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Marina Marzotto • Presidente, AGCPI

“Più spazio al cinema indipendente, portiamo i giovani nelle sale”

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- L’AGPCI organizza a Matera dal 15 al 19 marzo il MICI, meeting internazionale del cinema indipendente. Abbiamo incontrato Marina Marzotto, il nuovo presidente dell’associazione

Marina Marzotto  • Presidente, AGCPI

Dal settembre del 2016 Marina Marzotto è il nuovo presidente dell’AGPCI, fondata otto anni fa. L’Associazione Giovani Produttori Cinematografici Indipendenti organizza a Matera dal 15 al 19 marzo la sesta edizione del MICI, meeting internazionale del cinema indipendente, con un programma ricco di eventi aperti al pubblico, attività industry e approfondimenti e mercato dedicati alla filiera della produzione indipendente. Il mercato prevede i Pitch2Script International dove si presentano soggetti e copioni per Cinema e Serie TV di interesse internazionale, i Pitch2Domestic e i Pitch2International, ricerca di coproduzioni internazionali e venditori, e Pitch2Finance, sessioni dedicate ad incontri con i finanziatori privati. Tra gli approfondimenti da segnalare, il convegno "Il modello di business dell’arthouse europeo" e quelli dedicati alle strategie di promozione internazionale.

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Cineuropa: Come si articolerà questa edizione del MICI? 
Marina Marzotto: Da un lato noi abbiamo un mercato del cinema indipendente che è il fratello minore del M.I.A. di Roma: accompagniamo startup, filmmaker, autori. Avremo anche società di produzione e distribuzione più consolidate alla ricerca di progetti, di finanziamenti, di coproduttori internazionali e venditori internazionali. Sempre nell'attività industry, il meeting è posizionato all'inizio della primavera, un momento chiave per la programmazione estiva, che diventa sempre più importante. A Matera ci sarà un confronto tra il cinema indipendente e l'esercizio e questo è strategico perché noi vogliamo rompere il pregiudizio verso la stagione estiva che c’è da parte di tutta la filiera del cinema italiano. Le major presenti in Italia, la Warner, la Universal, fanno una programmazione estiva importante che fa da traino e che tiene le sale aperte. Quindi affiancare ai blockbuster americani una programmazione diversa, di cinema d'essai, è sicuramente una grande opportunità per trovare spazi in una stagione difficile. Non tutti quelli che rimangono in città consumano necessariamente solo gli Avengers, i dati Cinetel hanno dimostrato che alcuni piccoli film della cinematografia indipendente europea hanno fatto grandi numeri in estate. Dobbiamo cominciare a muoverci con una filiera unica perché siamo tutti interessati al miglioramento.

La distribuzione indipendente sarà aiutata dalla nuova legge sul cinema?
La nuova legge pone grande attenzione al concetto di auto-distribuzione, con un vantaggio netto sia per il produttore che per l'esercente che programma il film. Dovrebbero esserci anche dei contributi sugli incassi. I decreti attuativi non sono ancora nemmeno in bozza, la Direzione Generale Cinema ha fatto dei tavoli di concertazione sui quali abbiamo delle notizie però la legge non è ancora in vigore. 

A Matera si parlerà anche di questo?
Ci sono degli incontri dedicati, in varie fasi. Da una parte proprio sulla circuitazione del prodotto, perché per esempio la legge cinema prevede anche nuove aperture di sale in centri abitati sotto i 15.000 abitanti, quindi parliamo di monosale, quelle che hanno più difficoltà e che costituiscono circa il 30% del totale delle sale italiane. Tutti questi strumenti che ci dà la legge cinema servono per migliorare la situazione del comparto, che però dovrà camminare con le proprie gambe. Ci sarà quindi una riflessione sui programmi di educazione all'immagine che portino i ragazzi in sala, cosa fondamentale perché l'educazione all'immagine si deve fare nella sala cinematografica, si deve far rivivere a questi ragazzi l’esperienza immersiva della sala che è ben diversa dalla visione su un tablet.

Proprio questa settimana è nato il Consiglio superiore del Cinema. Vi sentite rappresentati?
Il presidente Stefano Rulli, che ha anche una grande esperienza con i giovani, è una garanzia. Poi ci sono delle nomine che ci lasciano un po' perplessi perché esprimono un cinema mainstream. Non hanno lasciato un grande spazio al cinema indipendente, e nemmeno nei David di Donatello: noi andiamo nel mondo, vinciamo premi, a casa facciamo i nostri festival che rappresentano un tipo di cinema, e poi nelle istituzioni ne viene rappresentato un altro.

Nei giorni scorsi infatti avete diffuso un comunicato piuttosto polemico sui candidati agli “Oscar italiani”…
Era una riflessione: investiamo nel fare questi nostri David, allora rendiamoli utili all'industria. E’ indubbio che Sky Italia li ha riformulati e rilanciati con una serata innovativa e divertente, rendendoli più fruibili ad un pubblico giovane e non più un evento tra addetti ai lavori. Nel rilanciare il premio secondo me dobbiamo migliorarlo: non è utile avere solo film candidati che sono fuori dal circuito delle sale da mesi. Non è una cosa che fa bene al cinema che i premi tecnici siano assegnati solo per simpatia verso il film invece di essere votati dalle guild e quindi da persone tecnicamente competenti. Anche perché noi italiani siamo esportatori di direttori della fotografia, di costumisti… l'ultimo Oscar che abbiamo vinto è stato per il make-up, con Alessandro Bertolazzi. Questa nostra capacità di esprimere grandissima creatività e competenza nei reparti tecnici è un valore assoluto del cinema italiano e dobbiamo rispettarlo di più. 

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