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Luca Guadagnino • Regista

"Filmare l'invisibile, cioè il desiderio"

di 

- VENEZIA 2015: A sei anni da Io sono l'amore Luca Guadagnino torna con A Bigger Splash, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Luca Guadagnino  • Regista

A sei anni dal successo di Io sono l'amore [+leggi anche:
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Luca Guadagnino torna alla regia di un lungometraggio con A Bigger Splash [+leggi anche:
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, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. E' il remake del classico di Jacques Deray La piscina con Alain Delon e Romy Schneider. Il film è girato a Pantelleria e interpretato da un cast internazionale che include Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Dakota Johnson, Matthias Schoenaerts e Corrado Guzzanti. Protagonisti sono una leggenda del rock e un manager musicale. "Il rock'n'roll come esperienza irriducibile di piacere, come segno di libertà assoluta", spiega Guadagnino. Ma volevo mostrarne anche la sconfitta".

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Cineuropa: Come è arrivato alla scelta di Pantelleria come location?
Luca Guadagnino:
Volevo che il paesaggio funzionasse come marca potente del reale e come specchio che rifletteva i conflitti. Pantelleria è un posto violento, adagiata su un vulcano e sferzata da venti come lo Scirocco e il Maestrale, nata come prigione e poi evoluitasi in isola turistica. E' un luogo non riconciliato. 

E' anche l'ultima frontiera dell'Europa. Come ha fatto interagire rock'n'roll e migranti?
A rischio di  sembrare pomposo, la mia idea di cinema è quella che ho imparato da Bernardo Bertolucci che a sua volta citava Renoir: nel cinema bisogna lasciare aperta la porta alla realtà. Nonostante il nostro film parli del privatissimo di questi quattro personaggi, gli elementi esterni del luogo sono finiti per entrare. Il tema dei migranti mi interessava nella misura in cui ne sottolineava la natura di alterità rispetto ai protagonisti e volevo indagare come questa alterità si rapporta a noi.

Come si è confrontato con l'originale, La piscina?
Quando mi hanno proposto di ritornare a quel film lo avevo visto una volta sola a 15 anni. Con lo sceneggiatore David Kajganich abbiamo provato a vederlo ma il blueray non funzionava. E' una storia vista mille volte, La regola del gioco di Jean Renoir... Mi affascinava perché mi permetteva di filmare l'invisibile, cioè il desiderio, come forza e sostanza che muove tutto e produce conseguenze estreme. 

Le diranno di nuovo, come per Io sono l'amore, che lei fa dei film che strizzano l'occhio al pubblico americano?
Vorrei sgombrare il campo da questo equivoco. Non è questione di declinare un'Italia pret-à-porter per il gusto internazionale, di fare cartoline, ma di rappresentare la nostra prossimità. Del resto i più grandi estimatori di Io sono l'amore li ho trovati in Corea del Sud, Svezia, Turchia.

Lei fa spesso la scelta di attori stranieri per i suoi film.
E' nel dna del cinema italiano: Barbara Steele per Mario Bava, Ingrid Bergman per Rossellini, Lou Castel per Bellocchio. Sono corpi alieni irrompono sullo schermo nazionale. Del resto, per parafrasare Truman Capote, non avendo confini, il cinema non ha geografia. Il cinema è la capacità di capire la realtà in maniera trasversale. Per me il glamour, le celebrities e lo star system non sono imperativi.

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