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Paolo Protti • Presidente dell’ANEC

Transizione al digitale: "Un processo che deve maturare"

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Incontro con il presidente dell'ANEC (Associazione Nazionale degli Esercenti di Cinema Italiani) per fare il punto sul processo di equipaggiamento digitale delle sale italiane.

Cineuropa: In un anno, le sale italiane hanno registrato un'esplosione dell'equipaggiamento digitale. Qual è stato il fattore determinante di questa accelerazione: il fenomeno 3D, l’accordo tra distributori ed esercenti sul VPF o il credito d'imposta?
Paolo Protti: Nel 2009, il fenomeno 3D ha influito al 99 % sullo sviluppo degli schermi digitali, che sono passati da 50 a 400 nel 2009, e che erano 504 a fine aprile 2010. Quest'anno, il 3D ha ancora il suo ruolo, ma si manifestano anche i primi effetti dell'accordo firmato tra i distributori italiani e gli esercenti sul VPF. Penso che un impulso ulteriore si produrrà a breve con la pubblicazione delle modalità di accesso al credito d'imposta proposto dal governo.

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Alcuni professionisti stimano che a questo ritmo le sale italiane saranno tutte digitalizzate per il 2012. Condivide questa previsione ottimistica?
Questo obiettivo dipende da un solo fattore: il rinnovamento del credito d'imposta dopo il 2010. Nel contesto attuale di rigore finanziario in Italia, non possiamo sperare di ottenere altri aiuti. Se la misura viene confermata, potremmo avere per il 2012 un parco sale ben equipaggiato e capace di compiere una vera e propria transizione dalla pellicola al digitale. In caso contrario, i tempi si allungherebbero, giacché far passare il 100 % delle sale al digitale senza alcun sostegno è impossibile.

C'è il pericolo di vedere emergere un esercizio a doppia velocità, con i grandi circuiti digitalizzati e le piccole sale incapaci di finanziare il proprio equipaggiamento?
E' un rischio reale. E' per questo che il credito d'imposta è essenziale. Il richiamo del 3D e l’accordo con i distributori sono insufficienti a garantire il finanziamento dell'equipaggiamento, poiché il costo di trasformazione resta troppo oneroso per i piccoli esercenti. Dunque, è fondamentale che il credito d'imposta sia prolungato nel 2011 e 2012.

Qual è la sua posizione sulla questione della diffusione nelle sale di contenuti non cinematografici, che l'equipaggiamento digitale permette e che si sta sviluppando molto velocemente?
Mi sembra che ci sia paura della novità e di un cambiamento che senza dubbio potrebbe prodursi. Ma ci sono norme contrattuali: quando gli esercenti prendono un film, firmano un contratto. Ci vuole un rapporto di trasparenza e di comunicazione totale tra distributori ed esercenti, in modo che sia tutto chiaro. Penso che non ci saranno problemi. Ma se le cose si svolgeranno all'insaputa gli uni degli altri, nasceranno elementi negativi. Se gli esercenti sono informati della data di uscita in home video, ad esempio, è anche normale che se un esercente vuole proiettare un contenuto alternativo, debba informare e discuterne con il distributore per sapere se è fattibile o no. E' una questione contrattuale che deve essere gestita nella trasparenza più assoluta.

L’accordo tra distributori ed esercenti sul VPF si è concluso in Italia senza passare per gli investitori terzi.
Gli investitori terzi sono tuttavia ben presenti. Arts Alliance ha contratti con grandi circuiti e opera in Italia, altri hanno fatto proposte attualmente in discussione. All'inizio, i distributori italiani erano piuttosto scettici e i piccoli esercenti sentivano una sorta di limitazione alla loro autonomia, l'impressione di non essere più proprietari delle loro istallazioni. Questo è stato un acceleratore per concludere un accordo diretto tra esercenti e distributori sul VPF senza intermediari, sapendo che vi è una libertà totale nella scelta del modello. Alcuni hanno preferito firmare un contratto con Arts Alliance, altri investire in prima persona coinvolgendo direttamente i distributori. Non partecipano ancora tutti i distributori, ma molti lo fanno già. E' un processo che deve maturare: siamo in un mercato libero in cui puoi decidere di partecipare o no.

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