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Dagmar Hirtz • Regista

La questione dell’identità

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- Dagmar Hirtz • Regista La questione dell’identità

Dagmar Hirtz è nata ad Aachen nel 1943 e attualmente vive a Monaco. Unerreichbare Naehe (1984) è stato il suo debutto cinematografico, seguito da Moondance nel 1995. Il suo primo film per la televisione, Die Konkurrentin (1997), ha segnato l’inizio di una serie di collaborazioni periodiche con la televisione tedesca, in particolare per le emittenti pubbliche ARD e ZDF. Sie ist meine Mutter (2006), basato sull’autobiografia "Das endlose Jahr" di Gisela Heidenreich, è stato proiettato al Munich Film Festival a luglio. La regista ha appena terminato le riprese di Ich wollte nicht toeten, che sarà trasmesso dalla ZDF nel 2007.

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Alla domanda sulle ragioni che l’hanno spinta nel 1983 a lasciare il fortunato lavoro di montatrice, che le è valso una serie di premi, per quello di regista, Hirtz ha risposto: ‘’In quanto addetta al montaggio ho avuto l’opportunità di collaborare con importanti registi e di imparare molto sull’arte della regia. Gradualmente è cresciuto in me il desiderio di mettere in pratica ciò che avevo imparato realizzando e montando il mio lavoro, adattandolo nella forma e nel contenuto alle mie idee. Ho capito quanto sia stimolante lavorare a stretto contatto con attori ed esperti del settore; il montaggio al contrario è un lavoro decisamente solitario’’.

Allo stesso tempo Hirtz ha messo in scena undici film per il cinema e la televisione. Come lei stessa ammette, non è l’autrice dei suoi progetti, ma considera comunque importante seguire lo sviuppo della storia sin dall’inizio. ‘’Non possiedo ciò che gli americani chiamano la ‘mente del narratore di storie’, ma credo di essere comunque un buon ‘dottore’ della sceneggiatura. Questo lo devo molto alla mia esperienza nel montaggio, la migliore scuola di drammaturgia’’.

L’ultimo film della regista tedesca, Ich wollte nicht toeten, parla della ricerca della verità e della storia individuale. In questo senso riprende il film precedente, Sie ist meine Mutter, che affrontava il tema di un passato nazista nascosto ai membri di una famiglia. Nel nuovo lavoro, la storia del GDR rappresenta un contesto universale che oscura la vita individuale. Il protagonista è un giornalista trentenne sulle tracce di una storia, che alla fine diventerà la sua storia. La storia personale è qui definita dal contesto storico.

Nel lavoro della Hirtz – dove è evidente l’influenza del cinema politicamente impegnato del New German Cinema – la politica è anche un problema sociale, come l’attacco massiccio a una donna poliziotto (Der Tod ist kein Beweis), o la terapista di famiglia in cerca delle sue origini e il coinvolgimento ambiguo della madre nell’era del socialismo nazionale (Sie ist meine Mutter).

È stato chiesto alla Hirtz di commentare la situazione del cinema e della televisione nella Germania contemporanea: ‘’Penso che lo sviluppo del cinema tedesco sia estremamente positivo. Ci sono molti talenti emergenti, e questo porta a una diversificazione nei film e nelle tematiche affrontate. Le reazioni a questo fenomeno evidenziano il fatto che il cinema tedesco ha acquisito un nuovo valore, che è diventato patrimonio culturale. Anche se la programmazione della televisione tedesca è considerata una delle migliori a livello internazionale, la sua qualità è costantemente in ribasso, e con essa anche gli standard del pubblico e degli autori. E in questo senso viene sempre meno ‘il ruolo culturale ed educativo delle emittenti pubbliche’. È molto pericoloso limitare il potere di espressione e di diversificazione di un programma in favore dei numeri di ascolto. Personalmente, ho ancora la fortuna di trovare degli editori per i quali la qualità continua ad essere la cosa più importante.’’

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