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Olivier Smolders • Regista

Caleidoscopio

di 

- "Un film che raccontasse una storia attraverso i frammenti di uno specchio in frantumi ... una storia vista attraverso il vetro deformante di un caleidoscopio"

Nuit Noire [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Olivier Smolders
scheda film
]
avanza per approssimazioni, sviluppando un filo rosso tra frammenti buttati lì come istantanee, come i pezzi di un puzzle che si compone poco a poco. E, allo stesso tempo, come in una sineddoche, il film è già tutto nella prima immagine.

Olivier Smolders : Sì, è vero, il film può sembrare un mosaico. Detto questo, all’inizio, le scene del sogno, poi la scoperta del personaggio principale, stabiliscono un percorso abbastanza chiaro: Oscar è ossessionato dal ricordo di una sorella che sarebbe morta quando era bambino. Poi, subito la narrazione rimescola le carte, spostando alcuni fattori, aprendo percorsi paralleli e scoprendo elementi più casuali, più misteriosi, che giungono come per contaminazione a partire da fatti periferici rispetto all’intreccio principale. Da subito lo spettatore è indotto a seguire la storia in modo poco razionale, dal momento che c’è chiaramente poca differenza tra ciò che accade veramente e ciò che è solo immaginato. La mia idea era quella di un film che raccontasse una storia attraverso i frammenti di uno specchio in frantumi o, in altre parole, una storia vista attraverso il vetro deformante di un caleidoscopio. Si individuano dei frammenti dominanti che fanno procedere l’intreccio e che forniscono, in modo quasi esageratamente esplicito, una visione d’insieme ma, nello stesso tempo, si è anche distratti dai riflessi in prospettiva degli elementi secondari.

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Nuit Noire sembra riunire tutte le ossessioni ed i motivi visivi già presenti nei cortometraggi
. Non ci avevo mai pensato, ma è vero, vi si trovano degli elementi che mi stanno molto a cuore. Talvolta, immagino di fare dei film con un numero limitato di oggetti, un pò come un bambino che tiene i suoi giochi preferiti in una scatola. E, in questo caso, si tratta proprio della mia scatola dei giocattoli! Avendo il privilegio di poter filmare ciò che desidero, preferisco riprendere degli insetti e degli sguardi piuttosto che degli inseguimenti di macchine! Chi conosce i miei film, non sarà disorientato dalla tematica diNuit Noire. La differenza è, più che altro, nella maniera in cui è condotta la narrazione, dato che è una questione che si pone in modo diverso in un film più lungo. Volevo un racconto dalla formulazione bizzarra, secondo delle regole formali che seguissero più l’estetica barocca od il manierismo del XVI secolo, piuttosto che i dogmi classici: un intreccio elegante ma arzigogolato, spesso referenziale, che mettesse in bella mostra la sua "maniera" e le sue calligrafie formali, sebbene talvolta a discapito della suspence o della caratterizzazione dei personaggi. Era facile immaginare che gli spettatori fossero confusi da questo genere di approccio. Ma ciò che più mi ha stupito è che, anche tra chi conosceva i miei corti, c’è stato sia chi mi ha detto: "Non ho capito nulla di nulla!", sia chi ha obiettato: "E’ troppo chiaro, questo film è fin troppo esplicito!". A questo punto allora mi sento un po’ sperduto e mi chiedo: "Dove sto andando ?" (risate).

Nuit noire è un film abbastanza complesso ma fa anche diversi accenni piuttosto curiosi, come il riferimento a ‘Le avventure di Alix’, La Griffe noire
Il modo in cui la storia è raccontata e l’aspetto onirico del film permettono allo spettatore – almeno nelle mie intenzioni – di interpretare questo o quell’elemento in funzione del proprio immaginario, del proprio vissuto. Ogni spettatore è effettivamente invitato a sperimentare su di sé il gioco di contaminazione interna all’intreccio. E vedo con piacere che tu vi hai trovatoLa griffe noire di Alix... alla quale io non avevo pensato. Sviluppando la mia storia in un contesto coloniale, l’arma-raffio per me era quella degli uomini leopardo che conosciamo soprattutto attraverso Tintin nel Congo. Ma, restando in tema di interpretazioni personali dei film, pensa che uno dei primi spettatori mi ha detto: "E’ la storia di un serial killer, un tipo che uccide tutte le donne che incontra". In seguito, ho tentato di individuare gli elementi che lo avevano indotto a tale conclusione. È una lettura delirante, è vero ma, allo stesso tempo, il film ci si adatta volentieri. L’enunciazione sfocata del film comporta una simmetrica sfocatura nella sua morale. Mi piace abbastanza l’idea di un film con pochi punti fermi cui appigliarsi.

Ci sono aspetti comici che emergono continuamente. È come se, nel momento stesso in cui si istaura una forte tensione drammatica, il film la combattesse con un lato burlesco. Il risultato è che non si sa bene a che gioco si stia giocando.
E’ una sfida artistica seducente: mettere sia l’autore che lo spettatore in una situazione scomoda! Nel caso di Nuit Noire sarebbe possibile risolvere le ambiguità, come anche rendere più lineare tutto il racconto, in cui ci sono in fondo pochi elementi arbitrari, ma sarebbe un esercizio poco interessante. E’ la forma particolare che genera un rapporto diverso con il significato. Spogliato della sua forma, il senso si normalizza. Sarebbe come voler fare una traduzione prosaica di un poema. Detto questo, mia moglie – che fa parte di quegli spettatori che dicono "di non capire nulla di questo film" – mi ha chiesto delle spiegazioni. Poiché soffre d’insonnia, le ho proposto di spiegarle un pezzo di film ogni sera, inquadratura per inquadratura, cominciando dall’inizio. La prima sera ha retto per sette minuti dopodiché dormiva di un sonno profondo. Il giorno dopo ha resistito per cinque minuti e dodici secondi. La terza sera è stato sufficiente che le ricordassi dove eravamo arrivati per farla addormentare. Credo che grazie a Nuit Noire la cura contro l’insonnia farà passi da gigante!

Molti Europei potranno riconoscersi in tutta una parte del film, quella legata all’epoca coloniale, tra l’Africa e la grande città. Lì c’è anche un elemento più personale dato che sei nato in Africa...
Questo fa parte della storia della mia famiglia, come per molti Belgi. Diverse altre nazioni europee con una storia di colonialismo si trovano oggi a dover gestire un rapporto di amore-odio con il proprio passato. È una pagina importante della storia del Belgio, una pagina che si scrive ancora oggi, malgrado gli sforzi degli storici, in un modo delirante ed immaginoso talvolta abbastanza lontano da ciò che è stato il Congo belga nella realtà. È a quest’Africa in gran parte immaginaria che s’ispira Nuit Noire.

Nuit Noire mi ha fatto pensare molto a L'ora del lupo di Ingmar Bergman, film che procede anch’esso per contaminazione. Soprattutto, in L'ora del lupo c’è un personaggio divorato dai propri fantasmi, storia che mi sembra essere anche quella del tuo film.
Quando si comincia un film, ci sono sempre dei punti di riferimento su cui lavorare. All’inizio – era molto tempo fa ! – ero partito più da un film come Eraserhead. Strada facendo, me ne sono molto allontanato, ed effettivamente ho scelto come guida L'ora del lupo, uno dei miei film preferiti di Bergman. Del resto, è per questo che all’inizio volevo girare Nuit Noire in bianco e nero. In quel film la fotografia ne fa un uso fantastico. Mi piaceva molto anche l’idea centrale di un personaggio che incontra i propri fantasmi in una maniera in cui né lui né lo spettatore possano capire se questi siano veri spiriti o persone reali, vive, nel castello sull’isola. E senza che la fine del film arrivi a risolvere quest’ambiguità. Al di là della perfezione formale e del talento di Bergman, al quale non vorrei paragonarmi, la grande differenza tra i due film è che quello di Bergman poggia su di una coppia e sulla questione che si pone la moglie dell’artista delirante: "Devo seguirlo nella sua follia o devo salvarlo?". Il mio personaggio invece è disperatamente solo. Del resto, non soltanto l’estetica di Nuit Noire è molto lontana dall’estetica della maggior parte dei film di Bergman, ma si allontana anche da ciò che caratterizza il suo universo : una visione drammatica dell’esistenza, che ruota intorno al concetto del peccato. Ma seppure Nuit Noire poggia sulla paura e sul senso di colpa, io non lo sento come un film drammatico. Lo percepisco più come qualcosa di ludico, di vivo, quasi come una pulsione, un palpito di luce su frammenti di vetro colorati ma nascosti nella notte. Vero è che parto sempre con l’idea di fare film divertenti ma, alla fine, vedo raramente gli spettatori ridere (risate).

Parlando di ludismo e di referenza insieme, il film mi ha ricordato molto la pellicola di Alain Resnais, Je t’aime, je t’aime (Anatomia di un suicidio), che è molto mentale e che si sviluppa anch’essa per approssimazione.
Sì... Ma devo dire che non so mai bene di cosa si parla quando si cita Alain Resnais. Parlando in termini di puro piacere di spettatore, ho amato di più L'anno scorso a Marienbad o Hiroshima mon amour piuttosto che Je t’aime, je t’aime. E ciò che amavo in questi film era la collaborazione feconda tra Resnais e Robbe-Grillet e Resnais e Duras. Se pensi a Resnais per Nuit Noire, è perché qui la narrazione è particolare. Per altro i film di Resnais sono per la maggior parte classici, non si distaccano mai da una certa razionalità. È il caso, per esempio sia di Providence sia di Mon oncle d’Amérique. Nell’universo delle narrazioni malate, preferisco certi film di Lynch o di Ruiz.

Girando Nuit Noire in digitale, avete dovuto lavorare diversamente sulla pulizia dell’immagine e la grana, rispetto alla pellicola?
Tanto sono sedotto all’istante dalla grana di un’immagine in pellicola, tanto sono spaventato dall’imperfezione di un’immagine in video. È molto soggettivo. La bella grana dell’immagine in pellicola mi fa pensare ad un vecchio film ed il piacere è immediato. Un video disturbato mi fa pensare ad una videocassetta rimasta nel mio ufficio a impolverarsi per quattro anni! Per quanto riguarda Nuit Noire, tutti gli sforzi sono stati posti nell’ottenere la maggiore nettezza possibile delle immagini, motivo per cui si è scelto l’HD, che è stato sviluppato allo scopo. Ho voluto, poi, conservare delle inquadrature sgranate in super 8 per raccontare l’infanzia del personaggio, che è poi l’infanzia del cinema. Se, per diverse ragioni, il digitale è stato una buona scelta per questo progetto, ha anche steso sulle immagini una patina un po’ fredda, una ricercatezza estetica, che ha forse accentuato ed esplicitato un po’ troppo il senso stesso del film.

Avete giocato sui colori per compensare questa freddezza.
Sì. Il lavoro di calibrazione è stato veramente avvincente. Si può riapplicare la colorimetria allo stesso tempo sull’insieme del film, sulle singole inquadrature, sui dettagli all’interno delle stesse immagini. Mi sono sentito veramente come un pittore dinanzi alla sua tela. Nuit Noire è, ai miei occhi, una specie di quadro con dei personaggi i cui volti escono lentamente dall’ombra. Un dipinto anche prolifico, o elaborato sul modello di una serie di icone un po’ misteriose. Immagini dipinte che raffigurano i momenti di un rito iniziatico o di un segreto. L’omogeneità tecnica e formale, la "maniera" genera una sensazione di comune origine, ma, allo stesso tempo, potrebbero esserci degli elementi che sono delle copie o delle cancellature. Quest’idea di un film fatto di dipinti, anch’essi percorsi da un racconto segreto, è molto stimolante.

Il DVD che esce tra poco raccoglie tutti i tuoi cortometraggi precedenti. Conti di fare ancora dei corti? Quali sono i tuoi progetti ?
Mort à Vignole era concentrato sui ritratti di famiglia e su come questi riflettano il passare del tempo e la morte. Mi piacerebbe fare un contrappunto sulla nozione dello spazio e le immagini del viaggio. In quale luogo, reale od immaginario, siamo veramente noi stessi, o per meglio dire, quali sono i viaggi, lontani o vicini nel tempo, che hanno fatto di noi quello che siamo ? E’ meglio partire o rimanere nello stesso posto? Se si gira il mondo, quale buon uso si può fare delle immagini? Il mio punto di partenza è che sarebbe meglio rimanere a casa propria! Il titolo provvisorio riprende quello del saggio di Xavier de Maîstre : Viaggio intorno alla mia stanza. Ma non sono che all’inizio, ho appena cominciato ad abbozzare qualcosa, sono abbastanza lento nello svolgimento!

Si puó visualizzare l'intervista cliccando su www.cinergie.be

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