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Beata Gårdeler • Regista

“Volevo che il sentimento trasmesso da un villaggio del nord della Svezia fosse reale”

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- BERLINO 2015: Flocking ha vinto l'Orso di Cristallo per il Miglior film nella sessione Generation 14plus alla Berlinale. Cineuropa ha incontrato la regista, Beata Gårdeler

Beata Gårdeler  • Regista

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Beata Gårdeler racconta la storia di Jennifer, una ragazza di 14 anni, che diventa il capro espiatorio dopo aver accusato un compagno di classe di averla violentata. Cineuropa l’ha incontrata per parlare del film, che è stato presentato nella sezione Generation 14plus della Berlinale, e per scoprire cosa lo abbia ispirato.

Cineuropa: Cos’è stato a ispirarle questo film? È basato su fatti realmente accaduti?
Beata Gårdeler
: Prima di iniziare le riprese di questo film, lo sceneggiatore ed io abbiamo esaminato alcuni casi giudiziari avvenuti in Svezia. Abbiamo così scoperto che ce ne sono davvero tanti e che sono diffusissimi in ogni parte del mondo. Succedono all’ordine del giorno e l’ho trovato interessante.

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Perché ha scelto di non mostrare lo stupro ma di lasciare al pubblico la scelta di crederci o meno?
Volevo che, all’inizio del film, il pubblico si sentisse dalla parte del branco, o del gregge. Solitamente non mi piace l’idea di avere un lato buono e uno cattivo; è troppo semplice così. Volendo creare un personaggio complesso, ho pensato che fosse meglio non mostrare cosa fosse realmente accaduto, perché così facendo avrei scatenato un’ondata di sentimenti da entrambe le parti, per entrambe le famiglie.

Perché ha scelto un finale aperto per il suo film?
A mio avviso, quello che conta di più nel film sono le reazioni degli adulti. In un certo qual modo, erano loro a spingere il ragazzo a fare il secondo stupro, e penso che sia questo il motivo per cui ho voluto che il film finisse così: perché, per me, era la cosa più importante. Che il ragazzo finisse o meno in prigione… Non lo trovavo così interessante. Volevo creare l’idea che potesse commettere molti altri stupri, continuando comunque ad avere il loro appoggio.  Volevo anche che si percepisse quanto forte fosse lei per tutta la durata del film e che, alla fine, risultasse ancora forte. Non ho idea di come reagirà il pubblico, ma ho la sensazione che lei avrà comunque una vita degna di essere vissuta. Non volevo risposte semplici, come un finale in cui la ragazza prende un bus e si trasferisce. Non mi piace questo genere di epilogo.

Esiste una differenza dal tuo punto di vista su come uomini e donne vengano dipinti in questo paesino? Le donne sono forse più passive?
Secondo me, sono tutti spaventati al punto da compiere le scelte sbagliate. La madre di Jennifer cerca di fare qualcosa, andando a scuola per parlare con loro. Si tratta anche di posizioni sociali, di quale tipo di personaggio sei e se sei forte abbastanza per avere tutte queste reazioni. Non credo di aver deciso che gli uomini fossero in un modo e le donne in un altro; quello che mi interessa, è il gruppo per intero.

Il film ritrae una particolare classe sociale?
Volevo che il sentimento trasmesso da un villaggio nel nord della Svezia fosse reale. Credo che possa succedere ovunque – cioè, nel sud della Svezia come in Germania, dappertutto. Ho scelto di girare le riprese nel nord della Svezia perché sono cresciuta lì e volevo mostrare alcuni aspetti che mi riguardano e che sento davvero vicini, relativi a personaggi e luoghi.

Può parlarci dell’idea che si cela dietro ai messaggi che appaiono sullo schermo per tutta la durata del film?
Volevo assolutamente che ci fosse questo nel film. La conformazione del villaggio e il caso di stupro potevano essere ricondotti al 18mo secolo. È un vecchio modello che abbiamo visto a lungo nel corso della storia ed è per questo che ho voluto un contesto ricollegabile al 2015. Pensiamo che la società sia davvero sviluppata e poi scopriamo che non lo è. Ho voluto creare questo contrasto. Ho voluto anche questo panorama da chat: lo chiamo così per via della fotografia, perché è una cosa che lo fa sembrare peggio di quanto non lo sia già. Se paragonato al 18mo secolo, possono essere i social media a stuprarci. Solo il fatto di esserci sui social media è uno stupro. Siamo come personaggi diversi sui social media: alcuni decidono di mostrare solo il loro lato migliore. Ma se usi la chat e nessuno sa chi stia scrivendo, allora puoi diventare una persona veramente cattiva, usando un linguaggio completamente diverso, e dando libero sfogo a tutto quello che avresti sempre voluto dire ma non hai mai avuto il coraggio di fare. Voglio davvero che tutto il film sia incentrato su questo, è troppo importante per me.

L’interrogatorio di Jennifer è stato girato in un’unica lunga scena, interamente focalizzata su di lei. Cosa ha voluto comunicare con questa tecnica?
Perso che sia stata dura da girare questa scena perché ci sono talmente tante serie televisive sul crimine, che ci ho dovuto pensare a lungo e sono arrivata alla conclusione che se avessimo girato la scena in una ripresa sola, sarebbe sembrata più realistica. Quando ho iniziato a documentarmi sui casi reali, sono rimasta colpita dal numero di volte in cui continuano a farti la stessa domanda, ancora e ancora, portandoti allo sfinimento. Quindi volevo davvero ricreare sul pubblico un effetto tipo: “Possiamo finirla con questa scena per favore?”. 

Il cast è composto da attori professionisti e non. Come sono stati selezionati?
Gli attori giovani del cast non avevano mai recitato prima e, poichè abbiamo deciso di girare il film nel nord della Svezia, volevo che il dialetto fosse realistico, utilizzando i giovani locali. Gli attori principali vengono da fuori, quindi hanno dovuto lavorare molto sul dialetto. Gli attori delle parti minori – come quella girata nel tribunale, per esempio – sono persone che lavorano realmente lì.

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(Tradotto dall'inglese)

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