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Lone Scherfig • Regista

“Nel Regno Unito c’è tanto in ballo”

di 

- Their Finest, ultimo film di Lone Scherfig, è stato proiettato al Mayor of London's Gala del 60º Festival Internazionale del Cinema di Londra BFI. Abbiamo incontrato la regista

Lone Scherfig • Regista
(© Naman Ramachandran / Cineuropa)

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dell’acclamata regista danese Lone Scherfig ha avuto la sua prima europea al 60º Festival Internazionale del Cinema di Londra BFI, dove è stato proiettato al Mayor of London's Gala. Cineuropa ha parlato con Scherfig del film e di altri temi, compresa la controversa questione della Brexit.

Cineuropa: Che cosa l’ha portata a realizzare Their Finest?
Lone Scherfig: In quel capitolo della storia cinematografica britannica, i film avevano una grande importanza. Ogni giorno, quando andavano a lavorare, non sapevano se avrebbero continuato insieme o se qualcuno sarebbe stato trasferito. La gente veniva promossa molto rapidamente, e anche così sono state firmate alcune delle migliori pellicole che ha visto. La storia delle donne che furono messe sotto contratto per scrivere 'slop' — il dialogo delle donne in questi film — non era stato raccontato prima. Ed è una storia che ruota attorno a cose che amo — scrivere sceneggiature e girare film — e che è ambientato in un’epoca molto emozionante. Leggendo sia la sceneggiatura che il libro, mi ha affascinato il personaggio di Ambrose Hilliard [un attore vanitoso e in decadenza interpretato da Bill Nighy]; mi ha affascinato Tom Buckley [uno scrittore del ministero dell’informazione britannico interpretato da Sam Claflin], un uomo ingegnoso e carismatico; mi ha affascinato il tono, e ho sentito che potevo portare qualcosa. Dal principio, mi sono sentita nel mio campo, anche se non ho vissuto in quell’epoca e in quel luogo.

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(2010) a Their Finest, ha raccontato diversi aspetti della società e della storia del Regno Unito. Perché le interessano questi racconti britannici?
Ho sempre sentito molto più interesse storico per il secolo scorso che per epoche anteriori. E penso che questo sia correlato al fatto che mi piace come un regista viaggia nel tempo trattando una determinata epoca. Mi piace lavorare nel Regno Unito, e non solo per le sceneggiature e gli attori e l'architettura, ma anche per tutto lo sfondo: il dramma, il pericolo, la bellezza, l’intelligenza. Penso che l’umorismo britannico abbia un fascino incredibile, oltretutto nel Regno Unito c'è così tanto in ballo, rispetto alla Scandinavia.

Che cosa intende con “c’è tanto in ballo”?
E’ una società più drammatica. Le differenze sociali sono più pronunciate. Qui la guerra ha colpito tutti e ciascuno in modo molto più drammatico di quanto non abbia fatto nella maggior parte della Scandinavia. Wilbur Wants to Kill Himself ne è un buon esempio: ambientando la storia lì [Glasgow, in Scozia], i personaggi avevano più da perdere, era più difficile per loro sopravvivere alle loro abitudini. Questo ha aggiunto crudezza e drammaticità al film, gli ha dato una spinta che mi sembra più facile trovare qui. Forse ciò che accade è che non essendo nel mio paese, posso vedere tutto in modo diverso e ho il coraggio di parlare di certe cose. Mi sento meno timida, perché la materia non ha nulla a che fare con me, ma con le cose che mi piacciono e mi interessano, e che voglio condividere. In un certo senso, la distanza mi aiuta.

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nel 2007?
Forse sì. Un'altra spiegazione è che mi offrono ottime sceneggiature nel Regno Unito. E non mi sono ancora stancata. Mi piace molto lavorare con gli attori di qui. Ovviamente, quando fai un film, ci sono solo determinati giorni in cui dirigi davvero gli attori, c'è molto più lavoro da fare, ma nel Regno Unito c'è tanta etica del lavoro, disciplina, gentilezza, umiltà, e così tante persone meravigliose nei reparti del suono e artistici, che sarebbe molto difficile rinunciare a tutto questo. Diciamo che il mio percorso adulto lo sto facendo nel Regno Unito, in Danimarca ho fatto solo i miei primi film: quelli erano un fidanzamento, e questi sono un matrimonio. Ma il mio prossimo film lo farò negli Stati Uniti. 

Ha molto affetto per l’industria cinematografica britannica. Come crede che risentirà della Brexit?
Spero che il Regno Unito rimanga consapevole di quello che ha, dei suoi punti di forza. Their Finest mostra quanto solida sia l'identità cinematografica britannica. So che il Regno Unito è già cosciente di questo, ma se non potrà girare in Europa, dovrà avvicinarsi gli Stati Uniti, per via della lingua comune, e spero che non si perda la forte identità del cinema come forma artistica che ha sempre avuto in questo paese. Credo che il finanziamento sarà più difficile. Mi mancherà molto il Regno Unito, quindi spero che ci siano modi per coprodurre con il paese. Spero di poter coprodurre dalla Scandinavia con il Regno Unito, come se nulla fosse accaduto.

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(Tradotto dall'inglese)

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