email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Marc Recha • Regista

“Giro in maniera compulsiva”

di 

- Marc Recha presenta in prima mondiale al Festival di Gijón il suo nuovo lavoro, La vida lliure, pochi giorni prima di essere proiettato a Tallin; e ci svela alcune sue chiavi di lettura

Marc Recha • Regista
(© Natalia Casado/Ficx)

La vida lliure [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Marc Recha
scheda film
]
è stato girato nell’isola di Menorca, con Sergi López e due bambini esordienti come interpreti principali. Il suo regista, Marc Recha, lo ha presentato per la prima volta lo scorso fine settimana al 55° Festival Internazionale del Cinema di Gijón, davanti al pubblico del Teatro Jovellanos, dove abbiamo parlato con lui.

Cineuropa: Il film ha già una distribuzione?
Marc Recha:
Sì, lo distribuirà Splendor Films in Spagna. Potrebbe uscire a gennaio del prossimo anno, comunque questo tipo di film ha una lunga vita e una lunga carriera, possono passare anni e continui ad accompagnarlo in presentazioni in tutto il mondo... e questo mi piace. A volte hai bisogno non solo di una certa prospettiva, ma anche di riposo e con questo cinema, durante gli anni, ti rendi conto che più passa il tempo, meglio è. Sono progetti che, forse a causa della loro origine, hanno qualcosa che li rende molto duraturi. 

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Questo nuovo film si collega con il precedente, Un día perfecto para volar [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
, nel trattare la fantasia dei bambini.
Mi affascina il mondo sognato e immaginato, è un modo per evadere dalla realtà e vivere in un mondo parallelo, perché con quello che ci capita... Tutta la mia vita sono stato così. Quando avevo otto anni ho cominciato a girare in Super 8 e vivevo in un altro mondo: questo si riflette, forse volontariamente, nei miei personaggi infantili. Il viaggio di Tina, la protagonista, è un percorso di apprendimento e di scoperta, di apprendimento personale, dall'infanzia al mondo adulto: questo è molto interessante al cinema, crea l'atmosfera e le situazioni in modo sottile, non spiegando troppo, lavorando di più sul linguaggio non verbale, sugli sguardi e i suoni. E, soprattutto, una cosa che succede anche a noi adulti: se ci piace il paesaggio, è un piacere passeggiare in una foresta. Quando lo fai, senti buone vibrazioni e gli psicologi lo raccomandano più di mille farmaci. La scena del libro che i bambini leggono l’abbiamo fatta con un libro di mio nonno che lessi da piccolo e che mi colpì molto. 

Ha anche un alone di film d’avventura...
Ci sono diverse letture nel film, ma mentre lo scrivevo pensavo ai libri di viaggio e di avventura, come L'isola del tesoro. Anche a Josep Pla e alla sua vita libera nell'Ampurdán. È un caleidoscopio di tutte le cose che mi hanno affascinato, di pittura, musica e letteratura, che parla di quell'attrazione per mondi inesplorati e delle relazioni contraddittorie degli esseri umani con la natura. Il paesaggio è condizionato dalla mano dell'uomo e la natura non è così, perché è libera e a volte pericolosa: a Minorca, la tramontana può essere impressionante. I temporali in passato erano molto forti, perché non esistevano le misure di protezione attuali e la morte era molto presente.

Ha nuovamente Sergi López come il protagonista...
Mi piace molto il suo personaggio di Rom: ho pensato fin dal primo giorno a Sergi per interpretarlo, con quella presenza fisica e quello sguardo ambiguo che lo rende accattivante e, allo stesso tempo, inquietante. Il film è stato molto montato, ma ho inquadrature di lui molto donchisciottesche, dove sembra essere impazzito con il vento: alla fine le abbiamo scartate, ma avremmo potuto mostrarle come un Rom che è impazzito. È il modo compulsivo che ho di fare film: giro molto materiale e si potrebbero fare diecimila montaggi diversi, ma questo ci permette di aprire molte piste e dibattiti interessanti nel montaggio finale, perché mi piace ascoltare le opinioni delle persone della squadra. A volte, montando, mi manca il controcampo perché il tempo era cambiato ed era piovuto, ma davanti a ogni ostacolo bisogna superarsi: grazie a qualche impedimento il film ha preso una direzione diversa ed è più interessante. Continuo a pensare che non fai quello che vuoi, ma quello che puoi e che ti lasciano fare. Inoltre, la bellezza nel paesaggio ha un punto di imperfezione e bisogna mostrare questo nel cinema: non puoi fare le cose come vuoi perché alla fine non funzionerebbero di sicuro. Perché... quanti dipinti, cattedrali e vini sono nati dal caso? La creazione ha quell’intangibilità e, allo stesso tempo, imprevedibilità, una punta di umanità e di contraddizione che rende i film più autentici.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy