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Kamila Polit

Producers on the Move 2010 – Polonia

di 

Con una laurea in sociologia all'università di Varsavia e attualmente iscritta al Master in Businees Administration, Kamila Polit è nel settore della cultura sin dagli inizi della sua carriera. Dopo aver lavorato per il teatro musicale ROMA, al Teatr Wielki (Grand Théâtre - Opéra National) e a fianco del direttore dei programmi Mariusz Treliński, è passata nel 2008 alla produzione cinematografica e televisiva allo Studio Prasa i Film.

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di Jacek Borcuch. Era solo un'esperienza o volete continuare in questo campo?

Kamila Polit : Prasa i Film è stato lanciato nel 1994 da Jan Dworak e Maciej Strzembosz come uno dei primi studi di produzione creati dopo il cambiamento del sistema politico polacco nel 1989. Ma Jan Dworak è stato nominato a capo della televisione pubblica polacca e ha dovuto sospendere la sua attività di produttore. Quando è stata rilanciata, nel 2008, la società ha cominciato subito a lavorare nella produzione cinematografica. Jacek Borcuch ci ha proposto la sua sceneggiatura nel 2007, abbiamo trovato in fretta il budget del film per cominciare le riprese nell'estate del 2008 e finirle nell'inverno dello stesso anno.

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Che progetti avete sottomano?
Abbiamo due titoli importanti in fase di lavorazione: Papusha (Papusza) di Joanna e Krzysztof Krauze, la storia della prima poetessa zigana che ha scritto le proprie opere, e The Summer Solstice (Letnie przesilenie) da una sceneggiatura di Michał Rogalski, il vincitore polacco del premio Hartley-Merrill 2008, e secondo nell'edizione internazionale.

Questi due film si annunciano come co-produzioni.
In effetti saranno probabilmente realizzati con soci tedeschi. Abbiamo anche in progetto Kilimandjaro (Kilimandżaro) di Kinga Lewińska, di sicuro una co-produzione con i paesi scandnavi. Il progetto successivo invece sarà un cortometraggio di Kristoffer Karlson Rus (diplomato alla Wajda Master School) in co-produzione con la Svezia.

Quali sono i vantaggi nel co-produrre?
Da un lato, è il solo modo che i film polacchi hanno di farsi conoscere fuori dai loro confini nazionali. Dall'altro, siccome i budget sono elevati, siamo obbligati a cercare altri mezzi per poterli completare. Noi poi consideriamo interessante il fatto che un socio straniero possa consigliarci, influenzare la forma del film e il modo di realizzarlo. Uno sguardo esterno può confermare la nostra visione. Infine noi e i nostri soci, soprattutto quelli occidentali, non siamo più così distanti nel modo di lavorare, al contrario di quello che si può pensare: abbiamo gli stessi standard di produzione. La co-produzione nasce quindi da una sorta di necessità, ma è anche un valore aggiunto.

Come scegliete le sceneggiature? Su quali criteri vi basate?
Di sicuro per me il genere non è fondamentale. Spesso a farci convincere è la personalità del regista, il soggetto, la storia, il modo di raccontarla. Amiamo il cinema d'autore, ma il nostro obiettivo non è produrre film ermetici, d'élite, piuttosto quello di fare cinema per un pubblico più vasto, semplicemente fare film che vale la pena sostenere.

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