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Daniel Joseph Borgman • Regista

Loving Pia è l’adattamento della vita di una persona"

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- BERLINO 2017: Il regista di origine neozelandese Daniel Joseph Borgman parla a Cineuropa di Loving Pia, il suo secondo film presentato a Berlino nella sezione Forum

Daniel Joseph Borgman  • Regista

Daniel Joseph Borgman, nato in Nuova Zelanda ma attivo a Copenhagen, intervistato da Cineuropa racconta come ha lavorato per la sua ultima opera, Loving Pia [+leggi anche:
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, proiettata alla Berlinale nella sezione Forum, e più in generale spiega il suo approccio alla regia.

Cineuropa: Come ha incontrato Pia, e perché ha deciso di fare un film su di lei e sulla sua vita?
Daniel Joseph Borgman: Ho conosciuto Pia durante dei casting: io e la mia produttrice Katja Adomeit abbiamo girato la Danimarca alla ricerca di una “relazione di dipendenza tra adulti”, ovvero di un rapporto in cui un adulto è responsabile della vita di un altro. Sia io che Katja volevamo qualcuno dal quale poter ricavare una storia. Con Pia e sua madre si è subito stabilita un’intesa, abbiamo quindi iniziato a lavorare con loro, per capire cosa potesse venirne fuori.

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Come è nata la storia? Quanto hanno contribuito i pensieri e i sentimenti di Pia e il suo modo di esprimerli?
La storia si è sviluppata nel corso del tempo. Abbiamo trascorso più di due anni continuando a frequentare Pia e sua madre. L’idea di una storia d’amore e i temi della morte e dell’appartenenza vengono da Pia, mentre le scene sono nostre. Penso che questa maniera di procedere permetta di assemblare diversi materiali e di testarne l’efficacia, cosicché la storia può anche prendere direzioni differenti prima di definirsi. Credo che alla fine la storia si costruisca da sola, a partire da una combinazione di elementi tra i più vari: documentari, scoperte fortuite, dettagli più precisi… Ma soltanto il tempo è in grado di trasformare tutto ciò in un film.

Parliamo dello stile visivo del film. Sembrerebbe girato in formato 16 mm, con colori quasi sbiaditi: quale effetto voleva raggiungere?
Sì, il film è stato girato in 16 mm. Ho notato un legame tra l’età di Pia e il tempo di realizzazione del film, la lentezza della sua vita domestica e quella della vita sul set, i processi naturali e la qualità del film stesso. Lo stile ha preso forma nel corso delle riprese. Ho girato io stesso il film e non ho usato luci artificiali. È stata una scelta stilistica contro tutto ciò che è artificioso, ma, allo stesso tempo, una conseguenza del tipo di lavoro che stavamo facendo.

Gli interni della casa erano poco illuminati, ma la luce era bella e soffusa, e lo stesso vale per il recinto dell’oca e per gli esterni girati in quella regione della Danimarca, quindi l’impressione di colori slavati deriva principalmente dall’ambiente. Tutto è avvenuto in modo abbastanza intuitivo. Sono stato ispirato da film antropologici e da certi vecchi e lenti film. In più, ho sempre voluto girare su pellicola e questo desiderio deve aver contribuito. Soprattutto, volevamo che queste scelte fossero una reazione a ciò che stavamo vivendo, piuttosto che il frutto di un approccio premeditato.

Il suo primo film, The Weight of Elephants [+leggi anche:
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, è l’adattamento di un’opera letteraria. Dove nascono le idee per i suoi film? Come prendono forma?
Mi sento ancora un regista alle prime armi e credo che la genesi di Loving Pia abbia preso le mosse proprio dalmio primo film. Ho cominciato a interessarmi al caso e alle reazioni, ai processi lavorativi e mi sono allontanato da ogni convenzione, o almeno così ho cercato di fare. Ho provato a capire come armonizzare routine quotidiana e lavoro cinematografico, ripensando quest’ultimo più come un’arte e un modo di vivere, come il risultato della vita, traendo ispirazione da cineasti che lavorano in questa direzione e operano a cavallo tra cinema e arte, come ad esempio Ben Rivers e Roberto MinerviniPedro Costa mi ha ispirato molto. 

Insomma, non credo di aver avuto un’idea preordinata in testa, piuttosto ho seguito il mio istinto e mi sono distanziato da ciò che ho realizzato in precedenza. In ogni caso, è curioso che lei abbia parlato di adattamento, perché ci piace pensare a Loving Pia come a un adattamento della vita di una persona e non come un film ibrido o un documentario. Il prossimo film sarà probabilmente più formale, in reazione a Loving Pia, ma mi ci vorrà del tempo per capire se davvero sarà così.

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(Tradotto dall'inglese)

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