email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Dietrich Brüggemann • Regista

“Quello che accade in una famiglia quando domina l'ideologia”

di 

- Per la prima volta in concorso a Berlino, il cineasta tedesco parla di Kreuzweg - Le stazioni della fede. Orso d'argento per la miglior sceneggiatura

Dietrich Brüggemann  • Regista
(©Andreas Teich/Berlinale)

Affiancato dagli attori Lea van Acken, Franziska Weisz e Florian Stetter, e dal produttore Jochen Laube, il regista tedesco Dietrich Brüggemann (che ha scritto la sceneggiatura del film con sua sorella Anna, anche lei in conferenza stampa) ha parlato di Kreuzweg - Le stazioni della fede [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: Dietrich Brüggemann
scheda film
]
, presentato in concorso alla 64ma Berlinale.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Perché ha scelto questo tema religioso?
Dietrich Brüggemann: Avevo questa idea in testa già da un po' e sentivo che c'era materia per un film. Alla fine degli anni '90 poteva sembrare che le religioni fossero finite, ma non è stato così. Quando vai negli Stati Uniti, senti alla radio una quantità di sermoni cristiani, preti che predicano. Cattolici, protestanti o altro, affrontano la teologia con dettagli differenti, ma hanno in comune il modo in cui vivono la religione. Il tema del film è quello che accade in una famiglia quando domina l'ideologia, e tratta anche del ruolo dei preti nella società. Ma non è in alcun modo una setta, seguono semplicemente i precetti della loro religione e rigettano alcuni elementi della modernità. E' una famiglia simpatica e piuttosto normale, sono solo particolarmente ferventi in materia di religione. Siamo al confine della normalità della Chiesa. Non si tratta assolutamente di un attacco o della volontà di offuscare qualcosa. Trovo peraltro che i valori cristiani siano molto importanti socialmente e spiritualmente. Tuttavia il sistema iper razionale della fede cattolica può anche diventare un'ideologia.  

E il tema del sacrificio del suo personaggio femminile?
Di fatto, lei fa esattamente quello che la religione le chiede ed è persino più radicale di quanto il prete non esiga. E' a questo che spinge il sistema: diventare una santa. Lei segue le tracce di Cristo e la questione finale che viene posta allo spettatore è di vedere a cosa questo porti, se il sacrificio sia vano oppure no.

Con la sua messa in scena fatta di sequenze molto lunghe e inquadrature fisse, come è riuscito a lavorare con gli attori, in particolare i più giovani?
Non è la prima volta che utilizzo sequenze lunghe e ho già realizzato qualche anno fa un film dell'orrore intitolato Nine Takes. Ma bisogna avere una buona sceneggiatura e che le scene funzionino così come sono scritte. Perché non puoi costruire il film nella sala di montaggio. Poi bisogna avere buoni interpreti. Ed è così anche per i più giovani. Quando abbiamo provinato i bambini, alcuni si nascondevano sotto il tavolo, altri correvano via, altri ancora chiedevano della loro mamma, ma ce n'era uno che rimaneva seduto lì e osservava. E lì che scatta qualcosa. Questo vale per tutto il cast. Tutto è stato messo su alla perfezione. Ad esempio, per il ruolo interpretato da Lea van Acken, mi aspettavo di dover percorrere tutto il paese e visitare tutte le scuole di teatro per mesi. Invece è venuta fuori il primo giorno di casting. Mi sono detto: "Non è possibile, dovrebbe essere lungo e difficile". Per tornare alla domanda, sopraggiunge poi quella che chiamo la magia del film a inquadratura unica. La concentrazione è massima da una parte e l'altra della cinepresa. E' una sorta di chiesa ed è straordinario vedere come pochissimi attori abbiano dimenticato le loro battute. Ha funzionato tutto a meraviglia. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy