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Maren Ade • Regista

"Mostrare un rapporto padre-figlia in tutta la sua complessità"

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- CANNES 2016: La regista tedesca Maren Ade parla della sua audace commedia familiare e sociale Vi presento Toni Erdmann, film sorpresa del concorso cannense

Maren Ade • Regista
(© Festival de Cannes)

Affiancata dai suoi due ottimi interpreti Sandra Hüller e l’austriaco Peter Simonischek, e dai suoi soci nella compagnia Komplizen Film, la cineasta e produttrice tedesca Maren Ade ha raccontato alla stampa internazionale la genesi del suo terzo lungometraggio, Vi presento Toni Erdmann [+leggi anche:
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Q&A: Maren Ade
scheda film
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, un film sorprendente che non ha lasciato indifferenti alla sua presentazione in concorso al 69° Festival di Cannes.

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Affrontare il tema di una famiglia complicata era il suo desiderio di partenza per questo film?
Maren Ade: Sì, è da tempo che volevo parlare della famiglia, del ruolo che gioca ciascuno dei suoi membri e delle cose che vi si ripetono in continuazione. Da un lato, c’è il desiderio profondo di rompere con la famiglia, di ricominciare da zero. E nel film, c’è questo padre molto burlone che assumerà un’altra personalità, quella di Toni, il che mi ha dato la possibilità di raccontare questa storia familiare in modo diverso.

Come ha sviluppato la relazione padre-figlia che è al centro del film?
Mentre scrivevo la sceneggiatura, ho scoperto che il rapporto padre-figlia è molto forte, pieno di emozioni più o meno dissimulate, con un aspetto un po’ aggressivo d’amore nascosto. Volevo mostrare un rapporto padre-figlia in tutta la sua complessità e ho cercato di essere molto precisa rispetto ai personaggi e a ciò che capita loro, di pensare  sempre come se fossi nella loro pelle. Anche se alcune cose non erano molto plausibili, volevo che tutto fosse possibile, logico, e che i sentimenti restassero verosimili. Il film aveva bisogno di un certo realismo, altrimenti non ti identifichi nel racconto. Abbiamo quindi lavorato molto sulle emozioni. I conflitti interni dovevano essere comunicati agli spettatori, pur restando fedeli al racconto.

Come lavora? Dà una sceneggiatura definita agli attori? Provate molto?
Lavoro molto sulla sceneggiatura e quando è quasi terminata, faccio il casting. Poi, sulla base della sceneggiatura, lavoriamo a lungo e nel dettaglio con gli attori. Per questo film, non ho cambiato molto la sceneggiatura, ma a volte l’ho modificata rispetto agli attori, anche durante le riprese. E abbiamo provato tantissimo. Ma essendo Sandra Hüller e Peter Simonischek molto noti a teatro, sono abituati a queste prove lunghe.

Perché ha scelto Bucarest come ambientazione principale della storia?
La giovane donna del film lavora all’estero, nel mondo degli affari, e ho pensato che la Romania potesse essere un paese interessante perché ha legami economici stretti con la Germania. Dopo la caduta del comunismo, molte imprese tedesche e austriache si sono interessate alla Romania. Vi sono molte multinazionali e molti progetti per i consulenti. Mi interessava anche il fatto che esiste una sorta di gerarchia tra i paesi dell’Unione europea, e questo lo ritroviamo pure nelle imprese. Infine, al di là del fatto che avevamo buoni rapporti con un coproduttore locale, la Romania è un paese che mi intrigava perché amo molto il cinema rumeno di Mungiu o Puiu, ad esempio.

Lei ha dichiarato di non aver voluto dare un accento femminista al suo personaggio principale. Crede che il dibattito attuale su uomini e donne sia semplicistico?
Mi dicono in effetti che il personaggio di Ines è freddo. E visto che si parla tanto oggi dei problemi della parità tra uomini e donne, tutti vogliono il mio parere. Ma anche se questo personaggio è una vera donna e io sono una regista donna, non ha più o meno importanza per me che sia una donna. Non bisogna attaccarsi troppo alle questioni di genere. Mi sentivo molto vicina ai miei vari personaggi, e da spettatrice m’identifico spesso più nei personaggi maschili. Quando guardo James Bond, mi identifico in James Bond e non nelle donne. Dunque non bisogna focalizzarsi troppo sul fatto che il personaggio di Ines non sia tanto femminile.

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(Tradotto dal francese)

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