email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Alberto Rodríguez • Regista

“Senza il sostegno della televisione è difficile fare buoni incassi”

di 

- Il regista sivigliano, 43 anni, presenta La isla mínima in concorso a San Sebastian, dopo successi come Grupo 7 e 7 vírgenes.

Alberto Rodríguez  • Regista

Cineuropa: E’ nervoso per l’avvicinarsi della première?

Alberto Rodríguez: Più che per il festival, sono preoccupato per l’uscita: sapere che cosa pensa il pubblico del mio film è la cosa più importante. Con 7 vírgenes [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, Juan José Ballesta ha vinto la Conchiglia d’argento del miglior attore a San Sebastian. Con il film precedente, Grupo 7 [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, siamo stati a Tribeca, e con After [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
a Roma.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

La isla mínima [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Alberto Rodríguez
scheda film
]
sta ricevendo appoggio mediatico e una buona promozione da parte di Antena 3TV, che ha anche coprodotto.

Sì, il canale sta puntando molto sul film e spero che continui così. E’ sempre più evidente che se non c’è un sostegno di questo tipo, è molto complicato che i film abbiano buoni incassi. I due che sono stati ben lanciati da Telecinco quest’anno - Spanish Affair [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
e El niño [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Daniel Monzón
scheda film
]
– sono numeri uno negli incassi ad oggi.

Con il film di Daniel Monzón condivide non solo i due attori (Jesús Castro e Jesús Carroza), ma anche l’importanza del paesaggio...

In questo caso partiamo dalle foto che Atín Aya fece nelle paludi del Guadalquivir alcuni decenni fa. E’ una zona vastissima che divenne molto popolosa quando vi si cominciò a coltivare il riso, ma con l’avvento delle macchine questi villaggi sono stati abbandonati e sono rimasti isolotti abitati da poche persone. Per questo, il paesaggio è stato un elemento importantissimo del progetto sin dall’inizio. E’ un luogo strano perché nonostante sia completamente cristallino, è un labirinto: andare da un luogo all’altro è complicatissimo, con strade impraticabili e sentieri che possono sprofondare da un momento all’altro…

Un deserto molto vivo...

Chiaro: è in continuo movimento e agitazione. E l’esplosione di vita che ci trovi è incredibile… Abbiamo girato vicino al Parco Nazionale di Doñana, che abbraccia il territorio di Huelva, Cadice e Siviglia.

Perché ha scelto di inserire, sin dai titoli di testa, quelle spettacolari riprese aeree?

L'idea era quella di spiegare il sito, così complicato, e il suo tempo, molto più complicato. Puoi stare lì per ore e non vedere nessuno, ma è pieno di acqua, uccelli e vita, e come dicono lì, anche se non vedi nessuno, qualcuno ti sta guardando. Sicuro. Perché da lontano ti possono vedere, giacché sono più di 30.000 ettari di campi di riso. Poi inizia la palude selvaggia, l’area che costeggia il parco e il Parco Naturale. Inoltre, l’idea delle riprese aeree si rapporta indirettamente al personaggio di Javier Gutierrez, che ha questa ossessione per gli uccelli.

I crimini del film hanno a che vedere con fatti reali?  

Abbiamo voluto specificare sin dall’inizio che si trattava di finzione, però ci siamo documentati: abbiamo letto di omicidi e dei pochi serial killer che ci sono stati in Spagna, ma non ai giorni nostri: si trattava sempre di crimini antichi.

Le interessano gli anni Ottanta? Anche Grupo 7 era ambientato in quel decennio...

Non ho un ricordo nitido della transizione, perché ero molto giovane: ce l’hanno raccontata così e così si è fissata nella nostra immaginazione. Ciò che ci ha dato la forza di riprendere questo script – che avevamo messo da parte nel 2005 – sono stati due documentari dei fratelli Bartolomé: Atado y bien atado e No se os puede dejar solos. Trattano la transizione non in modo ufficiale, ma dalla strada e in quel preciso momento. Mi sono sembrati super interessanti e ci hanno dato l'idea di sviluppare la trama in quell’epoca. Molti dei problemi che avevamo 34 anni fa sono tornati oggi: ma insomma... non siamo andati avanti? La grande differenza è la presenza dei militari e del terrorismo, che oggi si sente di meno. Ma ci sono molti fattori concomitanti e ci sembrava interessante quella tensione sotterranea che ci avrebbe permesso di costruire un film con due livelli di significato: la trama e qualcosa di più, che sta al di sotto. 

Torna anche a insistere su una coppia di poliziotti dai caratteri opposti…

In realtà, in Grupo 7 erano quattro, anche se i veri protagonisti erano due.  Ora il film si basa su due poliziotti, il vecchio caimano e il giovane furetto, che devono intendersi per forza. I due personaggi sono basati su casi reali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy