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REPORT: Visioni Incontra 2017

di Camillo De Marco

15 work in progress hanno partecipato alla seconda edizione di Visioni Incontra, la sezione industry del Festival Internazionale del Documentario di Milano Visioni dal Mondo

REPORT: Visioni Incontra 2017
I vincitori del Visioni Incontra (© Visioni dal Mondo)

Per i documentari servono “buone storie, passione e creatività”. Gli ultimi butteri di Walter Bencini si è aggiudicato ieri il premio Migliore Progetto Documentariotra i 15 work in progress che hanno partecipato alla seconda edizione di Visioni Incontra, la sezione industry del Festival Internazionale del Documentario di Milano Visioni dal Mondo.

Punishment Island di Laura Cini Shadowgram di Augusto Contento sono invece i titoli vincitori del concorso italiano del festival, giunto alla terza edizione (leggi la news).

Oltre alle sessioni di pitching, Visioni Incontra ha proposto alcuni panel di approfondimento.

Nel primo panel di ieri giovedì 5 ottobre protagonista era Chris McDonald, presidente di Hot Docs di Toronto, forse il più grande festival di documentari del Nord America, che ha parlato delle strategie di Hot Docs, la filosofia, la mission, storia e rapporti con produttori, finanziatori e registi. Numerosi sono stati i consigli preziosi di McDonald ai produttori a filmmakers presenti. Per essere selezionati ad un festival è molto importante scegliere il titolo giusto per il proprio documentario, mandare delle foto di produzione e compilare in modo corretto i moduli di iscrizione. Successivamente informarsi di dove e quando sarà la proiezione, promuoverla con i social e la stampa locale. Le cose fatte bene pagano: l’anno scorso il progetto italiano Happy Winter, prodotto da Indyca Zenit Arti Audiovisive, ha vinto il premio Best Pitch al Forum di Hot Docs. “Non abbiamo idee preconcette sui documentari italiani. Cerchiamo buone storie, buoni personaggi, passione e creatività”.     

Nel secondo panel, moderato da Cinzia Masòtina, sulla distribuzione del documentario in sala, Chris McDonald si è confrontato con Stefania Ippoliti – Fondazione Sistema Toscana, Responsabile Mediateca e Area Cinema, Presidente Italian Film Commissions, e Domenico Dinoia – Presidente Fice, Federazione italiana cinema d’essai. Quest’ultimo ha ricordato l’iniziativa della Fice “Racconti italiani” per circuitare i documentari: una selezione di 6-10 titoli con condizioni contrattuali favorevoli per il noleggio, che vuol essere uno stimolo e una sollecitazione per gli esercenti. Non sempre i risultati sono esaltanti. “Con il passaggio al digitale c’è stata una svolta per la riduzione dei costi, grandi nomi come Michael Moore hanno portato il documentario al cinema e i festival ormai li selezionano nei concorsi ufficiali accanto ai film di fiction. Alcuni distributori indipendenti si stanno specializzando nel documentario e in questo momento sono in sala diversi titoli, magari distribuito come eventi di uno o più giorni. Molti però rimangono fuori dalla distribuzione. La riforma della legge cinema approvata a novembre fino ad ora non ha dato risultati, spero che i decreti attuativi portino degli incentivi che alzino il livello di qualità delle sale che programmano cinema di repertorio, del passato e del reale”.

Stefania Ippoliti ha raccontato la sua esperienza nel progetto promosso da Regione Toscana La Compagnia, che ha visto l’acquisto e la ristrutturazione di una sala storica di Firenze che programma soltanto film documentari. Una monosala da 463 posti dotata di tecnologia avanzata per proiezioni 35m m e digitale 4K (2D e 3D). “Multiprogrammazione per un pubblico maturo e colto, ma il nostro obiettivo è anche un pubblico giovane con titoli legati alla musica o a certe tematiche sociali, anche attraverso un accordo con l’Università. Mi interessa capire come si fa al meglio il lavoro di esercente, in modo contemporaneo, tracciando strade innovative, in sintonia con il pubblico, non dandogli quello che è abituato a ricevere ma trovando forme e modelli che facciano sentire lo spettatore a proprio agio. Con la nuova legge speriamo di poter avere un aiuto per muoversi meglio nel marketing, nella politica dei prezzi, magari avendo a disposizione uno staff di giovani”.

La Compagnia ha appena siglato un gemellaggio con lo Hot Docs Ted Rogers Cinema di Toronto, sala che ospita documentari canadesi e internazionali,  di cui è presidente Chris McDonald. “Le nostre sfide sono le stesse di quelle italiane. Consideriamo un successo una sala con 40 spettatori per un documentario sulla Siria o altre tematiche politiche o sociali”. Rigauaro alle opere provenienti dall’Europa, per McDonald funzionano temi come la musica e il turismo virtuale. 

Il terzo panel ospitava Francesca Johnson, - director development & production per National Geographic Channel a Londra - affiancata dal responsabile per l’Italia Andrea Bosello (Executive Producer Entertainment & Factual Production). Tema gli “Standard produttivi ed esempi di strategia editoriale” del gruppo che conta 760 milioni di consumers. Johnson ha mostrato il “nuovo corso” di Nat Geo, attraverso alcuni dei prossimi progetti, come The Story of Us With Morgan Freeman; One Strange Rock, in collaborazione con Darren AronofskyDian Fossey: Secrets in the Mist, narrato da Sigourney Weaver; Diana: In Her Own Words,un tributo a Lady Di; le nuove stagioni di Genius e Mars. “Non più reality series a basso budget che hanno dominato il canale per anni. Scommettiamo su grandi progetti innovativi”Francesca Johnson ha illustrato i criteri per poter entrare nella programmazione di Nat Geo, incluso il mercato nordamericano. Si parla di progetti con budget minimo di 150 mila dollari (per la sezione italiana) che possono arrivare a 800 mila. Capacità di costruire una narrativa forte ed emozionante, con un valore produttivo alto, uso del potere del brand National Geographic, storie conosciute ma viste con occhi nuovi, contenuti esclusivi di interesse globale, spaziando nei vari generi: queste le principali indicazioni.  Nat Geo italiana è pronta a valutare documentari one-off più che serie, sia in full commission che in coproduzioni di progetti già avviati. 

Nel quarto panel, dedicato alle opportunità e modalità di coproduzione con la RSI - Radiotelevisione svizzera, si è puntato su un case story di successo, Il senso della bellezza di Valerio Jalongo, che ha aperto questa edizione del festival e verrà distribuito in Italia il 21 e 22 novembre da Officine Ubu (in Svizzera il distributore è First Hand Films). Il regista ha raccontato il suo incontro con la produttrice svizzera Tiziana Soudani di Amka Films per realizzare un progetto piuttosto ambizioso che prevedeva l’ingresso e la permanenza della troupe all’interno del Cern di Ginevra: “quattro anni di riprese e di lotta con l’ufficio stampa del centro di ricerche nucleari”. Senza la RSI come partner, spiega Tiziana Soudani “noi produttori indipendenti non riusciremmo a fare film, sia di fiction che documentari”. Presente al panel anche Silvana Bezzola Rigolini, responsabile acquisti e coproduzioni RSI Radiotelevisione svizzera, che ha seguito Il senso della bellezza fin dallo sviluppo della sceneggiatura.

Quinto e ultimo panel quello di aggiornamento sulla nuova Legge Cinema i cui decreti attuativi sono ormai operativi. Le novità e opportunità per il cinema del reale sono state illustrate da Alberto Pasquale, docente di organizzazione ed economia dello spettacolo alla Sapienza di Roma, che ha collaborato con il MiBACT alla stesura dei decreti. “Questa legge, in gran parte ispirata al sistema francese, è un concreto tentativo di modernizzazione del settore”, ha spiegato Pasquale. Per quanto riguarda i contributi selettivi, 1,9 milioni sono dedicati alla produzione di documentari e corti. In questo file PDF si fa il punto della situazione sui decreti attuativi.

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