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Felix Balbas • Produttore e supervisore VFX

“Non vedo l’ora di vedere il nuovo film di Humphrey Bogart!”

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- Abbiamo incontrato il produttore e supervisore di effetti visivi Felix Balbas al 7° MICI - Meeting internazionale del cinema indipendente, dove ha tenuto il workshop “Indie VFX”

Felix Balbas  • Produttore e supervisore VFX

Nato a Milano, poi trasferitosi in Germania, e successivamente a San Francisco, in Nuova Zelanda, a Londra e infine Barcellona, Felix Balbas ha lavorato agli effetti visivi di megaproduzioni come Harry Potter, Avatar [+leggi anche:
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, X-Men, Il signore degli anelli, e oggi dirige la sua compagnia, Minimo VFX, nella capitale catalana. Lo abbiamo incontrato a Roma, in occasione del 7° MICI - Meeting internazionale del cinema indipendente (15-16 marzo 2018), dove ha tenuto un workshop sulla produzione di effetti visivi per il cinema indipendente.

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Cineuropa: Quello sugli effetti visivi è un lavoro molto divertente, ma presuppone un’enorme preparazione e organizzazione a monte. Qual è il primo consiglio che darebbe a un produttore nell’approcciarsi al VFX? 
Felix Balbas:
 Bisogna avere le idee chiare il più possibile prima di cominciare a spendere soldi, avere due o tre persone con molta esperienza che diano i consigli giusti. Una buona pianificazione è fondamentale. Molto facilmente si buttano via i soldi e la qualità si abbassa, poi ci si rende conto dell’errore solo a metà strada.

Lei ha una lunga esperienza di lavoro con grosse produzioni, ma anche con realtà più piccole. Si può coniugare, nel campo del VFX, la qualità con un budget limitato?
L’obiettivo primario è non perdere troppo in qualità, arrivando necessariamente a qualche compromesso a seconda del budget, soprattutto se si parla di progetti indipendenti, o di mercato mediterraneo in generale, che non ha tutti i soldi di Hollywood. Anche per questo è utile avvalersi dell’esperienza di persone che hanno visto cosa si dovrebbe fare per ottenere il massimo della qualità, ma sanno anche come funzionano altri tipi di produzione.

Al momento della pianificazione degli effetti visivi per un film, su cosa un produttore indipendente può pensare di risparmiare qualcosa, e su cosa assolutamente no?
Non bisogna risparmiare nella fase di pre-produzione. Si può invece ottimizzare molto dividendo il progetto non in sequenze, bensì per specialità: una produzione orizzontale, piuttosto che verticale. Questo porta a un risparmio nelle infrastrutture: vai per specialità, e dato che è un mondo di girovaghi digitali, c’è gente che ha fior di esperienza che magari lavora da casa o ha un piccolo studio, con infrastrutture relative alla propria specialità e basta, senza costi aggiuntivi.

Grazie al Cloud, fra l’altro, oggi è più facile mettere insieme diverse professionalità, anche da paesi diversi.
Sicuro, ci sono vari software di gestione, render, licenze, basati sul Cloud. Ovviamente lì devi stare attento a proteggere la tua idea. Quando la tua idea viaggia da una società all’altra ci sono molti rischi che qualcuno la intercetti o la copi. Con un po’ di attenzione, le soluzioni per evitare questi rischi ci sono.

A che livello siamo, in Europa, con gli effetti visivi?
In Francia sono molto bravi, anche in Germania, nei paesi scandinavi, in Islanda ho visto cose molto belle. E’ la nuova generazione che ha lavorato per tanti anni con le major a Los Angeles, in Nuova Zelanda o a Londra: tornano a casa loro e mettono su una compagnia. A parte casi eclatanti come Star Wars o Il pianeta delle scimmie che necessitano di un numero enorme di persone e infrastrutture, un buon livello è facilmente raggiungibile, anche perché i progetti vengono sempre più divisi tra più case di produzione e post-produzione. Quanto ai vantaggi fiscali, è conveniente lavorare in Irlanda, Belgio, la Germania ha buone agevolazioni, anche l’Italia ora ne ha. Il caso più eclatante, al momento, è quello delle Isole Canarie: tra il costo della vita locale e il tax rebate del 40%, non ha eguali.  

Lei ha lavorato in tanti paesi diversi. Quanto è importante in questo settore una formazione transnazionale?
E’ esperienza, più ne hai meglio è. E’ utile non tanto fare due o tre mesi qua e là, perché non fai in tempo a capire come funziona una compagnia, trasferisci solo il tuo know how alla compagnia e un po’ ti ci adatti. Stare uno o due anni per capire come funziona una compagnia, farlo due o tre volte in compagnie diverse: questo ti dà una buona idea sulla diversità di punti di vista e modi di fare.

In termini di occupazione, quello dell’animazione e del VFX è un settore florido?
Tutto l’ambiente del contenuto digitale è in espansione brutale, realtà virtuale, aumentata, serie tv, Netflix, videogiochi – solo il budget dei videogiochi può duplicare quello di tutti i film di Hollywood. C’è tanta necessità. Se si pensa che un giochino come Candy Crush ha alle spalle una compagnia di 500 persone, tra modellatori, animatori, rigger, designer… 

Come vede il futuro del cinema? Si arriverà davvero a fare film con attori virtuali?
Certo, è solo una questione di tempo. Sicuramente ci sarà il nuovo film di Humphrey Bogart con Marilyn Monroe, non ho dubbi. Ci vuole solo qualcuno che abbia la voglia di farlo, le tecnologie ci sono e si vanno perfezionando. Questa cosa già si fa, in forma di cameo (vedi Star Wars). Non vedo l’ora di vedere il nuovo film di Humphrey Bogart!

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