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Aku Louhimies • Regista

"La civiltà si può perdere facilmente”

di 

- Aku Louhimies parla del suo racconto nero di divorzio e disperazione, ritratto intimo di un giovane padre, un buono spinto alla disperazione e accusato di un atto che non ricorda di avere commesso

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scheda film
]
(Valkoinen kaupunki)
, il regista finlandese Aku Louhimies torna alle gelide strade innevate di Helsinki dopo il recente successo internazionale di Frozen Land (Paha Maa). Cineuropa parla con il regista durante il Festival di Karlovy Vary, dove il film è stato presentato in anteprima, e ha ottenuto lo Europa Cinemas label, il Premio FIPRESCI ed una Menzione Speciale Don Quijote . Da allora, ha partecipato a numerosi festival, fra i quali il Flanders Film Festival di Gand, dove Louhimies ha ricevuto il Premio al Miglior Regista . Il film uscirà in Finlandia il 17 novembre.

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Cineuropa: Quali sono i temi principali del film?
Aku Louhimies: Il film parla di solitudine e di un divorzio, e abbiamo cercando di raccontare una storia di gente reale, che ha sentimenti reali assai più complessi che semplicemente bianchi o neri. Gi attori hanno passato molto tempo con i bambini [che ritraggono la loro progenie], ma le scene insieme non erano ‘ultra provate’, e c’è un senso di realtà nel lavoro. Abbiamo cercato di far parlare i personaggi con il maggiore realismo possibile, e utilizzato attori che vivono a Helsinki o nei dintorni. Il ritratto oscuro della città in inverno è controverso: c’è un’enorme differenza tra la Helsinki invernale e quella estiva.

Frozen Land e Frozen City sono ambientati entrambi durante l’inverno ad Helsinki, e sembrano collegati non solo nel titolo internazionale. Quali sono le differenze fra i due film?
In finlandese, i titoli sono diversi: "Valkoinen kaupunki" significa "La città bianca ", mentre "Paha maa" è "Terra glaciale". Immagino che la traduzione inglese dipenda da ragioni di marketing, perché in effetti suggerisce legami che in originale non esistono. La differenza maggiore tra i film è che Frozen Land era un progetto indipendente— inspirato ad una storia di Tolstoj — mentre Frozen City è lo spin-off di una serie tv di successo intitolata Fragments, ed il pubblico conosce già il protagonista principale. È realizzato anche con un budget molto più basso, praticamente senza denaro. Abbiamo usato attori e troupe professionisti, ma le attrezzature tecniche sono costate meno di 1000 euro. Abbiamo improvvisato il più possibile.

Il film ha un chiaro gusto scandinavo o nordeuropeo. Parlerebbe di Frozen City come di un film tradizionale?
Credo sia più vicino allo spirito del Decalogo del regista polacco Kieslowski [che lo aveva girato in origine per la televisione], ma ne ha tratto poi materiale per farne lungometraggi [Non uccidere, Non desiderare la donna d’altri]. È vero che il film ha una chiara sensibilità nordica, ma anche un’influenza letteraria russa, come Frozen Land.

Frozen City ha anche numerosi riferimenti espliciti a “Delitto e castigo” di Dosto’evskij, ma anche a Taxi Driver di Scorsese. Come bisogna interpretarlo?
[Ride] Beh, non c’è un codice segreto per chi non scova i riferimenti! Se uno non ha visto o letto queste opere, il film funziona lo stesso. Quello che unisce le tre storie è il modo in cui l’uomo civilizzato riesce a perdere facilmente la sua civiltà.

Il suo prossimo film sarà tetro come Frozen City e Frozen Land? No, direi di no, anche se ci sono elementi tratti dalla vita, come negli altri due. Il titolo è Man Exposed ed è stato scritto da un ex-prete. È a suo modo sperimentale, è piuttosto divertente e ha degli elementi alla Don Camillo. Parla di un prete che vuole compiacere tutti e mischia elementi comici con realismo, e ha toni simili a Fargo.

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