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Sébastien Delloye • Produttore

"Un caso didattico"

di 

- Tra gli studi di economia e commercio e la formazione in regia, Sébastien Delloye fa uno stage con Diana Elbaum nel 2000. Oggi è suo associato

In seguito, ha creato la sua casa di produzione in Vallonia, Les Ateliers de Baere, e si è anche associato a Patrick Quinet per creare in Francia Liaison Cinématographique. Irina Palm [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Sam Garbarski
intervista: Sébastien Delloye
scheda film
]
ha impiegato tre anni per venire alla luce. Un lungo cammino celebrato, alla fine, da pubblico e critica alla scorsa Berlinale.

Cineuropa: Irina Palm sembra un caso didattico in termini di co-produzione europea.
Sébastien Delloye: Sì, davvero un caso didattico! Con cinque paesi co-produttori, l’apporto di Eurimages, del tax-shelter, il sostegno dei fondi locali, l’investimento delle televisioni, i distributori, diversi enti nazionali! L’unica cosa che ci ha stupiti è che nel Regno Unito, a parte il sistema del sale and leaseback, non abbiamo ricevuto nessun supporto quando tutto l’avrebbe permesso.

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Perché il film non è stato girato in Belgio?
Credo che la gente avesse qualche problema con la storia qui. Se il progetto viene rifiutato da 3-4 enti, il vero problema è di sceneggiatura. Non saremmo arrivati a raccogliere i soldi. Abbiamo cambiato il nostro piano, e siamo partiti per il Regno Unito con Ipso Facto. Era il periodo d’oro dei fondi di produzione britannici, che offrivano fino al 40% del budget, cosa che poi si è fermata, tre mesi dopo, e siamo dovuti ripartire da zero con quasi niente (ride) !

L'adattamento della sceneggiatura è stato fatto per facilitare la co-produzione anglofona?
Sì e no. Ovvero, non solo Sam ed io ci siamo innamorati di Soho, ma, soprattutto, ci è sembrato un fatto evidente, il film doveva accadere lì. Il riadattamento della sceneggiatura in questo background inglese, con questo paesino, quegli amici, quella storia familiare, ha apportato una consistenza che prima non c’era, devo ammetterlo. Una volta avuta la sceneggiatura inglese, sono arrivati Marianne Faithfull e Micki Manojlovic (lui c’era sin dalle prime versioni in francese), e tutto è andato bene. In cinque mesi abbiamo messo insieme il film, quando avevamo impiegato un anno e mezzo per finanziarlo ed era in cantiere da tre.

Com’è stato messo insieme finanziariamente il progetto?
Sin dall’inizio, attraverso Samsa Film, il nostro co-produttore — già partner in Le Tango des Rashevski e compagno sin dalla prima ora — avevamo avuto il supporto dei fondi lussemburghesi e di Wallimage. Ci siamo in seguito rivolti alla Germania, dove Pallas Film ha fatto un super lavoro: il MDM Förderung ha investito 500.000 euro, una cifra enorme. Poi abbiamo avuto anche l’FFA, il fondo federale tedesco. Le Tango era andato bene in Germania, con circa 70.000 spettatori e una stampa entusiastica, il nome di Sam rappresentava qualcosa. Dal mio lato, aveva pre-venduto il film in Canada, Benelux, avevo un’offerta per la Francia… Una volta ottenuta una base, tutto è stato molto rapido. Alla fine, Pyramide ha acquisito il film, poi Canal + è arrivato una settimana prima dell’inizio delle riprese, l’ultima buona notizia.

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