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Solveig Anspach • Regista

Contro venti e maree

di 

- La regista islandese residente in Francia parla delle difficoltà per realizzare Stormy Weather. Che è stato ricompensato con la selezione a Cannes

La regista franco-islandese Solveig Anspach ripercorre in esclusiva per Cineuropa la lavorazione movimentata del suo secondo film Stormy Weather [+leggi anche:
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scheda film
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, con Elodie Bouchez e Dida Jonesdottir, selezionato per il Certain Regard. Nonostante il successo del suo primo lungometraggio Haut les coeurs, la regista è stata sul punto di rinunciare al suo nuovo progetto finanziato all'ultimo da una co-produzione europea franco-belga-islandese, con Ex Nihilo, I Films du Fleuve e Blueeyes Productions.

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Perché ha scelto la psichiatria come tema centrale del film Stormy Weather?
"Sono partita da un fatto di cronaca letto sulla stampa, molto tempo fa. Era la storia di una ragazza trovata per la strada a Parigi, ritenuta sorda e muta, che viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Era una ragazza molto brillante e il suo caso interessava molte persone. Alla fine, dopo molte ricerche, si scopre che veniva dall'Inghilterra. Ero rimasta affascinata da questa notizia e avevo cominciato un documentario senza realizzarlo. Questa storia mi è tornata in mente dopo qualche anno. Prima della Femis, avevo studiato psicologia: è un universo che mi ha, da sempre, molto interessata, come i film Une femme sous influence o Shock Corridor. Abbiamo girato in un vero ospedale psichiatrico a Liegi, con dei veri pazienti. Questo ha permesso a Elodie Bouchez di creare il suo personaggio perché era un mondo che non conosceva affatto.
Stormy Weather è una storia umana basata su un sentimento che viene dall'infanzia : pensiamo che il mondo sia a volte ingiusto e lo vogliamo cambiare. E' la storia di una ragazza che percepisce l'appello di una donna che incrocia nella sua vita: non potendo cambiare il mondo, la ragazza decide di aiutare questa donna".
Come ha scelto le due attrici principali?
"Elodie Bouchez è arrivata alla fine. I provini di Elodie erano eccellenti e soprattutto è un'attrice professionista nel senso nobile della parola, sempre presente, pronta a fare tutto, anche le cose più difficili. Elodie ha anche un lato segreto.
Per Didda Jonesdottir è stata un'altra storia. Ho intervistato tutte le attrici islandesi tra i 25 e i 35 anni di età, ma la mia impressione era che fingessero di essere pazze e non ci potevo credere. Poi, ho visto Didda entrare in un bar e ho subito capito che l'attrice giusta era lei. Gli ho offerto il ruolo senza sapere che era già conosciuta per le sue poesie e romanzi. Didda non aveva mai girato ma i suoi provini erano ottimi. Aveva una personalità coinvolgente".

Il finanziamento del film è stato difficile da trovare?
"Direi impossibile! La sceneggiatura non attirava i professionisti del settore che non capivano il suo lato minimalista che cancellava di proposito le spiegazioni, e che ho accentuato durante il montaggio. Solo Canal+ ha investito nel progetto, dopo il rifiuto di Arte e di tutti gli altri. Ho pensato spesso, con il mio produttore Patrick Sobelman, che forse era preferibile fermarsi. In seguito, Baltasar Kormakur e Blue Eyes sono entrati nella co-produzione e ho ottenuto l'anticipazione sugli incassi islandesi. I fratelli Dardenne, venuti a conoscenza delle difficoltà di finanziamento, hanno letto la sceneggiatura senza dirmelo per delicatezza, la hanno apprezzata e si sono impegnati con Les Films du Fleuve. Intanto, i costi erano scesi da 2,75 a 1,5 milioni di euro, dimezzando il gruppo di lavoro e limitando i tempi delle riprese. Personalmente avevo molti dubbi di poter portare avanti un progetto per due o tre anni quando tutti ti dicono no.
Dopo tutte queste difficoltà, tutta la squadra è stata ricompensata da questa selezione inaspettata al Certain Regard".

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