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Xavier Villaverde • Regista

“Il paese che disprezza la sua cultura ha un grave problema di autostima”

di 

- Dopo quasi dieci anni lontano dal set, il regista galiziano 53enne torna con il suo film più giovanile, una scommessa audace nel panorama buio del cinema spagnolo attuale.

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Xavier Villaverde: Dall'osservazione del fatto che i rapporti sentimentali e sessuali sono cambiati negli ultimi tempi, soprattutto tra i giovani, che li vivono in modo più libero, senza tanti pregiudizi, tabù e paure. Rischiano di più a livello emotivo. Perché la realtà sessuale della gente sta sempre avanti rispetto alle norme della società o della religione. Sono temi non molto presenti nel cinema per giovani, ma lo sono nelle loro vite.

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Perché è stato nove anni senza girare un film?
Sono stato produttore esecutivo di altri film, come Concursante [+leggi anche:
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di Rodrigo Cortés. Poi, di solito mi dilungo con le sceneggiature. La pellicola stava per essere fatta in coproduzione con altri luoghi che alla fine hanno abbandonato il progetto, mentre ne sono entrati altri: così i tempi si allungano. Io ci metto sempre un po' tra un film e l'altro. Così ho tempo di cambiare stile. Mi piace che siano diversi, sebbene parli in tutti della questione dell'identità: chi sei e come vivi. Ho l'impressione che se non adotti un punto di vista morale, certi elementi della produzione, come ad esempio le televisioni, rimangano sconcertati. Se questo film avesse avuto una morale di fondo, le cose sarebbero state diverse.

Nel film, oltretutto, ci sono molte scene di sesso...
Sì, vi abbiamo lavorato durante le prove vedendo la serie americana Tell Me You Love Me, affinché fossero naturali e credibili. Volevo usare la camera a spalla, ma non volevo che si notasse, di modo che gli attori non dovessero stare troppo attenti ai segni.

E' rimasto contagiato dallo spirito giovane della storia e della squadra del film?
Mi trovo molto bene con i giovani e mi trovo meglio con loro che con le persone della mia età. Mi interessa quello che succede alle nuove generazioni che formeranno il paese del futuro e la capacità di rischio o di incoscienza che si ha a vent'anni. Questa specie di purezza che si ha, senza paura, e il lanciarsi in qualsiasi cosa: tutto questo ha una sua grande forza. E' una generazione che ha davanti a sé tante possibilità che altre non hanno avuto.

Quanto è costato il film?
Un milione e passa di euro, non so la cifra esatta. Sono produttore esecutivo perché così controllo il mio lavoro di regista. Sono entrati finanziamenti privati, Televisión de Galicia e Canal Plus, in coproduzione con il Brasile. Andremo ai festival di Mosca e Seattle. Credo sia stato venduto in Germania e Giappone, abbiamo offerte dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti, e andiamo al mercato di Cannes.

Come vede il cinema spagnolo, con tutti i suoi tagli alle sovvenzioni?
Un paese che non ha un audiovisivo forte è destinato a perdere la sua identità culturale. I francesi hanno molto chiaro il fatto che l'audiovisivo è un affare di Stato. Ma quanto pesano veramente le sovvenzioni al cinema in Spagna? Una percentuale minima del Prodotto interno lordo. Un paese che disprezza la sua cultura e i suoi creatori ha un grave problema di autostima. E' così difficile e triste.

E' tempo di aguzzare l'ingegno?
Si è costretti a cercare nuove formule, ma i film hanno bisogno di un minimo di finanziamento per poter essere realizzati. Puoi fare un film con pochi soldi sfruttando la tua squadra, senza che nessuno ci guadagni, come si fa per un'opera prima, ma non quando hai un tessuto industriale già in piedi. Ci sono settori molto sovvenzionati, meno redditizi sul piano sociale rispetto al cinema, che nessuno mette in discussione. C'è una parte importante di pubblico cui interessa il cinema spagnolo e bisogna offrire la possibilità di poter scaricare film legalmente da Internet. Dobbiamo cercare un punto di incontro, giacché c'è gente che accede a contenuti in modo illegale perché non può farlo legalmente. E se io fossi esercente cinematografico cercherei nuove formule: un due per uno invece di tenere la sala vuota o, ad esempio, creare eventi per suscitare curiosità e attirare il pubblico; dobbiamo cambiare meccanismi. A volte, entriamo nel panico e non reagiamo.

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