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René Manzor

Nei labirinti della mente

di 

- Arianna, Teseo e poi il Minotauro: nel suo thriller, Dédales, il regista francese indaga la personalità multipla di una ragazzina (Sylvie Testud)

Arianna, Teseo e il Minotauro sono alcuni dei personaggi presenti nel buon film di René Manzor, Dédales, già nelle sale francesi e presentato in Italia al festival Europa Cinema. A scanso di equivoci, questo lungometraggio è ambientato nella Francia odierna e i veri protagonisti sono uno psichiatra (tanto per rimanere in tema con i film in concorso qui a Viareggio), uno strano investigatore in preda ad allucinazioni e una ragazzina o ragazzino dalla multipla personalità che appunto una volta è Arianna, un'altra è Teseo e poi Minotauro. Un thriller che avvince e che rimanda alla solida tradizione del noir francese e, nonostante il regista abbia detto il contrario, anche alle pellicole americane.

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Come è nata l'idea di Dédales?
"Tre anni fa un amico mi ha portato una videocassetta. In soli tre minuti veniva mostrato un paziente affetto dalla sindrome della personalità multipla. Ne aveva ventiquattro di personalità! Rimasi shockato, pensavo in modo pregiudiziale che la personalità multipla fosse una simulazione da parte di finti malati che recitavano come attori. E invece avevo appena visto qualcosa di inspiegabile ma tremendamente reale. A quel punto iniziai a scrivere una sceneggiatura cercando, però, di tenermi a distanza dalle classiche rappresentazioni letterarie come ad esempio "Dr. Jekyll e Mr. Hyde". Volevo qualcosa di più realistico e crudo, pur scegliendo la forma narrativa del thriller".

Quali mezzi tecnici ha usato per realizzare Dédales?
"Il film è girato in super 16mm. Successivamente è stato rimasterizzato e si è passati alla procedura del colour timing. Infine, come prassi, il tutto è stato riversato nel classico formato 35mm. L'uso del digitale in fase di postproduzione era necessaria per assecondare la narrazione totalmente soggettiva. I protagonisti hanno una visuale confusa e distorta dei fatti, non riescono a definire nettamente il tempo dell'azione, dunque ho proceduto a una colorazione che non fosse rigidamente divisa in bianco e nero, caldo e freddo".

Sylvie Testud, la protagonista del film, è molto brava, può dire qualcosa sulla sua recitazione?
"Appena finito di scrivere la sceneggiatura, ho pensato subito a Sylvie per il ruolo da protagonista Possiede indubbiamente un gran talento e tanta tecnica. E' un'interprete flessibile che sa variare la recitazione passando da una personalità all'altra senza dare mai l'impressione di fingere. Quando nel film deve fare il bambino lei in effetti è un bambino e così per le altre figure che ha interpretato".

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