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Oli Harbottle • Distributore, Dogwoof

European Distributors Up Next! 2010 – Regno Unito

di 

Dagli esordi al Raindance Film Festival, dove da stagista è divenuto festival producer, fino al suo importante ruolo a Dogwoof, la scalata di Oli Harbottle è stata rapidissima. Nell’industria cinematografica inglese, Oli è un vero guru del marketing cinematografico online, poiché l’80% del marketing di Dogwoof è online, ed il successo della compagnia deriva da questo.

Cineuropa: Dogwoof è nota come società che distribuisce film che parlano di cambiamenti sociali. Come si è evoluta la vostra filosofia aziendale?
Oli Harbottle: Dogwoof è stato creato come distributore indipendente di cinema d’autore e si è trovato in un mercato affollato, in lotta per la piccola fetta di mercato lasciata a compagnie del genere. Poi, nel giugno 2007, abbiamo distribuito Black Gold, documentario sul caffé equo e solidale in Etiopia, e abbiamo visto le tante opportunità di un film simile. Abbiamo lavorato a stretto contatto con ONG, brand e associazioni di beneficenza interessati ad allinearsi al messaggio del film, e questo ci ha consentito di accedere ad un pubblico ampio e… detto-fatto! Non avevamo un nostro pubblico, facevamo dei film e poi aspettavamo che la gente li vedesse. Il documentario è stato un grande successo sia in sala che in DVD, e ne abbiamo compreso subito il grande potenziale. Poi è venuto The Age Of Stupid nel marzo 2009, e così abbiamo consolidato la nostra nicchia di mercato.

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Ci racconta il suo background, e come ha scelto il cinema?
Non ho un’educazione strettamente cinematografica, sono sempre stato un appassionato, sin da quando, nel 2002, ho lasciato l’università, e ho fatto uno stage al Raindance Film Festival, il secondo maggiore festival indipendente nel Regno Unito. Nel 2003 sono stato rapidamente promosso Festival Producer, e ho curato tutti gli aspetti del management e della programmazione. Ho curato tre edizioni, e l’ho visto crescere in dimensioni e fama in quei tre anni. Poi ho deciso di essere più dentro l’industria, e la distribuzione mi è sembrata la strada naturale. Conoscevo Andy Whittaker e Anna Godas, fondatori di Dogwoof, sin dalla sua creazione, e sono stato fortunato abbastanza da incontrarli all’inizio dell’opera: mi sono unito nel luglio 2006, e non mi sono mai guardato indietro!

Dogwoof Indie non segue i tradizionali modelli di distribuzione: ci racconta perché Dogwoof fa le cose in maniera diversa?
Dogwoof Indie è uno dei diversi modelli di distribuzione di Dogwoof, ed è essenzialmente un modello ibrido, nel quale i registi possono detenere i diritti dei propri film (con un po’ di controllo creativo sul marketing), ma lavorano con noi per distribuirlo attraverso i nostri contatti e canali — il modello è stato utilizzato con successo in due occasioni specifiche, The Age of Stupid e The End Of The Line, due documentari hit del 2009 nel Regno Unito, e l’input dei filmmaker è stato essenziale per la riuscita.

La maggioranza delle uscite di Dogwoof segue modelli di distribuzioni più convenzionali, ovvero con l’acquisizione dei diritti — la nostra fama nasce soprattutto dalle innovative campagna di marketing che usiamo, e che si basano soprattutto sul lavoro a stretto contatto con organizzazioni e brand legati al film, ma anche su grandi campagne online. Crediamo fermamente che la pubblicità cartacea sia un investimento in perdita, soprattutto per noi indipendenti, e quindi la evitiamo. Il mondo oggi comunica online, e soprattutto attraverso i social media, e quindi dedichiamo gran parte del nostro tempo e delle nostre risorse alle campagne di marketing online, con una community già costruita che cerchiamo di coinvolgere sempre di più, sia attraverso siti dedicati ai film che con piattaforme come Facebook e Twitter. Abbiamo di recente costituito una partnership con la software-house statunitense Cisco per sviluppare siti con community integrate per tutti i nostri film, che si alimentano vicendevolmente.

Quali sono i vostri piani futuri?
Vogliamo far crescere ancora il brand Dogwoof, che lo ha già fatto in maniera incredibile in brevissimo tempo, e diventare ‘LA’ compagnia dei film a sfondo sociale, non soltanto dei documentari. Vogliamo ampliare i confini dei modelli di business e delle strategie di distribuzione innovative, e sfidare le finestre tradizionali per trovare canali alternativi per gli incassi attraverso terze parti o opportunità online.

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