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Carsten Holst • Produttore

Le sfide di Zentropa

di 

- Il produttore danese parla della realizzazione di Zentropa Productions, l’ultima fatica di Lars Von Trier e Jørgen Leth

Carsten Holst: videointervista

Carsten Holst, produttore di Zentropa Real, sezione documentari della compagnia danese Zentropa Productions, è a Venezia per presentare The five obstructions, docufiction co-diretta da Lars Von Trier e Jørgen Leth.

Quali sono state le difficoltà produttive di questo film?
Mentre realizzavamo The five obstructions sapevamo soltanto di dover fare cinque remake di un corto di Leth del 1967. Su questa base non puoi fissare un budget, puoi, a limite, provare ad immaginarne uno e a metterlo su. Abbiamo pensato quindi ad un importo di massima, da non superare, per ciascuno di essi, per un totale di 1,2 milioni di euro finali.

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La vostra compagnia, Zentropa, ha contribuito a rendere la Danimarca è il paese europeo più all'avanguardia nella tecnologia digitale. Come mai questa scelta?
Per ragioni economiche. Il digitale offre la possibilità di girare senza dover riavvolgere la pellicola, Von Trier ha iniziato ad usare le PD1000, per Dancer in the Dark, poteva andare avanti ore, e dare modo al personaggio di prendere corpo. All'inizio avevamo attrezzature in 35 e 16mm, ma poi siamo passati al digitale, e nel corso di 10 anni ci siamo specializzati, e oggi possiamo rendere l'immagine più sporca o farla sembrare quasi in 35 in fase di post-produzione. Von Trier è un nerd della tecnologia, ne sa moltissimo, pensava di abbassare i costi di realizzazione e investirli nel cast e nella storia. Le cose sono andate bene, e ora stiamo provando con l'HD.

Ci sono compagnie europee che si rivolgono a voi per i loro film in digitale?
Siamo molto soddisfatti, sono moltissime le compagnie che si rivolgono a noi, abbiamo registi, giovani e affermati, ottimi montatori e operatori, molta gente vorrebbe lavorare con loro, e viene a chiederci coproduzioni per utilizzare le nostre attrezzature.

La tecnologia digitale è una rivoluzione di linguaggio cinematografico, anche per il documentario...
Il digitale ha aiutato molto il documentario, è il "one man one camera", scendi per strada e filmi ciò che trovi, è economico, manipolabile e può catturare i comportamenti e la vita umana senza 5 o 6 tecnici vicino, puoi fare tutto da solo.

Il digitale ha avuto in Europa uno sviluppo assai maggiore che negli Stati Uniti. Come mai?
Per tradizione. Abbiamo "scoperto" i vantaggi per primi e abbiamo il coraggio di provare, non abbiamo il problema dei sindacati professionali e delle loro regole. Il successo ha ripagato gli sforzi fatti, se non avesse funzionato saremmo probabilmente tornati indietro.

Progetti futuri?
Due progetti, principalmente. "Dogumentary", di Lars Von Trier, 9 regole per un manifesto del documentario simile a Dogma 95, con grandi registi provenienti da Irlanda, Regno Unito, Germania, Finlandia, Danimarca, Norvegia. E poi Bayreuth- Lars von Trier doing Wagner di Leth, non un making of ma un viaggio investigativo nell'opera di Wagner, pronto nel 2006.

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