e sul coraggio. Volevo fare un film che si ponesse la domanda: ha senso essere un eroe, e il sacrificio personale è inutile? Per me, Circles è la fine dei miei interrogativi dell’epoca e, come i personaggi del film, il bisogno di uscire fuori dalle ombre di un periodo che ha segnato la mia vita.

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Come ha lavorato all’idea con gli sceneggiatori Srdjan e Melina Pota Koljevic?
Il mio produttore Jelena Mitrovic aveva letto la storia di Aleksic su internet. Eravamo ad un festival a Wiesbaden al tempo, con Srdjan e Melina. Jelena ci aveva raccontato la storia, che ci aveva sconvolti e commossi. È passato molto tempo tra la conversazione e la prima bozza della storia. Abbiamo capito di non voler fare un film su quell’uomo e quell‘incidente, ma di guardare alle conseguenze di un gesto, e a come un atto eroico e umano può spingerci a fare qualcosa di buono e diventare persone migliori.

Quali sono stati i maggiori ostacoli nella produzione?
Girare un film in Serbia è un ostacolo in sé. La storia è complessa e il film è stato girato in tre paesi. Personalmente, la maggiore sfida personale e privata è stata la morte del montatore, il mio caro amico Marko Glusac. Marko è scomparso un paio di settimane dopo il completamento del film. Mi ci è voluto del tempo per tornare a lavorare a Circles senza sentirmi vuoto e triste per la perdita di un amico. Il film è dedicato a lui, anche se l’ha realizzato insieme a me.

Lei ha lavorato in passato con molti degli attori, ma la scelta di Aleksandar Bercek è stata probabilmente la decisione più saggia.
Il personaggio di Ranko è complesso ma minimale. Sapevo che l’attore che l’avrebbe interpretato non doveva avere una reazione o un gesto in più. Sapevo che doveva essere un attore di grande talento, esperienza, forza ed energia interiori. E quando ho messo tutto insieme, è stato chiaro che avrebbe dovuto essere Bercek. Non ci conoscevamo e molte persone mi dicevano che era difficile lavorarci. Ma non mi ha mai spaventato, mi è sempre piaciuto lavorare con attori così. Alla fine, si è rivelato l’attore più semplice con cui avessi mai lavorato.

In una struttura co-produttiva così complicata, con cinque paesi coinvolti, qual è il vantaggio principale e quali i problemi? Non ci sono co-produttori bosniaci, e il film è stato girato in gran parte a Trebinje, in Bosnia.
Il vantaggio di una produzione simile è che era l’unico modo per avere i soldi per il film, e il problema è che era una co-produzione fra cinque paesi e la condizione per ottenere i soldi era spenderli in questi paesi, che ha aumentato il budget a 2 milioni di euro. È stato molto importante avere paesi co-produttori forti come Germania e Francia, ma anche da due regioni come Croazia e Slovenia, storicamente e culturalmente legate al tema e al senso del film. Il film aveva un partner bosniaco, la compagnia Pro.ba ed il produttore Amra Baksic Camo, ma purtroppo non ha superato la gara bosniaca per le co-produzioni di minoranza.

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