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Olivier Assayas • Regista

“Non è un film con Juliette Binoche, è un film su di lei”

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- Lo scrittore e regista francese parla di Sils Maria, in concorso a Cannes, e del suo stile di regia, che vede la sceneggiatura solo come punto d’inizio.

Olivier Assayas  • Regista

“E' stata un’infinita sorpresa”, dice il regista e scrittore francese Olivier Assayas delle riprese del suo ultimo film, Sils Maria [+leggi anche:
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, in corsa per la Palma d’Oro a Cannes, con un cast di attrici come Juliette Binoche, Kristen Stewart e Chloë Grace Moretz. Figlio dello scrittore e regista francese Jacques Rémy, Assayas ha assistito il padre malato nella scrittura delle sue sceneggiature, soprattutto per la televisione, per realizzarle poi lui stesso. Dopo aver completato Rendez-Vous (1985) per il regista francese André Téchiné – con protagonista Juliette Binoche – non ha avuto problemi a trovare produttori e denaro per il suo debutto, Disorder (1985). Al Midnight Sun Film Festival di Sodankylä, in Finlandia – 129 km a nord del Circolo Polare Artico – Assayas era ospite d’onore per la retrospettiva di sei suoi film (un terzo della sua produzione), e ha tenuto un discorso sul maestro svedese Ingmar Bergman (sul quale ha scritto un libro) e discusso di cinema con il direttore del festival finlandese Peter von Bagh. Tra i film c’erano Irma Vep (2006) e i suoi recenti L'Heure d'été [+leggi anche:
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(2008), Carlos [+leggi anche:
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(2010), e Sils Maria.

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Cineuropa: è diventato sceneggiatore più o meno involontariamente, data la professione di suo padre?

Olivier Assayas: In qualche modo sì. Tra i 15 e i 25 anni mi piaceva dipingere, scrivevo sceneggiature per corti e lungometraggi, ma per aiutare mio padre. Quando ho iniziato a girare dei cortometraggi miei, ho capito che il cinema richiedeva più di quanto pensassi, e quando ho iniziato a fare lungometraggi ho capito che potevo fare solo l’uno o l’altro. Non puoi essere filmmaker e pittore, non funziona così. E quindi sono felice di aver imparato il mestiere, e di aver ascoltato quello che mio padre mi ha insegnato. Non era paziente, e molte delle cose non mi interessavano. Voglio dire, adattare Maigret non è la cosa più glamour che si possa fare.

Poi è stato critico cinematografico per cinque anni?

Ho fatto molto giornalismo, anche per piccole riviste, ma i Cahiers du Cinéma, che hanno stampato la parte principale del mio lavoro, non pagavano molto e mi mantenevo lavorando come sceneggiatore e facendo dei corti. Poi un giorno Téchiné mi ha chiesto di lavorare a Rendez-vous, col quale ha vinto il Premio alla Regia a Cannes, grande successo al cinema che ha reso Binoche una star, e allora ho iniziato a fare film miei. Già allora Binoche ed io eravamo d’accordo di fare un film insieme, ma non ci siamo riusciti fino a L’Heure d’été, che non è stato il film che volevamo. Poi mi ha chiamato: che ne pensi?

Sils Maria parla di un’attrice che deve navigare attraverso diversi livelli di realtà – ha molto del ritratto di Binoche, com’è lei oggi – non è un film con Binoche ma un film su di lei. Binoche mette molto di sé nel personaggio, che ha radici profonde. Le riprese sono state una sorpresa continua. Binoche e Stewart non si erano mai incontrate prima, ma sono entrambe molto generose; Stewart era davvero colpita, ammirava Binoche, e Binoche era felice di lavorare con una giovane attrice che la sfidava, la stimolava. Ha funzionato da entrambe le parti, e non era prevedibile.

La natura di Sils Maria – un fenomeno metereologico nella valle dell’Engadina, il serpente di Maloggia – mi ha ispirato. Andavo in vacanza lì, ho visto le nubi e ho scoperto un corto italiano di inizio ‘900.

Il suo primo successo è stato con una sceneggiatura. In Sils Maria era come se la aspettava?

La sceneggiatura è la spina dorsale del film, ma solo un punto d’inizio. Il processo di scrittura non termina lì, lo congeli per un momento, e la realizzazione dovrebbe andare avanti ancora – non so davvero dove – cresce, si espande, e cerco di canalizzarla. Le mie sceneggiature sono lunghe, mi piace che gli attori recitino velocemente. Ogni film è una storia differente con dinamiche differenti. Alcune sono strettamente legate alla collaborazione con gli attori – come Sils Maria – e le location, che sono l’elemento visivo più forte, lo stile di fotografia.

Sils Maria poteva essere sviluppato in modo diverso, perché dipende molto dalle dinamiche tra i personaggi principali. Ho pensato di farlo con Mia Wasikowska invece di Stewart, ma il film sarebbe stato un’altra cosa. Il casting di un film è il momento più importante, una volta strutturato, il più è fatto. Le grandi scelte sono lì. Ci sono milioni di aspetti nella preparazione di un film, ma il processo di casting e trovare una mia via sono gli ambiti in cui spendo più tempo.

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