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André Téchiné • Regista

"Rispettare il più possibile il flusso della vita"

di 

- BERLINO 2016: ll cineasta francese André Téchiné svela Quando hai 17 anni, proiettato in competizione a Berlino

André Téchiné  • Regista
(© Berlinale)

Circondato dai suoi attori Sandrine KiberlainCorentin Fila e Kacey Mottet-Klein, dalla sua co-sceneggiatrice Céline Sciamma, dal suo produttore Marc Missonnier e Olivier Delbosc (Fidélité Films), il cineasta francese André Téchiné ha parlato alla stampa internazionale del suo nuovo film, Quando hai 17 anni [+leggi anche:
recensione
trailer
Q&A: André Téchiné
scheda film
]
, svelato in anteprima mondiale in competizione al 66mo Festival di Berlino e molto apprezzato dalla critica. 

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Perché ha optato per una progressione narrativa in tre parti? 
André Téchiné: Nel primo trimestre c'è un'incompatibilità tra i due adolescenti, vivono questa violenza, ma non sanno da dove venga. Nella seconda parte, improvvisamente, dopo la lotta in montagna, c'è una sorta di tregua e sensualità per il personaggio di Damien interpretato da Kacey. In quel momento, questo personaggio è vittima di un turbamento erotico, che fa paura al personaggio di Tom, interpretato da Corentin. Il desiderio di Damien non è condiviso da Tom, almeno non nella seconda parte. Nella terza parte, quando le lotte adolescenziali finiscono e la guerra del mondo adulto fa la sua comparsa, le loro risse diventano irrilevanti e Tom si rende conto che può prendersi cura sia della madre sia del bambino e in quel momento è in grado di rispondere al desidero di Damien. Nel film cerco di accompagnare i personaggi e una relazione che evolve senza tregua, di fare l'ellissi in qualche modo e mostrare passo passo come si svolge. I personaggi di questa storia sono programmati per l'eterosessualità, come tutti. Ho cercato di mostrare fisicamente e visivamente che è necessario questo periodo di iniziazione per riuscire a cambiare l'impostazione dell'eterosessualità. Non è affatto qualcosa che si fa banalmente, facilmente, è una lotta e ho cercato di mostrare quella che i personaggi fanno contro se stessi. Alla fine è tutto il contrario di un colpo di fulmine. Ho voluto rispettare il più possibile il flusso della vita e la scoperta di questi adolescenti rispetto alla norma.  

Perché si è rivolto a Céline Sciamma per co-firmare la sceneggiatura?
Ammiravo molto il suo contributo al cinema francese, l'aspetto innovativo del suo lavoro sull'adolescenza e sapevo che il mio film avrebbe parlato di due adolescenti. Peraltro volevo che il film fosse il meno dialogato possibile, che fosse il più fisico possibile rispetto a dei personaggi, che non sono totalmente capaci di verbalizzare la loro esperienza. Nel lavoro con Céline, ci siamo incontrati su questo punto di vista, su qualcosa di estremamente minimalista sui dialoghi. 

Riesce a dare leggerezza ad argomenti piuttosto forti.
È una preoccupazione abbastanza costante nei miei film. Diffido molto del pathos e rifiuto la compiacenza della nefandezza. Allo stesso tempo, spero che questo non tolga l'emozione, ma faccio in modo che i personaggi non siano troppo opprimenti né pesanti. 

Perché ha scelto questo villaggio di montagna come luogo delle riprese?
Ci tenevo a mostrare un angolo perduto della Francia, che non viene spesso rappresentato al cinema. È una parte del paese un po' diseredata e dimenticata. Ma mi piaceva anche che questi personaggi adolescenti, che non sono ancora usciti dal mondo dell'infanzia, fossero minuscoli in confronto a queste montagne gigantesche. Dal punto di vista visivo mi è sembrato interessante. E queste montagne, con i loro malefici e sortilegi, mi sembrava appartenessero a un mondo magico, come quello dell'adolescenza, che si perde quando si entra in quello ben più pragmatico dell'età adulta. 

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(Tradotto dal francese)

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