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Jan Cvitkovič • Regista

L'ironia nella vita e sul set

di 

- Jan Cvitkovič • Regista di Gravehopping

Jan Cvitkovič , archeologo, scrittore, attore e regista (quasi per caso), è tra i giovani cineasti sloveni più in vista. Il suo primo lungometaggio, Bread and Milk, presentato alla Mostra di Venezia nel 2001, ha vinto il Leone per il Futuro. Cvitkovič torna sugli schermi con Gravehopping (t.o. Odgrobadogroba), un film croato-sloveno prodotto da Staragara, Propeler film Zagreb e RTV Slovenja, cofinanziato dal Fondo sloveno per il cinema ed il Ministero croato della Cultura. Il film, che ha ricevuto il Premio per il miglior giovane regista alla 53ma edizione del San Sebastian International Film Festival, sarà proiettato in Slovenia, al Ljubljana International Film Festival (10 – 24 novembre). In questa cronaca della vita quotidiana di un "professionista dell’elogio funebre", della sua famiglia e dei suoi amici, Cvitkovič combina humor nero e musica pop (in versione strumentale); sul tutto aleggia la minaccia di una tragedia che nessuno si aspetta. Cineuropa ha incontrato il regista, il cui senso dell’ironia accomuna la vita e il set.

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Cineuropa: Gravehopping tratta del rapporto con la morte, ma tutti i personaggi sembrano considerare questa prospettiva con ironia. È un'autodifesa ?
Jan Cvitkovič: Il mio entourage è piuttosto ironico in rapporto alla morte. Questo distacco è un’arma contro la paura. Ho quindi un approccio ironico, ma il mio film parla soprattutto di accettazione – c’è anche un personaggio che muore volontariamente, per amore diciamo. Ognuno nella vita deve capirlo: morire in fin dei conti non è poi così terribile, fa parte della vita e bisogna imparare ad accettarlo.

Com’è vista la relazione tra gli uomini e Dio? Si tratta di un soggetto centrale del film (al di là delle cerimonie religiose)?
Non amo troppo le religioni. Quando dico Dio, voglio dire l’Universo. All’inizio del film, c’è una citazione panteista di J.D. Salinger su un piccolo ragazzo di sei anni che si rende conto che tutto è Dio guardando la sorellina che beve il latte: lei era Dio ed il latte era Dio. È la chiave per capire l’essenza del mio film.

Perchè filmare la storia di un professionista dell’elogio funebre ? È un mestiere comune in Slovenia?
Le persone lo fanno spontaneamente. È ancora abbastanza frequente nelle piccole città. L’idea del film mi è venuta naturalmente, parlando con un amico. Tuttavia, contrariamente al mio film precedente, Gravehopping non è ispirato a personaggi reali e le situazioni che ho filmato sono fittizie.

Come hai affrontato i personaggi con gli attori? Ci sono stati problemi con i sordomuti?
Sonja Savis, che interpreta Ida, è molto diversa dagli altri attori. Abbiamo vissuto una relazione molto passionale, che può provocare conflitti, ma che ci può anche ispirare. Ho passato due mesi a preparare Sonja e gli altri attori. Facevamo degli esercizi senza nessun legame con il film, lavorando sull’improvvisazione anzichè ripetere la sceneggiatura.

Al momento delle riprese, hai seguito la sceneggiatura o hai lasciato liberi gli attori di improvvisare?
Diverse idee sono nate sul set, discutendo con gli attori. Per alcune scene, ho dato dei suggerimenti, senza sapere perchè. È solo più tardi, al momento del montaggio, che mi sono reso realmente conto che quelle scene erano tra le più forti. Amo molto farmi guidare dall’intuizione.

Questo film, che inizia come una commedia noir ha una fine tragica. Perchè?
La fine del film non era affatto improvvisata.
Quando faccio un film, non penso in termini di genere. Per me scegliere un genere vuol dire limitarsi. Ho fatto quello che avevo voglia di fare seguendo ancora una volta la mia intuizione.

Come hai lavorato con Simon Tanšek, il tuo direttore della fotografia?
Immaginando che tipo di film avrei potuto fare, ho analizzato il lavoro di alcuni pittori. Amo molto i colori di Degas e me ne sono ispirato per le scene di interni. Per l’esterno, ho pensato a luci dorate. Con Simon – con il quale ho già lavorato su Idle Running (1999) -, siamo andati nella campagnia slovena, per studiare la luce, sentirla.

È stato difficile trovare i finanziamenti per il film?
Abbiamo ricevuto il sostegno del Fondo sloveno per il cinema ed è andato tutto bene. Non è stato come per il mio film precedente, Bread and Milk, che è stato inizialmente respinto; poi la giuria ha cambiato decisione e ho ripresentato il progetto (senza cambiare una riga) ed è stato accettato. Gravehopping è stato anche finanziato dal Ministero della Cultura croato, anche se è stato girato integralmente in Slovenia dell’Ovest. Un’equipe croata ha filmato il "making of".

È vero che non sei un cinefilo ?
È vero, non sono mai stato un fan di cinema. Sono innanzitutto archeologo. Ho iniziato a scrivere sceneggiature per caso, poi ho recitato ed infine ho avuto voglia di filmare le mie sceneggiature. Ero curioso di provare. Quando altri hanno filmato quello che ho scritto, il risultato è stato sempre completamente diverso da quello che immaginavo. Mi sono detto che dovevo essere io a filmare. Ho scritto un cortomtraggio, Bread and Milk, che è diventato un lungometraggio. Adesso scrivo poesie; è quello che mi piace fare di più in questo momento. Quando avrò bisogno di soldi, forse tornerò al cinema.

Quindi è tutto una questione di soldi?
Si, certo (ride).

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