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Gyula Nemes • Regista

"È un film sul nulla. E sono riuscito a filmare tutto sul nulla."

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Il regista ungherese Gyula Nemes ha presentato la sua opera prima My One and Onlies a Venezia in occasione della Settimana della Critica (leggi la news). L'energetico ritratto cinematografico del donnaiolo interpretato da Krisztián Kovács, proiettato durante la medesima settimana in cinque diversi shermi in Ungheria, ha riscosso un notevole successo. Cineuropa ha incontrato il regista a Venezia.

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Cineuropa: Si tratta di un film europeo, ma fa parte allo stesso tempo della new wave ungherese?
Gyula Nemes: Si tratta proprio di un film europeo: Umberto Rossi, tra gli addetti alla selezione alla Settimana della Critica, ha affermato che è stato scelto come film europeo, non come film ungherese. È stato realizzato in una scuola ceca, quindi secondo lo stile della Czech New Wave. Anche il denaro per fare il film proviene dalla Scuola di Cinema Ceca, in Ungheria nessuno sembra interessarsi ai debuttanti, a meno che non si tratti del figlio di un famoso regista, o ci siano altri legami. Ora c'è la nuova generazione di diplomati alla Scuola di Cinema Ungherese, che prevede la realizzazione di un film alla fine degli studi; questo dimostra al mondo intero che nel cinema ungherese qualcosa sta cambiando, ed a questo proposito, la partecipazione di molti nostri film alle ultime edizioni dei festival di Berlino e Cannes ci è stata di grande aiuto.

Ha definito il film parzialmente autobiografico, da dove proviene l'idea originale?
Considerando che faccio parte della generazione "perduta", ho dovuto focalizzare il film sulla pratica di "rimorchiare" le ragazze. Avrei potuto fare un film sulla guerra o la rivoluzione, ma non ho vissuto niente di tutto ció, e non sono nemmeno cresciuto in una famiglia numerosa, dunque la sola cosa che potevo riprendere era il delirante mondo delle feste e delle ragazze. Un mondo in cui non c'è nemmeno un giorno in cui si fa una cosa normale, quindi, alla base, è un film sul nulla. E penso di essere riuscito a filmare tutto sul nulla. Ci sono due cose importanti per me: la realtà, come in un documentario, ed il linguaggio, ed in questo progetto ho cercato di farle stare insieme.

Com'è andata l'uscita del film in Ungheria?
Pensavamo si trattasse di un film sperimentale, ma già nei primi quattro giorni seguenti l'uscita ha avuto più spettatori che un ordinario film ungherese in tutto l'anno. Ha riempito le sale, perchè i giovani comprendono questo tipo di linguaggio, a differenza dei critici e dei distributori. Penso tuttavia che il pubblico più giovane non presti molta attenzione alla storia; la causa sono la televisione ed i video musicali - anche quelli di cattiva qualità - che spingono a concentrarsi sugli elementi base di un film, la creazione delle immagini ed i sentimenti.

Cosa sarà il prossimo progetto?
Sarà una commedia anacronistica. Al momento, ho solo la sinossi. Il viaggio a Venezia mi ha costretto a cambiare i piani e a fare un film con un budget normale. È la storia di un criminale e terrorista che, da solo, vuole cambiare qualcosa, qualcosa di veramente ridicolo. Sarà divertente, ma allo stesso tempo tragico, un invito alla riflessione. Non scrivo sceneggiature per me stesso, ma solo per i produttori, posso già intravedere il film. Sarà molto grafico e molto diverso dal primo: in bianco e nero ed in cinemascope.

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