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Marco Filiberti • Regista

"Mi sono ispirato a Morte a Venezia, ma non parlate di cinema gay”

di 

“Credo che ormai il cinema gay ‘serio’ abbia fatto coming out e sia da considerare sdoganato. In ogni caso sarei felice se non si parlasse de Il compleanno [+leggi anche:
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come di un ‘un film gay’, anche perché se invece che per David, il protagonista Matteo avesse avuto un’attrazione per una ragazza, le battute sarebbero state le stesse e il senso del film non sarebbe cambiato”. In un periodo in cui la cronaca racconta di violenze omofobe, Marco Filiberti porta a Venezia Il compleanno, un vero e proprio mélo contemporaneo che si ispira esplicitamente al cinema di Douglas Sirk e a Morte a Venezia di Luchino Visconti, con la storia di un uomo colto, razionale (fa lo psicanalista) e realizzato che si trova a fronteggiare una passione travolgente e inaspettata verso il figlio di un amico. Prodotto da Zen Zero S.r.l. con la partecipazione degli Ateliers d'écriture Evian éQuinoxe 2007 al Royal Evian Resort, il film è l’opera seconda del regista a sei anni da Poco più di un anno fa, e sarà presentato in Controcampo Italiano l’8 settembre. Nei panni dei protagonisti, che passano insieme a Sabaudia un’estate che cambierà le loro vite, ci sono Massimo Poggio, Maria De Medeiros, Alessandro Gassman, Michela Cescon, Christo Jivkov, Piera Degli Esposti e l’esordiente Thyago Alves.

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Cineuropa: Come è nato questo progetto, che sembra un vero e proprio omaggio al mélo di Sirk?
Marco Filiberti: L’idea è nata da due suggestioni principali: la prima è la luce come fattore visivo ma non rivelatore, che non si deposita su un elemento per far emergere una verità, ma per abbagliare e portare a un’improvvisa epifania. La seconda è data dalla lettura del mito di “Tristano e Isotta” filtrato da Schopenauer e Wagner, di cui mi interessa l’ineluttabilità: ci sono aspetti della vita che comportano possibilità di scelta mentre altri, come la morte, la malattia o una rivelazione, risvegliano in noi realtà che non avevamo percepito perché non eravamo pronti a farlo. Ne Il compleanno la forza dirompente è costituita dall’arrivo di David, un portatore di segni che travolge Matteo. Riguardo all’omaggio a Sirk, ho voluto realizzare un’operazione esplicita di recupero della sintassi del mélo. Non posso fare a meno di questo linguaggio, che abiura il realismo per trasfigurarlo.

Qual è il nucleo centrale del film?
E’ un’indagine nelle zone d’ombra, da cui emergono tre elementi del proibito concatenati tra loro. Il primo è l’amore totale di un adulto sposato, a cui si rivela una passione omosessuale fuori controllo. Il secondo è quello di Leonard (Jivkov), che si porta dietro una grande ferita e ora soffre di depressione cronica. Il terzo è quello di Giuliana, la paziente che non ama la figlia. Tra questi il primo ha un ruolo più importante, mentre per gli altri si tratta di un effetto di rimandi e di specchi.

Il film racconta di un amore gay che crea scandalo, in tempi in cui la cronaca parla di violenza omofoba…
Alla fine del film c’è anche una scena di sesso abbastanza forte, ma non compiaciuto. Non è stata fatta per solleticare i bassi istinti del pubblico, ma per rispettare il percorso del protagonista. Non potevo evitare di mostrarlo e spero che nessuno uscirà dalla sala parlando solo di quello. Rispetto alla cronaca, mi piace combattere per i miei ideali ma mi fa orrore strumentalizzarli e voglio solo dire che purtroppo la violenza c’è, ma non solo nei confronti dei gay: ne sono vittima anche le donne, i neri, gli extracomunitari e le minoranze in genere.

E’ contento della collocazione veneziana in Controcampo?
Sì, è una sezione nuova che riprende quella voluta da Lizzani in un momento in cui il cinema autoriale era forte. Credo che ci sarà attenzione attorno ai film di questa sezione, anche perché ce ne sono pochi in competizione. Inoltre al Lido presenteremo anche il libro “Mélo ritrovato”, dedicato al mio film e al cinema mélo in generale.

Nuovi film in cantiere?
Ho tre nuovi progetti per il cinema: a novembre girerò “Gli eterni stranieri” che ho scritto a Sabaudia ed è ambientato nel mondo del restauro e della critica d’arte, dove un elemento eversivo irrompe a spezzare l’apparente placidità dell’ambiente. Poi c’è un progetto sulla vita di Lord Byron e una commedia sul mondo del cinema.

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