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Alanté Kavaïté • Regista

“Niente è mai semplice e lineare”

di 

- La cineasta lituana residente a Parigi Alanté Kavaïté parla del suo secondo lungometraggio, The Summer of Sangaile, presentato in concorso al Sundance

Alanté Kavaïté  • Regista

Una prima mondiale al Sundance e una selezione al Panorama della Berlinale: la carriera di The Summer of Sangaile [+leggi anche:
recensione
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intervista: Alanté Kavaïté
scheda film
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, secondo lungometraggio di Alanté Kavaïté, comincia sotto i migliori auspici. Incontro con la regista per parlare di questo film prodotto dalla società parigina Les Films d'Antoine, in coproduzione con i lituani di Fralita Films e gli olandesi di Viking Film, e venduto nel mondo da Films Distribution.

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Cineuropa: Da dove viene l’idea di The Summer of Sangaile?
Alanté Kavaïté: Ho animato dei laboratori di cinema con i giovani e ci ho preso un gusto pazzesco a lavorare con loro e soprattutto a filmarli. La loro capacità di ricevere ed esprimersi con un’intensità che non si ha più nell’età adulta, mi ha veramente ispirato. Questo mi ha portato a ripensare alla mia adolescenza in Lituania. Quanto al tema principale, l’acrobazia aerea, è una metafora perché volevo fare un film su qualcuno in fase di costruzione di sé, che si cerca e che sta per diventare se stesso. Ora, l’acrobazia richiede un’enorme padronanza di sé ed è esattamente quello che manca a Sangaile, il mio personaggio principale.

Il film si basa molto sulle sensazioni.
Volevo che fosse molto sensoriale, che si attenesse più alle emozioni che non alla narrazione. Le emozioni: è nell’adolescenza che si concentrano di più, si è ancora bambini ma anche già adulti. E’ anche per questo che le scene d’amore hanno questo aspetto sensoriale: la pelle d’oca, la scoperta del corpo dell’altro. C’è anche la sensazione di vertigine quando Sangaile sale sull’aereo per la prima volta, quando la vediamo prendere l’accelerazione gravitazionale in pieno volto. Ma non volevo fare l’ennesimo film in cui si vede l'adolescente soffrire in una specie di durezza realistica. Cercavo serenità, leggerezza, la comprensione del fatto che le difficoltà e le pulsioni autodistruttive sono tappe necessarie per crescere.

Che ci dice della relazione amorosa tra i due personaggi femminili?
La stessa storia tra un ragazzo e una ragazza non sarebbe stata percepita come volevo che fosse. Lì, gioco con il fatto che l’una è l’immagine speculare dell’altra. Sangaile, la ragazza di Vilnius, appartiene a un ambiente privilegiato: ha tutto, ma non se ne fa niente. Aisté, invece, ha bisogno di fare piccoli lavori durante l’estate, ma allo stesso tempo, ha tutto pure lei. Volevo giocare sui contrasti, sulla simmetria dei corpi. Sangaile ha una terribile mancanza d’amore e di fiducia in sé. Aisté la prende letteralmente per mano, come una bambola da vestire. Sangaile è anche un po’ un ragazzo mancato e mi interessava cercare un universo totalmente opposto al suo per portarla, attraverso questo universo, dove deve andare. E’ l’incontro con un universo dolce e profumato che porterà Sangaile verso il mondo degli aerei. Perché niente è mai semplice e lineare.

Quali erano le sue intenzioni di messa in scena?
Visto che Sangaile vuole volare e non ne è capace, la più grande sfida del film era di fare solo inquadrature fisse. E’ stato molto difficile e il capo operatore mi ha dato persino della terrorista (ride). C’è poi un contrasto tra le immagini fisse e le immagini aeree per le quali ho utilizzato un ottocottero che era esattamente a metà tra Sangaile a terra e l’aereo che faceva le sue figure acrobatiche a un centinaio di metri di altezza. Più in generale, sin dalla scrittura, la questione dello spazio era molto importante e ho scritto il film con la scenografia e prendendo decisioni un po’ radicali in termini di messa in scena, più che con i dialoghi.

Come ha gestito le scene di acrobazia aerea?
La star di acrobazia aerea, Jurgis Kairys, ci ha quasi regalato la sua settimana di partecipazione. E’ stata una benedizione visto il budget  ristretto del film. Non potevamo ovviamente utilizzare una camera troppo pesante sull’ottocottero, quindi era una camera HD, una videocamera. Era difficilmente maneggiabile perché al minimo colpo di vento, si sposta di quattro metri a destra o a sinistra. In totale, in un certo momento, abbiamo girato con 12 camere, di cui tre grosse di cinema, più le videocamere. Inoltre, le accelerazioni gravitazionali che incassi quando sei su un aereo acrobatico sono tali che una persona comune, come Julija nel film, non può fare più di due sedute di 11 minuti al giorno. Il rischio quindi era massimo: ci lanciavamo e la filmavamo. Un giro, due giri, tre giri: lei resisteva! Menomale! Perché non avevo un piano B.

La produzione del film è stata complicata?
L'eccezione culturale e la difesa della lingua francese sono formidabili: io ne sono a favore. Ma quando abiti in Francia come me e vuoi fare un film in un’altra lingua, ci sono pochissime fonti di finanziamento. Per fortuna, il nuovo Centro del cinema lituano ci ha sostenuto con un anticipo sugli incassi. Ma il film è stato fatto con un budget piccolissimo, al di sotto del milione di euro, il che costringe il nucleo della squadra a ricoprire diversi ruoli. Ma finché l’ambizione estetica del progetto non è messa in discussione, lo si fa. 

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