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Seraina Rohrer • Direttrice delle Giornate di Soletta

"Abbiamo deciso di non guardarci solo indietro, ma di affrontare le sfide a venire"

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- Seraina Rohrer, dal 2011 alla guida delle Giornate di Soletta, ci parla con passione e determinazione della 50ma edizione del festival

Seraina Rohrer  • Direttrice delle Giornate di Soletta

Seraina Rohrer, dal 2011 alla guida delle Giornate di Soletta, ci parla con passione e determinazione della 50ma edizione del festival. Confida a Cineuropa i suoi colpi di fulmine ma anche i suoi timori per il futuro del cinema svizzero.

Cineuropa: Potrebbe parlarci brevemente della programmazione di questa 50ma edizione delle Giornate di Soletta?
Seraina Rohrer: Innanzitutto, la programmazione si fa basandosi sulla produzione attuale. Quest’anno ritroviamo un numero considerevole di giovani registi che presentano la loro opera prima. Sono lieta di constatare che ci sono diversi giovani talenti che hanno già un’idea molto chiara del tipo di cinema che vogliono fare. Abbiamo quindi deciso di aprire questa 50ma edizione con il film Unter der Haut di Claudia Lorenz che è anche il suo primo lungometraggio. Per me questo film è rappresentativo della produzione di questi giovani registi svizzeri che hanno una visione molto chiara del cinema a livello dei contenuti ma anche della forma. E’ chiaro che non ci saranno solo film di giovani talenti a Soletta, ci saranno anche i grandi maestri noti in tutto il mondo come Ursula Meier, Freddy M. Murer e Christian Frei, per fare qualche esempio. Questi talenti affermati contribuiscono da anni alla fama del cinema svizzero. Anche se festeggiamo i nostri 50 anni, abbiamo deciso di non guardarci solo indietro, ma di affrontare le sfide a venire: prima fra tutte, la digitalizzazione. E’ per questo che abbiamo voluto lanciare quest’anno il nuovo portale film.ch. Vorremmo creare una sorta di IMDB, un dizionario del cinema svizzero. L’idea è quella di promuovere il cinema elvetico per tutto l’anno e per un pubblico ampio.

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Dice di essere lieta di accogliere molte opere prime di giovani registi. Perché? Si può, secondo lei, parlare di una nuova generazione di cineasti svizzeri?
Si nota una tendenza generale a focalizzarsi sulla sfera privata, sulla vita quotidiana. Se si fa un confronto con le Giornate di Soletta di 50 anni fa, si nota che i temi politici hanno lasciato il posto a inquietudini più intime. Questa tendenza è a mio parere molto interessante. Parlando sempre di questi giovani registi, si può anche ritrovare un desiderio crescente di lavorare in collettivo. Il film Chrieg [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Simon Jaquemet
scheda film
]
, che è stato presentato a San Sebastian e al festival di Zurigo e che sarà proiettato a Soletta, ne è un esempio emblematico. Questo film di Simon Jaquemet è stato sviluppato dal collettivo zurichese 8Horses, formato da undici giovani creativi. La loro idea è di fare dei film con un linguaggio cinematografico molto chiaro e pensati soprattutto per il circuito dei festival. Lo scopo di questi giovani registi è di esistere innanzitutto nel circuito dei festival, di raccontare la loro storia e di fare un cinema d’autore, il tutto privilegiando la dinamica del gruppo.

Quali sono, secondo lei, le principali difficoltà con le quali si è confrontata la cinematografia svizzera, in particolare in relazione alla soppressione degli aiuti europei del programma MEDIA?
E’ vero che dopo la votazione di febbraio 2014, tutto nel cinema svizzero è diventato più complicato. Il problema è soprattutto che siamo stati esclusi dai contratti europei e che il legame con i circuiti è stato tagliato. Il legame con questi circuiti è estremamente importante per il cinema svizzero perché dà accesso ai diversi workshop, festival… C’è quindi un vero problema di visibilità a livello internazionale. E’ un po’ strano essere nel cuore dell’Europa, in un mondo che è sempre più complesso e globale, e allo stesso tempo essere esclusi o emarginati da questa stessa realtà. Per gli artisti che lavorano a livello globale, internazionale e che si considerano cineasti europei, la situazione è al momento estremamente difficile.

Quali consigli darebbe ai giovani registi svizzeri?
E’ sempre difficile dare consigli perché ci sono tante personalità diverse, ma posso comunque dire che è sempre fondamentale seguire il cammino che si è deciso di percorrere, credere nella propria visione personale, intima del cinema. Trovo estremamente importante che i giovani cineasti cerchino con ogni mezzo di fare il "loro" cinema. Bisogna sempre mantenere la propria visione artistica, che è unica e non deve cedere a nessun compromesso.  

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(Tradotto dal francese)

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