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Germano Maccioni • Regista

“L'impermanenza ci aiuta a vivere in modo più consapevole e vivo”

di 

- LOCARNO 2017: Cineuropa ha parlato con il filmmaker italiano Germano Maccioni, il cui debutto nel film di finzione, Gli asteroidi, ha concorso per il Pardo d'oro

Germano Maccioni • Regista
(© Locarno Festival / Massimo Pedrazzini)

Il documentarista italiano Germano Maccioni ha presentato il suo primo film di finzione, Gli asteroidi [+leggi anche:
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intervista: Germano Maccioni
scheda film
]
, al Concorso internazionale del 70o Festival del Film Locarno. Abbiamo parlato con lui dalla transizione dal documentario alla finzione e di cosa comporterebbe la vera minaccia di un asteroide.

Cineuropa: È stato facile per lei passare dal documentario alla finzione? Ci sono delle analogie o è un processo completamente diverso?
Germano Maccioni: Sono abituato a considerare le storie per il potere che hanno e non in base a una preliminare distinzione di genere; in questo senso, per me, è stato un passaggio piuttosto naturale. Anche i miei primi documentari erano un po' delle storie, non semplicemente documentari.  Ovviamente, il sistema di produzione è completamente differente e più complicato. È una questione di gestione e di abitudini. Non è stato facilissimo avere una grande squadra intorno a me e risorse limitate per l'improvvisazione. La finzione ti obbliga a prendere decisioni radicali e veloci e ad apprendere nuovi metodi... Non vedo l'ora di applicarli e magari modificarli, nel mio prossimo lavoro.

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Qual è la vera minaccia rappresentata da un asteroide?
Per me, l'asteroide ha un significato metaforico: ci ricorda la nostra impermanenza, come insegna il Buddhismo, l'impermanenza dell'essere umano, di tutte le cose. Non importa che tu sia una persona incredibilmente concreta e materialista oppure molto spirituale: ogni aspetto delle nostre vite, i nostri sentimenti, il lavoro, le questioni familiari, possono cambiare improvvisamente senza alcun preavviso e senza spiegazione. Ha a che fare con la precarietà dell'essere umano, la natura impermanente delle cose ci aiuta a vivere in un modo più consapevole e vivo.

La crisi economica, ovviamente, non è un tema nuovo; cosa l'ha spinta a prendere ispirazione da questo soggetto?
Non ho mai considerato la crisi economica come il soggetto de Gli asteroidi. Non ero interessato a fare un “film sociologico”. Preferisco guardare alla crisi economica come parte della descrizione di un preciso spazio-tempo. La storia si sviluppa in questo quadro di riferimento, un contesto che conosco molto bene. Ho lasciato emergere questo background e inevitabilmente è diventato un coprotagonista nel film.

Pensa che ricorrere ad attori non professionisti rafforzi l'effetto realtà del film?
Sì, i ragazzi sono la forza motrice del film e sicuramente portano una ventata di freschezza. Li abbiamo scelti dopo sei mesi di lavoro in cinque scuole superiori di Bologna, la nostra città, coinvolgendo più di cento ragazzi. Mi piace molto mischiare le cose; non volevo fare un film che includesse solo attori o solo non professionisti. Per me, è importante metterli insieme, anche se poi richiede uno sforzo maggiore dirigerli.

Lei ha girato il film nella sua regione di nascita; le riesce più facile lavorare in un posto conosciuto o questo pone maggiori sfide?
È stato assolutamente più facile, e anche bellissimo. Potevamo contare su rapporti umani oltre che professionali. Abbiamo incontrato e coinvolto molte persone e organizzazioni locali e vedevamo il loro affetto e la loro disponibilità. È stato come se tutta la regione ci aiutasse a fare questo film. Conoscere posti e situazioni rende il lavoro più leggero e soddisfacente.

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(Tradotto dall'inglese)

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